Ebrei e Gentili/Teoria: differenze tra le versioni

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È il concetto degli intelligibili che perfeziona gli esseri umani in quanto tali, garantisce loro l'immortalità, e per loro tramite si attualizzano come esseri umani.<ref>Vale la pena di notare che Abravanel, che non aveva interesse ad attribuire a Maimonide una teoria filosofica che non gli piaceva, lo interpreta comunque come propongo qui. Si veda il commento da Abravanel riguardo a ''Guida'' i.1 e 41, nel suo commentario a Genesi, p. 67, e ''Yeshuot meshiḥo'', Sezione (''iyun'') 1, cap. 5, p. 92. Abravanel vede [[w:Alessandro di Afrodisia|Alessandro di Afrodisia]] quale fonte di Maimonide e critica quest'ultimo fortemente per aver seguito Alessandro in questa materia. Nel commentario di Abravanel ai "Primi Profeti", 1 Sam. 25, sesta "radice" (dove Abravanel attribuisce la teoria dell'intelletto acquisito a Maimonide e indica Alessandro come fonte) Abravanel adotta esplicitamente la veduta dell'anima derivata da Platone, in contrasto con la posizione di Maimonide. Come Abravanel, anche Shem Tov ibn Shem Tov capì chiaramente quello che Maimonide stava insegnando. Nell'era moderna, S.D. Luzzatto criticò molto l'adozione da parte di Maimonide dell'interpretazione aristotelica dell'anima. Si veda Harris, "Image of Maimonides", 119-20.</ref>
 
L'epistemologia e psicologia incorporate nella teoria dell'intelletto acquisito trova espressione in una sorprendente quantità di contesti. Per esempio, si dice che gli esseri umani siano stati creati ad immagine di Dio solo grazie "all'intelletto che Dio fece traboccare sull'uomo e che è di questi la perfezione ultima".<ref>''Guida'' i.2 (p. 24)></ref> Cosa significa avere un tale intelletto nel modo più perfetto possibile? Consiste nel "conoscere tutto ciò che concerne tutti gli esseri e che sia nella capacità dell'uomo di conoscere secondo la sua perfezione ultima" (''Guida'' iii.27; p. 511). Questa perfezione è puramente intellettuale. Maimonide continua: "È chiaro che a questa perfezione ultima non appratengono né azioni né qualità morali". Pertanto, essere umani, attualizzare il nostro potenziale di somiglianza con Dio, vuol dire conoscere tutto ciò che possiamo conoscere. È solo questa conoscenza che ci rende umani: il comportamento morale e le virtù morali sono, secondo Maimonide, propedeutica necessaria verso la perfezione (intellettuale) umana, ma non ne fanno parte ''per se''.<ref>Per altri testi in merito, e per una discussione delle interpretazioni oltre qualla qui offerta, si veda Kellner, ''Maimonides on Human Perfection'', 1-5, e gli studi ivi citati, ai quali si può aggiungere Kreisel, ''Maimonides’ Political Thought'', 88-92, 128-41 e 164-75.</ref>
 
