Ebrei e Gentili/Teoria: differenze tra le versioni

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In ''Guida'' i.72 troviamo ulteriore, e più chiara, testimonianza che Maimonide abbia veramente adottato una qualche variante della teoria dell'intelletto acquisito. Primo, nello spiegare perché l'essere umano, unico tra gli abitanti dell'universo, è chiamato "microcosmo", egli indica che "ciò accade a causa di quello che è un ''proprium'' solo dell'uomo, cioè la facoltà razionale — voglio dire l'intelletto, che è l'intelletto ilico; qualcosa che non si trova in nessuna specie di esseri viventi all'infuori dell'uomo" (p. 190; cfr. anche p. 192). Secondo, Maimonide commenta: "sappi che ci aggradava paragonare la relazione che esiste tra Dio, che Egli sia glorificato, e il mondo a quella che esiste tra l'intelletto acquisito e l'uomo; questo intelletto non è una facoltà nel corpo ma è veramente separata dal corpo organico e trabocca verso di esso" (p. 193). Qui abbiamo un riferimento specifico all'intelletto acquisito. Come l'intelletto acquisito della teoria generale, questo intelletto acquisito non è una facoltà nel corpo, ed è separata dal corpo (cfr. il testo citato da ''Guida'' i.70).<ref>Il termine "traboccamento" (cioè "emanazione"; ''fayd'' in arabo e ''shefa'' in ebraico) è definito da Maimonide come l'attività peculiare di un essere separato dalla materia. Si veda ''Guida'' ii.12 (p. 274) e Diamond, ''Maimonides and the Hermeneutics of Concealment'', 193. La fonte di Maimonide per questo (tra)visamento di Aristotele sembra essere stato Avicenna. Si veda H.A. Davidson, "Maimonides, Aristotle, and Avicenna". L'affermazione di Maimonide qui non deve essere interpretata come se significasse che l'intelletto acquisito esiste indipendentemente e antecedentemente alle nostre attività intellettuali. Noi ''acquisiamo'' – in effetti creiamo – i nostri intelletti acquisiti. Una volta acquisiti, essi influenzano il nostro comportamento e quindi "traboccano verso" di noi. Cfr. Altmann, "Maimonides on the Intellect and Metaphysics", 75-80.</ref>
 
In ''Guida'' ii.4 (p. 257), Maimonide, discutendo dell'intelletto attivo, dice che la sua "esistenza è indicata dal fatto che i nostri intelletti passano da potenzialità a effettività". Qui, dunque, egli ci dice esplicitamente che noi siamo equipaggiati sin dalla nascita con intelletti potenziali, la cui realizzazione dipende, in un modo o nell'altro, dall'attività dell'intelletto attivo.<ref>Qui Maimonide disconosce chiaramente la teoria platonica (adottata esplicitamente da Sa’adiah e implicitamente da Halevi) che gli esseri umani nascono con anime complete.</ref> Questa attività è ciò che ci permette di acquisire un intelletto ''in actu''.
 
Ulteriore testimonianza a supporto della nostra tesi si può riscontrare alla fine della ''Guida''. In iii.27 (p. 511) Maimonide ci dice che "la perfezione ultima dell'uomo è di diventare razionale ''in actu''". Ciò significa che nasciamo col potenziale di diventare veramente razionali. Diventare razionali allora dipende in una certa misura dai nostri sforzi stessi. Pertanto, anche
 
{{q|il quarto tipo [di perfezione] è la vera perfezione umana: consiste nell'acquisizione delle virtù razionali — mi riferisco al concetto degli intelligibili, che insegnano le vere visioni della metafisica. Questo è nella realtà vera il fine ultimo; questo è ciò che dà all'individuo la vera perfezione, una perfezione che appartiene solo a lui; e gli dà una durata permanente; per mezzo di essa l'uomo è uomo. (''Guida'' iii.54; p. 635)}}
È il concetto degli intelligibili che perfeziona gli esseri umani in quanto tali, garantisce loro l'immortalità, e per loro tramite si attualizzano come esseri umani.<ref>Vale la pena di notare che Abravanel, che non aveva interesse ad attribuire a Maimonide una teoria filosofica che non gli piaceva, lo interpreta comunque come propongo qui. Si veda il commento da Abravanel riguardo a ''Guida'' i.1 e 41, nel suo commentario a Genesi, p. 67, e ''Yeshuot meshiḥo'', Sezione (''iyun'') 1, cap. 5, p. 92. Abravanel vede [[w:Alessandro di Afrodisia|Alessandro di Afrodisia]] quale fonte di Maimonide e critica quest'ultimo fortemente per aver seguito Alessandro in questa materia. Nel commentario di Abravanel ai "Primi Profeti", 1 Sam. 25, sesta "radice" (dove Abravanel attribuisce la teoria dell'intelletto acquisito a Maimonide e indica Alessandro come fonte) Abravanel adotta esplicitamente la veduta dell'anima derivata da Platone, in contrasto con la posizione di Maimonide. Come Abravanel, anche Shem Tov ibn Shem Tov capì chiaramente quello che Maimonide stava insegnando. Nell'era moderna, S.D. Luzzatto criticò molto l'adozione da parte di Maimonide dell'interpretazione aristotelica dell'anima. Si veda Harris, "Image of Maimonides", 119-20.</ref>