Thomas Bernhard/Nipote di Wittgenstein: differenze tra le versioni

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Nel millenovecentosessantasette, nel Padiglione
Hermann delldell’''Altura Baumgartner'', una suora che vi
svolgeva con solerzia infaticabile il suo lavoro di infermiera
mi depose sul letto ''Perturbamento'', il libro fresco di stampa
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Ricordo che c'era la Guerra dei Sei Giorni e che in
conseguenza del massiccio trattamento cortisonico al quale
ero stato sottoposto mi era venuta la ''faccia da luna piena'',
come auspicato dai medici; e questi medici durante la loro
visita quotidiana commentavano la mia faccia da luna piena
in un modo e con parole di una tale comicità da fare ridere
perfino me, che pure, stando alle loro stesse dichiarazioni,
non avevo davanti che ''qualche settimana, nella migliore delle ipotesi qualche mese'' di vita. Nel Padiglione
delle ipotesi ''qualche mese'' di vita. Nel Padiglione
Hermann c'erano al pianoterra solo sette camere, e dentro
queste camere tredici o quattordici pazienti che altro non
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il quale però, a differenza del Padiglione Hermann, non
apparteneva al reparto di pneumologia e dunque alla
cosiddetta ''Altura Baumgartner'', bensì al manicomio Arti''Am Steinhof''. Sul Wilhelminenberg, con la sua immensa
Steinhof. Sul Wilhelminenberg, con la sua immensa
estensione a ovest di Vienna, da decenni diviso in due parti,
una, che era la mia zona, destinata appunto ai malati di
polmoni e chiamata per brevità ''Altura Baumgartner'', e una
destinata invece ai malati di mente e nota in tutto il
mondo come ''Am Steinhof'', la più piccola come ''Altura
Baumgartner'', la più grande come ''Am Steinhof'', ogni
padiglione ha un nome proprio maschile. Era già grottesco il
pensiero del mio amico Paul a due passi da me, nel
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alla chirurgia polmonare e si è specializzato nella cosiddetta
chirurgia del cancro ai polmoni, e tutti questi medici, ai
quali in definitiva mi ero abituato, li avevo altresì ''studiati'',
ma il professor Salzer, fin dal primo momento in cui l'ho
visto, aveva messo in ombra tutti gli altri medici. Sotto
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voci che circolavano sul suo conto. A quanto pare il
professor Salzer, a detta anche del mio amico Paul, è stato
per molti anni un ''taumaturgo'', si dice che pazienti privi
ormai di qualsiasi speranza siano sopravvissuti ''per decenni''
all'intervento Salzer, mentre altri pazienti, come il mio
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effetti una celebrità mondiale e inoltre zio del mio amico
Paul, proprio per questo non ha avuto il permesso di
operarmi, ''perché'' il fascino che esercitava su di me era
mostruoso e perché la sua incomparabile, mondiale
celebrità nient'altro mi aveva messo addosso se non un
inguaribile spavento, ragione per cui, tenendo conto altresì
di ciò che avevo ''sentito dire'' dal mio amico Paul a proposito
di suo zio, il professor Salzer, alla fine avevo optato per il
piccolo, insignificante primario del Waldviertel e non per il
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almeno due volte l'anno si era dovuto procedere al trasporto
del mio amico Paul, sempre di punto in bianco e ogni volta
''in circostanze quanto mai atroci'', nel manicomio ''Am Steinhof'', a intervalli sempre più brevi col passare degli
Steinhof, a intervalli sempre più brevi col passare degli
anni, anche, con notevole frequenza, nel cosiddetto
''Ospedale Wagner-Jauregg'' vicino a Linz, dove egli veniva
ricoverato ogni volta che la crisi lo aveva sorpreso nell'Alta
Austria, dalle parti del Traunsee dove era nato e cresciuto e
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non è mai stata classificata con esattezza, era presente in
Paul sin dall'infanzia. Già il neonato Paul era stato partorito
''come un ''malato mentale'', con quella cosiddetta malattia
mentale che lo ha poi dominato vita natural durante. Con
questa sua cosiddetta malattia mentale Paul è vissuto fino
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ora in un modo ora in un altro, senza mai avere il coraggio
di ammettere che per ''questa'', come per tutte le altre
malattie, non esiste una definizione giusta, ma ''sempre'' e
soltanto definizioni sbagliate, sempre e soltanto definizioni
fuorvianti, perché gli psichiatri in definitiva, come tutti gli
altri medici del resto, ''usano di continuo le loro definizioni cliniche sbagliate'' per rendersi più facile la vita, e insomma, da delinquenti quali sono, per dormire tra due guanciali.
cliniche sbagliate per rendersi più facile la vita, e insomma,
da delinquenti quali sono, per dormire tra due guanciali.
Ogni momento dicevano la parola ''maniaco'' e ogni momento
la parola ''depressivo'', e immancabilmente si trattava della
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commesso diverse imperdonabili sciocchezze. All'inizio
soltanto qualche passo, quattro o cinque, poi dieci o undici,
poi ancora tredici o quattordici, infine venti o trenta, è ''così''
che il malato dovrebbe comportarsi, non già alzarsi subito e
uscir fuori e camminare, tutto ciò è perlopiù veramente
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dall'altro, ma queste cancellate erano in gran parte talmente
arrugginite da non essere più abbastanza fitte, dappertutto
c'erano grandi buchi attraverso i quali si poteva ''quanto meno sgusciare'' da un settore all'altro, e io ricordo che ogni giorno dei malati di mente si trovavano nel settore dei
meno sgusciare da un settore all'altro, e io ricordo che ogni
giorno dei malati di mente si trovavano nel settore dei
malati di polmoni e, viceversa, dei malati di polmoni si
trovavano nel settore dei malati di mente, ma allora, quando
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sorridevano quando noi passavamo accanto a loro, il nostro
sapere non le turbava affatto. Perché, mi domandavo
talvolta, perché ''io'' mi rifiuto di andare oltre lungo il
cammino che mi è stato assegnato, perché non mi adeguo a
questo cammino come tutti gli altri? A che scopo, al
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Naturalmente ancora oggi mi chiedo spesso se non sarebbe
stato meglio che mi fossi arreso, perché in tal caso avrei
percorso il ''mio'' cammino in un tempo brevissimo, sarei
morto nel giro di poche settimane, di questo sono certo al
cento per cento. E invece non sono morto e sono vissuto e
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* ''Wittgensteins Neffe. Eine Freundschaft'' - Traduzione dal tedesco di Renata Colorni, Adelphi Edizioni, 1989.
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