Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Reazione artistica: differenze tra le versioni

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Tale fervore religioso non svanì dopo che furono rese note le testimonianze dei campi di sterminio. L'interpretazione biblica, per alcuni, sembra aumentasse con l'aumentare della violenza. Abraham Lewin registra che il 21 ottobre 1942, quando Yakov Grojanowski, il becchino scappato da Treblinka tornò a Lodz, scese in piazza per avvertire la gente dell'imminente sterminio. In risposta alla notizia, i più ortodossi nella comunità corsero alle sinagoghe per pregare. Lewin fu testimone di una congregazione di ebrei che pregavano nel suo stesso cortile, "riversando le loro preoccupazioni sul Creatore".<ref>Lewin, ''A Cup of Tears'', p. 183.</ref> Questa reazione fu allora aggravata dalla scala di violenza senza precedenti che ha abbattè tutti i meccanismi razionali di sopportazione, in quanto le persone si resero conto che ciò che stava accadendo ora non era mai stato provato prima. Con ragione e immaginazione sconfitte, gli artisti e i leader religiosi ebrei non ebbero altra alternativa se non quella di ricordare archetipi familiari nei loro scritti e commentari. Quando i primi dubbi religiosi assillarono scrittori e artisti, come Itzhak Katzenelson e Abraham Sutzkever, essi continuarono a produrre nell'ambito di un quadro biblico.<ref>Osnat Paz, ''Songs By Yitzhak Katzenelson'', registrazione, Tel Aviv, 1970.</ref> La canzone più rinomata di Katzenelson, ''Il vitello'', descrive la creatura terrorizzata in un carro bestiame che ignora il perché è lì o dove stia andando. Il coro invoca ripetutamente il nome di Dio. Tuttavia, l'atteggiamento di Katzenelson verso le qualità redentrici della sofferenza era ambiguo. Era certamente un uomo religioso. Ad esempio, il 26 novembre 1940, organizzò una lettura pubblica della Bibbia nel ghetto di Varsavia e la sua scelta del vocabolario e dei motivi nella sua scrittura riflettono una filosofia biblica.<ref>Roskies, ''Against the Apocalypse'', p. 208.</ref> Nel febbraio del 1940, scrisse il dramma ''Presso i fiumi di Babilonia'', uno di una serie di drammi biblici scritti nel ghetto. Raffigura un gruppo di esiliati della Giudea che discutono se debbano uccidersi buttandosi in un fiume o immergersi in una vita di piaceri edonistici. Alla fine decidono di santificare la vita che è stata loro donata e alimentare le speranze di rinascita ebraica nella terra di Israele.<ref>''Ibid.'', p. 209.</ref> Se Katzenelson sostenesse il martirio o il sionismo rimane poco chiaro. La sua opera successiva, ''Giobbe'', scritta nel giugno 1941, ritrae le grida a Dio inascoltate del personaggio del titolo. Nel dramma di Katzenelson, Giobbe rappresenta gli ebrei e Satana, che tenta di allontanare Giobbe da Dio, era messo in parallelo con Hitler. Il pezzo fu pubblicato e 150 copie furono vendute nel ghetto. Ma se Katzenelson abbia visto un nesso causale tra peccato e sofferenza è equivoco. I suoi scritti non sembrano sostenere il martirio ma incoraggiare la resistenza spirituale e religiosa.<ref>''Ibid.'', pp. 208-9: Katzenelson fuggì dal ghetto con un passaporto falso ma fu arrestato in Francia e deportato al [[:en:w:Ilag#Vittel|campo di internamento di Vittel]] prima di essere mandato ad Auschwitz dove venne ucciso nel 1944. Al campo di Vittel organizzò una rappresentazione di [[w:Chanukkah|Chanukkah]] per sessanta bambini internati. Il festival stesso celebra un gruppo di ebrei fortemente in minoranza che riconquistano dai siriani il Tempio di Gerusalemme.</ref>
 
È importante sottolineare che non è stato solo all'interno delle comunità più tradizionali dell'Europa orientale che il fervore religioso aumentò in linea con la violenza. Gli ebrei dappertutto stavano rivalutando la loro identità, molti avvicinandosi all'interpretazione arcaica degli eventi nel tentativo di comprenderli. Ad esempio, a Colonia, dove la comunità ebraica era, per la maggior parte, assimilata, un'iscrizione su una parete di una cantina dove si nascondevano gli ebrei recita:
 
{{q|''Credo<br/>
 
''nel sole<br/>
''anche quando<br/>
''non brilla<br/>
<br/>
''Credo<br/>
''nell'amore<br/>
''quando non è<br/>
''sentito<br/>
<br/>
''Credo<br/>
''in Dio<br/>
''anche quando<br/>
''tace.''<ref>Museo di Auschwitz (mia traduz.)</ref>}}
[[w:Etty Hillesum|Etty Hillesum]], un'ebrea assimilata, teneva un diario mentre si nascondeva in Olanda. Con l'aumentare della violenza aumentò anche la sua passione simile a quella di [[w:John Donne|John Donne]], d'essere santificata nel nome di Dio. Nella primavera del 1942, scrisse:
{{q|E Dio non è responsabile verso di noi per il danno insensato che ci causiamo l'un l'altro. Siamo noi responsabili nei Suoi confronti! Sono già morta mille morti in mille campi di concentramento... eppure trovo la vita bella e significativa.<ref>Etty Hillesum, ''An Interrupted Life. The Diaries of Etty Hillesurn 1941-3'', Washington Square Press, 1985, p. 157.</ref>}}
All'interno del sistema dei campi di sterminio, è difficile valutare fino a che punto gli ortodossi abbiano mantenuto la loro fede. [[w:Elie Wiese|Elie Wiesel]] ha basato un'opera teatrale del dopoguerra su tre rabbini che ad Auschwitz avevano deciso di approntare un finto processo contro Dio per aver abbandonato il Suo popolo; Wiesel stesso aveva assistito a tale rappresentazione.<ref>Elie Wiesel, ''The Trial of God, As It Was Held on February 25, 1649 in Shamgorod'', trad. {{en}} Marion Wiesel, Schocken Books, 1986.</ref> Tre anni dopo registrò: "Non negai l'esistenza di Dio, ma dubitai della Sua giustizia assoluta".<ref>Elie Wiesel, ''Night'', trad. {{en}} Stella Rodway, Avon Books, 1971, p. 57 (pubblicato orig. in francese ''La Nuit'', 1958; in ital. ''La Notte'', trad. Daniel Vogelmann, Giuntina, 1980).</ref> Tuttavia, Ernest Levy ricorda che all'arrivo ad Auschwitz nel 1944, quando i detenuti più esperti informarono il suo gruppo delle camere a gas e dei crematori, i suoi compatrioti iniziarono immediatamente a pregare.<ref>Ernest Levy, ''lo. cit.''</ref>
 
== ''Conclusione'' ==