Il succitato elitarismo intellettuale radicale di Maimonide è un altro esempio di una posizione forzatagli addosso dall'epistemologia della teoria dell'intelletto acquisito. Ma non si ritrae da una conseguenza necessaria della sua veduta sugli esseri umani definiti dal loro intelletto: gli individui nati da genitori umani che non hanno ottenuto un livello minimo di perfezione intellettuale sono subumani.<ref>Per un'importante discussione delle questioni qui sollevate, si veda S. Harvey, "A New Islamic Source", 55-9.</ref> "Tu sai", scrive Maimonide in ''Guida'' i.7 (pp. 32-3), "che chiunque non è dotato di questa forma [di intelletto]... non è un uomo, ma un animale che ha la forma e configurazione di uomo". Tali animali dall'apparenza umana sono in effetti più pericolosi delle semplici bestie, poiché possono abusare nel male della loro perfezione intellettuale non realizzata. Pertanto grande è il pericolo degli umani non realizzati "cosicché è cosa da poco ucciderli, e viene persino ingiunto a causa della sua utilità" (''Guida'' iii.18; p. 475).<ref>Per esempi di tale "utilità" si veda il ''Libro dei Comandamenti'', comandamenti positivi 186 ("città apostata"), 187 ("sette nazioni") e 188 ("Amalek"), ed il comandamento negativo 49 (di nuovo, "sette nazioni") e i passi corrispondenti nella ''Mishneh Torah''. Si veda anche ''Guida'' i.37 e 54.</ref> Tali esseri, ci dice Maimonide verso la fine della ''Guida'' (iii.51; p. 618), "non hanno il rango di uomini, ma hanno tra gli esseri un rango inferiore al rango di uomo ma superiore al rango delle scimmie".<ref>Si veda Melamed, ''Image of the Black'', 139-48, per una discussione degli esempi offensivi che Maimonide usa qui. Si veda inoltre il commento di Maimonide sulla Mishnah ''Ḥag.'' 2:1, secondo cui sarebbe stato meglio che gli uomini non realizzati non fossero mai venuti al mondo. Questa dottrina venne fortemente criticata da Hasdai Crescas, che si offese particolarmente per il fatto che, secondo questa dottrina, i bambini piccoli che non avevan o mai peccato ma che anche non avevano mai avuto possibilità di sviluppare i loro intelletti non avrebbero avuto una porzione del Mondo a venire. Si veda il suo ''Or hashem'' ii.6.i.</ref>
 
Tutte queste posizioni scaturiscono dall'adozione da parte di Maimonide della teoria dell'intelletto acquisito. Gli esseri umani nascono tutti col potenziale di apprendere verità astratte. Coloro che lo fanno diventano totalmente umani e si creano una porzione nel Mondo a venire. Coloro che falliscono, muoiono così come sono nati: esseri umani potenziali che non hanno posto nel Mondo a venire. Per i nostri fini, la conseguenza più importante della teoria dell'intelletto acquisito è che Maimonide non ha un meccanismo con cui egli possa distinguere ebrei da non ebrei in un qualche modo ontologico. Gli esseri umani sono umani, e gli umani ebrei non sono né più né meno umani degli umani non-ebrei.<ref>A questo punto dobbiamo notare il seguente passo di ''Guida'' iii.12 (p. 448): "Tramite le due considerazioni che sono state presentate, la Sua beneficenza, che Egli sia glorificato, riguardo alle Sue creature ti diverrà chiara, in quanto Egli porta in esistenza ciò che è necessario secondo il suo ordine di importanza e in quanto Egli rende gli individui della stessa specie uguali al momento della loro creazione. Con in vista di questa vera considerazione, il Maestro di tutti quelli che sanno [Mosè] dice: «Poiché tutte le Sue vie sono giustizia» (Deut. {{passo biblico|Deut|32:4}}. E Davide dice: «Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia» e così via (Salmi {{passo biblico|Salmi|25:10}}), come abbiamo reso chiaro." Dio "rende gli individui della stessa specie uguali al momento della loro creazione". A meno che uno non voglia proporre l'affermazione assurda (che nessuno ha mai sostenuto, e che tutti contestano) che Maimonide sostenesse che ebrei e non-ebrei appartengono a specie differenti, qui vediamo che egli asserisce che tutti gli esseri umani (ebrei e non ebrei) sono uguali al momento della creazione.</ref> Proprio come le distinzioni tra permesso e proibito, santo e profano, puro ritualmente ed impuro ritualmenrte si riferiscono soltanto allo ''status'' halakhico, così anche, per Maimonide, la distinzione tra ebreo e non-ebreo è una funzione della halakhah, non dell'ontologia. È ad una discussione di questa materia, il punto di questo libro, che finalmente ci rivolgiamo.
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[[Categoria:Ebrei e Gentili|Teoria]]