Ebrei e Gentili/Universalista: differenze tra le versioni

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Rabbi Sheilat dà molta importanza all'espressione: "voi vi distinguerete da tutti gli altri per il solo possesso della profezia". È a causa di questa frase che egli reputa necessario trovare un modo per sostenere che Maimonide affermi che i non-ebrei possono profetizzare in linea di principio, ma mai in pratica. Non voglio coinvolgermi in una discussione filologica se le parole di Maimonide siano meglio tradotte come ''supra''. Posso concedere a Rabbi Sheilat che lo siano. Ma qualunque cosa Maimonide intenda qui,<ref>Lenn Evan Goodman suggerisce in merito quanto segue: "Il punto della distinzione dai Gentili qui è che essi, per questioni di cultura, si basano sulla divinazione, mentre gli ebrei, per questioni di ''mitzvah'' [comandamento] no. Il Rambam pone la glossa "tra di voi" e "come me stesso" quale riferimento a questa differenza culturale. Lo fa precisamente per escludere interpretazioni etnocentriche del brano, poiché ha un'importanza halakhica (sul trattamento di futuri assertori di profezie) e un'importanza politica per la situazione immediata dei suoi contemporanei, la situazione che ha causato la loro richiesta." ("Jewish and Islamic Philosophy of Language", in Marcelo Dascal et al., curr., ''Philosophy of Language'', vol. i, Walter de Gruyter, 1992).</ref> fa meraviglia pensare che egli ci dica che solo gli ebrei possono profetizzare e poi, qualche riga dopo, affermi esplicitamente che i non-ebrei possono profetizzare.<ref>L'intera discussione viene svolta al tempo presente; perché la posizione di R. Sheilat abbia senso, tutta la discussione dovrebbe riferirsi al periodo pre-mosaico.</ref> In effetti, proprio alla pagina successiva dell’''Epistola allo Yemen'', Maimonide scrive:
{{q|Ora, se un profeta ebreo o gentile raccomanda ed incoraggia la gente a seguirte la religione di Mosè senza aggiungervi o toglierci, come Isaia, Geremia e gli altri, noi gli richiediamo un miracolo. Se lo fa allora lo riconosciamo e gli concediamo l'onore dovuto al profeta, ma se se non riesce a farlo, allora lo si mette a morte.<ref>Traduzione {{en}} citata da Halkin e Hartman, ''Epistles of Maimonides'', 113.</ref>}}
Maimonide qui ammette esplicitamente la possibilità di profezia non-ebraica dopo Mosè. L'interpretazione di Rabbi Sheilat, sembra chiaro, non è tenibile.<ref>Rabbi Sheilat fornisce una quantità di altri testi a supporto del suo tentativo, diciamo, di ''[[w:Yehuda Ha-Levi|halevizzare]]'' Maimonide. Con l'eccezione del testo qui studiato, sono tutte opere letterarie basilari (discusse nel nostro studio) o sono tanto forzate da non aver bisogno di essere considerate. Bisogna inoltre aggiungere che la visione di Maimonide che in linea di principio tutti gli esseri umani sono in grado di ottenere la profezia trova espressione in quella che potrebbe essere chiamata modalità negativa. Ci sono versetti biblici che possono essere considerati come inegnassero che la profezia è riservata agli ebrei. Tra questi troviamo Deut. 18:15: "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto", e Deut. 18:18: "Io susciterò per loro un profeta come te di mezzo ai loro fratelli e porrò le Mie parole nella sua bocca". Maimonide cita questi versetti circa undici volte nei suoi scritti, secondo Kafih, ''Maimonides on the Bible''; in ogni occasione egli semplicemente ignora l'implicazione che solo gli ebrei profetizzeranno.</ref>
Maimonide qui ammette esplicitamente la possibilità di profezia non-ebraica dopo Mosè. L'interpretazione di Rabbi Sheilat, pare alquanto chiaro, non è tenibile.
 
Ci sono altri due passi negli scritti di Maimonide che sono stati presentati come prova della sua affermazione che gli ebrei sono in qualche modo innato superiori ai non ebrei. Nel suo ''Commentario alla Mishnah'' (''Bava kama'' 4:3) scrive:
{{q|Ti spiegherò come si debba condurre un caso se un ebreo ha una causa con un gentile. Se, secondo le loro leggi, noi siamo giustificati, li giudichiamo secondo le loro leggi e diciamo, "questa è la tua legge". Ma se fosse meglio per noi giudicare secondo le nostre leggi, noi li giudichiamo secondo le nostre leggi e diciamo, "questa è la nostra legge". Non lasciare che questa materia ti appaia dura, e non meravigliartene, non più di quanto tu non possa meravigliarti del macello di animali, anche se non hanno fatto nulla di male; poiché colui in cui le caratteristiche umane non sono state portate a perfezione non è veramente un essere umano ed esiste solo per servire i propositi dei veri esseri umani. Spiegare questa materia richiederebbe un libro a sé stante.}}
Maimonie ripete questa legge in due punti della sua ''Mishneh Torah''.