Ebrei e Gentili/Ebrei e non ebrei: differenze tra le versioni

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<div style="color: teal; text-align: center;">{{q|''Non si dovrebbe credere che tutti gli esseri viventi esistano per il bene dell’uomo. Al contrario, anche tutti gli altri esseri viventi sono stati voluti per il loro stesso bene e non per il bene di qualcos’altro.''|[[q:Mosè Maimonide|Maimonide]]}}</div>
= Ebrei e non ebrei =
Come abbiamo scritto nel precedente capitolo, molti pensatori ebrei medievali e post-medievali erano convinti che gli ebrei come tali avessero qualità o proprietà che li distinguessero dai non-ebrei palesemente, per così dire; nei termini da me usati in questo studio, si dice che gli ebrei siano ontologicamente distinti dai (e superiori ai) non-ebrei. La teoria dell'intelletto acquisito rende tale posizione difficile da mantenere. A meno che si possa dire che gli ebrei in quanto tali sono in un qualche modo più capaci di attualizzare i loro intelletti di quanto non lo siano i non-ebrei in quanto tali, sembrerebbe non ci sia verso in cui un pensatore che sostenga la teoria dell'intelletto acquisito possa affermare che gli ebrei sono distinti da (e superiori a) i non-ebrei nei vari modi che Halevi, lo Zohar, ecc. vogliono sostenere. Maimonide costantemente nega che gli ebrei in quanto tali abbiano un qualche vantaggio sui non-ebrei in quanto tali, in questioni di immortalità, provvidenza, profezia e così via.
 
Per ragioni che diverranno chiare in seguito, concentriamoci sulla questione dell'immortalità, e illustriamo succintamente la posizione di Maimonide: gli ebrei che attualizzano il loro intelletto ottengono una porzione nel Mondo a venire; lo stesso è vero per i non-ebrei. Parimenti, gli ebrei che non riescono ad attualizzare il loro intelletto cessano di esistere al momento della morte; lo stesso è valido per i non-ebrei. Sebbene sia certamente vero che Maimonide si aspettasse che il mondo venisse ad essere molto più "popolato" dagli intelletti attualizzati degli ebrei piuttosto che dei non-ebrei, questa è una conseguenza dell'obbedianza alla Torah, non di una qualche caratteristica innata che gli ebrei hanno e i non-ebrei non hanno. Gli ebrei hanno il vantaggio sui non-ebrei perché la Torah li guida più efficacemente di qualsiasi altro sistema di leggi, prima alla perfezione morale (un prerequisito della perfezione intellettuale) e poi alla perfezione intellettuale. Questo vantaggio è relativo, non assoluto.