Thomas Bernhard/Elementi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 9:
 
Inserendo il suo romanzo in un museo di antichi maestri, in cui sono custodite reliquie classiche e le invenzioni contemporanee per la maggior parte vengono ignorate, Bernhard fa una potente dichiarazione sul teatro sperimentale e postmoderno. Nella mia analisi di ''Antichi Maestri'', il saggio di Dürrenmatt ''Theaterprobleme'' affronta i problemi associati ai classici canonizzati e alla condizione teatrale contemporanea.<ref>Il saggio di Dürrenmatt, intitolato ''"Theaterprobleme"'', è scritto intorno al 1955 e quando parla di "Teatro contemporaneo", si riferisce al ''suo'' attuale periodo — l'era del dopoguerra.</ref> L'osservazione di Reger sulla pittura dell'antico maestro Tintoretto lo ispira a riflettere sul passato e a considerare i problemi del presente, come lo stato del teatro nella Germania del dopoguerra (in particolare l'Austria, per Bernhard) e le questioni politiche, religiose, economiche e sociali nell'Europa del XX secolo. In ''Antichi Maestri'', Bernhard crea un ambiente in cui vengono affrontati questi problemi dell'Europa del XX secolo.
 
Bernhard non era solo uno scrittore e un regista, ma anche un attore e quindi aveva basi profonde nelle prestazioni drammatiche. Da adolescente, aveva iniziato la sua vita sul palco cantando. Quando aveva diciassette anni, iniziò a prendere lezioni private di canto; tuttavia, le lezioni furono interrotte all'inizio di quella che si rivelò essere una lotta permanente con tubercolosi e malattie polmonari. Per tutta la sua vita, Bernhard si alternò tra letto d'ospedale e teatro. Il suo primo ricovero fu per una pleurite all'età di diciotto anni; questo gli fece iniziare una vita di visite ricorrenti ai sanatori per tubercolosi e a vari ospedali.
 
A causa della sua salute indebolita, Bernhard divenne ossessivo sui temi dell'infermità, della morte e della malattia. Più tardi nella sua vita, nel 1982, pubblicò ''Il nipote di Wittgenstein'',<ref>D'ora in poi, cito tutti gli scritti di Bernhard coi titoli italiani. Per tutti i titoli specifici e relative traduzioni, si veda comunque la sezione "[[Thomas Bernhard/Opere|Opere]]".</ref> un romanzo che coinvolge il malato di mente Paul Wittgenstein e il protagonista "bernardiano" malato fisicamente. Ambientato in un ospedale, i due personaggi intrattengono dialoghi continui su morte, vita e salute fisica e mentale. La realtà della morte non sembra mai lasciare il pensiero di Bernhard.
 
All'età di ventiquattro anni, Bernhard iniziò a studiare recitazione e regia al [[w:Mozarteum|Mozarteum]] di Salisburgo. Nella sua biografia di Thomas Bernhard intitolata ''Thomas Bernhard: The Making of an Austrian'',<ref>[https://sols.asu.edu/gitta-honegger Gitta Honegger], ''Thomas Bernhard: The Making of an Austrian'', Yale University Press, 2002.</ref> Gitta Honegger esamina i primi anni di Bernhard e la sua scrittura dell'epoca, mentre trascorreva gran parte del tempo nel suo casolare nell'Alta Austria e nei vari teatri di Vienna. I suoi primi lavori creativi furono poesie e drammi brevi. A trentadue anni, fu pubblicata la sua prima opera in prosa intitolata ''Gelo''. Ciò segnò l'inizio di dozzine di altri progetti teatrali e prosastici.
 
Bernhard collaborò con [[:de:w:Claus Peymann|Claus Peymann]], un famoso regista austriaco, in almeno una dozzina delle sue opere teatrali — tra cui ''Piazza degli eroi'', inaugurato a Vienna nel 1988, il loro progetto più critico e controverso. L'inaugurazione di ''Piazza degli eroi'' era prevista per il centesimo compleanno del nuovo Burgtheater sulla Ringstrasse di Vienna. La tempistica era stata sistematicamente calcolata in modo tale che "gli anniversari coincidenti del teatro e dell'annessione dell'Austria al Reich di Hitler creassero un dramma di preproduzione senza precedenti".<ref>Gitta Honegger, ''Thomas Bernhard: The Making of an Austrian, cit.'', p. 282.</ref> Il dramma stesso è controverso in quanto critica l'adorazione delle masse per Hitler al suo arrivo a Vienna. La Piazza degli eroi è dove si trovavano Hitler e il suo esercito e dove si svolge la rappresentazione di Bernhard. Il dramma inizia subito dopo il suicidio del marito del personaggio principale, che è saltato dal suo appartamento con vista sulla Piazza.<ref>Gitta Honegger, ''Thomas Bernhard, cit.'', p. 282.</ref> La manipolazione dei dettagli storici da parte di Bernhard per l'ambientazione controversa e il suo interesse per gli effetti disastrosi del peso della colpa austriaca lo resero rapidamente un eroe e anche oggetto di disapprovazione per molti conservatori viennesi, che lo ritennero irriverente.
 
Claus Peymann, il principale regista teatrale di Bernhard, era altrettanto radicale di Bernhard. Peymann era noto per aver fatto spesso osservazioni offensive. Aveva criticato quasi ogni aspetto del teatro viennese, incluso il Burgtheater, dove ''Piazza degli eroi'' doveva essere presentato in anteprima. In una dichiarazione radicale, Peymann definì "il Burgtheater così pieno di merda che avrebbe dovuto essere avvolto dall'[[w:Christo e Jeanne-Claude|artista Christo]] e abbattuto".<ref>Gitta Honegger, ''Thomas Bernhard, cit.'', p. 285.</ref> Insieme, Bernhard e Peymann rappresentarono una voce critica e, spesso, estremista che la maggior parte del mondo postbellico viennese non era pronta ad accettare. Il cinico drammaturgo ed il vocifero regista collaborarono fino alla morte di Bernhard nel 1989.
 
