Ebrei e Gentili/Saggi: differenze tra le versioni

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Per quanto ne so, il primo ad attirare l'attenzione su questo problema fu [[:en:w:Zvi Hirsch Chajes|Tsevi Hirsch Chajes]] (1805-55) nella sua glossa a TB ''Yev''. 47''a''.<ref>Riscontrabile nell'ottima edizione della ''Mishneh Torah'' di Shabse Frankel.</ref> Lì il Talmud discute della procedura di conversione e commenta:
{{q|Come egli [il candidato alla conversione] viene informato della punizione per [la violazione dei] comandamenti, così anche egli viene informato della ricompensa data [per la loro osservanza]. Essi [i membri del tribunale] gli dicono: "Che ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti [''tzadikim''] e gli Israeliti al momento presente non sono in grado di godere di troppa prosperità o sopportare troppa sofferenza".}}
Su questo testo Rabbi Chajes cita Maimonide, "Leggi del Rapporto Proibito", 14:4 ("Che ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti, che sono Israele"), e commenta: "Non solo il Talmud non afferma questo, ma Maimonide stesso in "[Leggi del] Pentimento" 3 e "[Leggi del]l'Evidenza" 21 scrive che i gentili giusti avranno una porzione nel Mondo a venire; pertanto un errore del copista è avvenuto nel [testo di] Maimonide [qui]."<ref>I commenti di Rabbi Chajes sono stampati sul retro del Talmud di Vilna e molte ristampe successive. Un "errore del copista" è avvenuto anche nel testo di Chajes, poiché il rispettivo passo in "Leggi dell'Evidenza" è nel cap. 11, non nel cap. 21.</ref>
 
La supposizione di Rabbi Chajes che ci sia un errore del copista nel testo di Maimonide diventa molto convincente se esaminiamo il testo talmudico su cui Maimonide si stava chiaramente basando in "Leggi del Rapporto Proibito": "Ti sia noto che il Mondo a venire è fatto solo per i giusti e gli Israeliti al momento presente". Il testo di Maimonide riporta come segue: "Ti sia noto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti, che sono Israele." Si può quindi ben capire come sia facile per chi sta copiando il testo di Maimonide "correggerlo" (deliberatamente o inavvertitamente — come mi stava succedendo proprio ora mentre lo trascrivevo!) se avesse in mente (ma non davanti) il testo talmudico.<ref>La storia di questo passo nella letteratura rabbinica supporta la supposizione di Rabbi Chajes. Alfasi e Rosh (su TB ''Yev.'' 47''a'') e il ''Tur'' ("Yoreh de’ah" 268) conservano la lettura del Talmud, mentre Karo, sia in ''Beit yosef'' sia nel ''Shulḥan arukh'', cita semplicemente Maimonide. Maimonide fu un grande ammiratore di Alfasi e pare improbabile che su questa materia egli consciamente preferisse un'interpretazione più ristretta e particolaristica rispetto a quella preferita dal suo grande predecessore.</ref>
 
Pertanto, l'emendamento proposto da Rabbi Chajes ha senso; se ha ragione, l'errore fu fatto nel testo in una fase molto anteriore, poiché Frankel non elenca manoscritti o edizioni che abbiano quello che, secondo Chajes, dovrebbe essere il testo giusto. Un'altra possibilità è che Maimonide si sia semplicemente contraddetto. La prima opzione è difficile: non esiste prova manoscritta, e noi sappiamo che la ''Mishneh Torah'' fu letta e trasmessa molto attentamente. La seconda opzione è difficile: Maimonide era scrittore attento, e non si deve presumere che egli si sia contraddetto in un modo così ovvio (ed è troppo ovvio da spiegarsi come una contraddizione intenzionale). Proporrei una terza opzione: il termine "Israele" in questo contesto include certi non-ebrei. In altre parole, vorrei suggerire che quando Maimonide dice: "Ti sia noto che il Mondo a venire è custodito gelosamente solo per i giusti, che sono Israele" egli intende alludere che i giusti sono chiamati Israele, che siano o meno i discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe.<ref>[[File:WeinbergPilwishki.jpg|right|85px|Yechiel Yaakov Weinberg]] Rabbi '''[[:en:w:Yechiel Yaakov Weinberg|Yehiel Ya’akov Weinberg]]''' (1885-1966) propone un'altra soluzione: con la frase "che sono Israele" Maimonide intende dire che gli ebrei sono giusti in virtù della loro obbedienza ai comandamenti senza però pregiudicare in alcun modo il caso contro la possibilità che (alcuni) non-ebrei otterranno una porzione nel Mondo a venire. Sebbene R. Weinberg insista che non sta facendo dell'apologetica, è difficile liberarsi da questa sensazione che invece la stia facendo. Cfr. Weinberg, ''Writings'', i, 150-4.</ref>
 
Questa terza opzione può essere sostenuta dalla seguente (dichiaratamente creativa) esegesi. Chiunque si sia convinto dalla nostra argomentazione in questo studio, la troverà di spirito maimonideo. La mia esegesi si riferisce a due versetti:
{{q|Il giusto [''tzadik''] vivrà per la [cioè, in virtù della] sua fede|Abacuc {{passo biblico|Abacuc|2:4}}.<ref>Ecco qui di seguito il contesto di questo versetto parziale (nella ''CEI''): «Io starò al mio posto di guardia, mi porrò sulla torre e starò attento per vedere ciò che Egli mi dirà e ciò che dovrò rispondere circa la rimostranza fatta. Quindi il Signore mi rispose e disse: Scrivi la visione e incidila su tavole, perché si possa leggere speditamente. Poiché la visione è per un tempo già fissato, ma alla fine parlerà e non mentirà; se tarda, aspettala, perché certamente verrà e non tarderà: Ecco, la sua anima si è inorgoglita in lui, non è retta, ma il giusto vivrà per la sua fede.»</ref>}}
{{q|Il tuo popolo sarà tutto di giusti [''tzadikim'']; per sempre avranno in possesso la terra|Isaia {{passo biblico|Isaia|60:21}}}}