[[File:Scuola grande di san rocco, salone terreno 01.jpg|250px|right|thumb|La Sala Terrena della [[w:Scuola Grande di San Rocco|Scuola di San Rocco]] a Venezia]]
Per quanto critico fosse nei confronti della città conservatrice di Vienna e del "contaminato" paese dell'Austria, Bernhard provava sentimenti contrastanti di lealtà, disapprovazione e vergogna verso la sua terra natale.<ref>Sebbene, per circostanze particolari materne, fosse nato in Olanda (da genitori austriaci), Bernhard visse sempre in Austria e sempre si considerò austriaco.</ref> Nonostante i numerosi difetti del paese, Bernhard non offre una via di fuga definitiva dall'Austria. Sia Bernhard che Tintoretto, l'antico maestro che dipinse l’''Uomo dalla barba bianca'', sono prodotti unici del loro tempo proprio per questo legame con la loro terra natale. Il Tintoretto, Bernhard e il personaggio autobiografico di Bernhard, Reger, sono tutti sinceramente legati alla loro terra natale. Tuttavia, hanno modi radicalmente diversi di esprimere la loro connessione. Reger, fortemente critico nei confronti dell'Austria, pur rimanendo un residente permanente nel paese, afferma: "Indubbiamente, mio caro Atzbacher, abbiamo quasi raggiunto l'apice della nostra epoca di caos e kitsch, aggiungendo: l'intera Austria non è altro che un Kunsthistorisches Museum, cattolico-nazionalsocialista e spaventosa."<ref>''Antichi Maestri'' (d'ora in poi ''AM''), p. 154.</ref>
 
Reger si lamenta delle questioni politiche e religiose dell'Austria con un tono alquanto radicale. Nel caso del Tintoretto, tuttavia, la terra natia non è l'Alta Austria, ma Venezia, in Italia. Tintoretto amava lo stato veneziano ed era fedele alla sua religione cattolica. Non era politico ma aveva un intenso patriottismo per Venezia. La sua commissione per la '''[[w:Scuola Grande di San Rocco|Scuola di San Rocco]]''', a partire dal 1564, che impiegò ventitre anni per essere completata, lo portò a diventare attivo non solo come artista ma come amministratore. Tintoretto non solo era considerato molto più religioso e spirituale rispetto ai suoi contemporanei artistici, ma dedicò anche una parte sostanziale della sua vita al "focolare e allo studio".<ref>Eric Newton, ''Tintoretto'', Longmans, 1952, p. 67.</ref> L'approccio del Tintoretto al cristianesimo tendeva ad essere mistico e ottimista, mentre il Reger di Bernhard ha un'inclinazione sacrilega e irriverente, per così dire. Sebben Reger e Tintoretto siano entrambi fisicamente e mentalmente attaccati alla loro patria, esiste un enorme contrasto tra le azioni che Tintoretto e Reger intraprendono nelle loro rispettive patrie.
 
[[File:Kunsthistorisches Museum Vienna Saal.jpg|right|250px|thumb|Sala del [[w:Kunsthistorisches Museum|Kunsthistorisches Museum]] di Vienna]]
Bernhard promuove il legame tra Reger e il Tintoretto con le sue abilità di pittore facendo concentrare Reger sull’''Uomo dalla barba bianca'' quale unico punto centrale di studio in tutto il romanzo. In questo modo, Bernhard fa una mossa innovativa. Facendo svolgere la sua "performance" in un museo, deposito di tesori classici e cimeli idealizzati – il luogo preciso in cui Dürrenmatt crede si trovi la condizione moderna del teatro – Bernhard crea una situazione ideale per criticare il teatro contemporaneo postbellico. Il personaggio principale, Reger, è stato seduto di fronte a un ritratto convenzionale del Tintoretto a giorni alterni per trentasei anni; Irrsigler,<ref>Prendere in considerazione il nome di Irrsigler significa constatare un'altra istanza dell'assurdo. In tedesco, "Irre" significa, nel maschile e nel femminile, un pazzo o una pazza, un lunatico, o un paziente psicotico; il verbo "siegeln" significa sigillare o chiudere; e una definizione del nome "Siegel" è "sigillo". Un "Siegler" sarebbe un custode di sigilli. Irrsigler potrebbe essere la combinazione di queste due parole, poiché mantiene la follia di Reger sigillata via dai visitatori del museo; e attraverso questo lavoro fuori dal comune, Irrsigler, il sigillatore e custode della follia, riceve il suo nome.</ref> la guardia del museo, veglia non solo sui dipinti ma anche su Reger che esige solitudine senza interruzioni. Di conseguenza, lo stesso Reger diventa un pezzo da esposizione. Un museo, che già assomiglia a teatro e palcoscenico, con l'arte come spettacolo e i visitatori come spettatori, diventa un altro palcoscenico con Reger quale pezzo forte e i visitatori quale pubblico. Il cordone rosso richiesto da Reger separa l'"attore" dal suo "pubblico". Mentre i visitatori del Kunsthistorisches Museum sorpassano la Sala Bordone, Reger, senza aspettarsi intrusioni, si siede nel suo "spazio sacro" e osserva l’''Uomo dalla barba bianca''.