Thomas Bernhard/Esagerazione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 1:
{{Thomas Bernhard}}
[[File:Bernhardhaus094o.JPG|490px|center|Thomas Bernhard e la sua casa nello sfondo]]
<br/><div style="color: teal;">
{{q|''Noi cerchiamo quale sia il progetto del mondo — quel progetto siamo noi.''|[[w:Novalis|Novalis]] – [[w:Esergo|Esergo]] di ''I mangia a poco''}}</div>
 
Riga 17:
Durante la sua vita relativamente breve (1931-1989) Bernhard pubblicò una quantità considerevole di libri. Nove romanzi principali, cinque racconti lunghi, quattro volumi di storie raccolte, due volumi di prosa breve, cinque volumi di un'autobiografia, diciotto opere a lunghezza intera per il teatro, più una manciata di drammi brevi, tre volumi di poesie, molte interviste e "lettere all'editore". E va notato che il suo lascito letterario contiene una quantità di inediti quasi uguale al materiale pubblicato — in particolare, dal suo primo periodo (fino al 1960 circa). In altre parole, stiamo considerando una voluminosa massa di testi. Inutile dire che non è la quantità di materiale scritto che è un risultato in sé ma, detto ciò, ci troviamo di fronte a un risultato che è – solo in termini di quantità – del tutto rispettabile.
 
Di fronte al compito di presentare l'importanza di questo risultato, devo confessare che è compito difficile nel tempo umanamente a mia disposizione, e diventa sempre più difficile per me man mano che invecchio. E ho studiato Thomas Bernhard con passione per la maggior parte di quaranttrent'anni, e più passa il tempo e più enigmatico mi diventa. Ma permettetemi di menzionare alcuni punti che rendono credibile il mio fascino per questa ''oeuvre''. Vorrei iniziare introducendo una serie di criteri estetici e quindi affrontare l'effetto dei testi e, allo stesso tempo, soffermarmi brevemente sulla dimensione sociale e politica che è così tanto una parte dei testi. Infine, vorrei presentare l'autore in questo contesto — cosa che n on ho fatto nei primi due capitoli.<ref>Nell'ultima parte di questo libro, esaminerò Bernhard alla luce di uno dei suoi libri per me più belli e ossessionanti, ''Antichi Maestri'', mettendolo a confronto proprio con l'Antico Maestro che forma la base del romanzo, il [[w:Tintoretto|Tintoretto]].</ref>
 
=== 4 ===
Riga 32:
 
=== 6 ===
So che ci sono molti approcci diversi ai testi di Bernhard e basta uno sguardo alla letteratura secondaria su Bernhard per farti uscir pazzo (e forse questo era l'ultimo scopo di Bernhard stesso! che ora se la ride...). Difficilmente esiste una disciplina accademica che non ha provato a scandagliare Bernhard. Ci sono i [[w:costruttivismo (filosofia)|costruttivisti]] e poi i [[w:decostruttivismo|decostruttivisti]], seguiti dai [[:de:w:Rezeptionsästhetik|Rezeptionsästhetiker]] fino agli aderenti irriducibili dell'ermeneutica e dell'ontologia della scuola tardiva di Heidegger (che Bernhard ha sempre disprezzato: "Quel ridicolo filisteo nazista in calzoni alla zuava" – vedi [[Thomas_Bernhard/Fuoco|primo capitolo]]). Per non parlare degli analisti del discorso della scuola di [[w:Michel Foucault|Foucault]] o dei marxisti, oppure dei devoti teologi o altri esperti di storia sociale della letteratura, nonché psicologi letterari delle scuole di Freud e Lacan: tutti hanno il loro Bernhard, ''[[w:unicuique suum|unicuique suum]]'': ognuno il suo. Sento le risate di Bernhard dall'oltretomba!
 
Invece di impantanarsi in tutti gli argomenti, avanti e indietro e su e giù, per cercare di schierarmi con qualche movimento interpretativo, preferirei porre una domanda, vale a dire: innanzitutto, come siamo arrivati a questa polifonia di critica, questa anarchia ermeneutica ? Anche se abbiamo visto sviluppi simili nel caso di altri scrittori come Kafka, possiamo supporre che la diversa accoglienza delle opere di Bernhard abbia qualcosa a che fare con i testi stessi. Allo stesso tempo, possiamo anche supporre che tutti abbiano trovato qualcosa nel testo che può essere supportato da rispettivi argomenti. Quello che penso dovremmo fare è provare a cercare il fattore che sembra destabilizzare la ricezione dei testi di Bernhard a tale livello. È solo all'interno di un sistema chiuso che questo processo di destabilizzazione sembra non diventare operativo. In questo caso, è anche il sistema che parla e non è più Bernhard l'autore che – alle nostre spalle perché è sardonico e cattivo – si vendica del sistema.
 
=== 7 ===
Natura: per valutare l'importanza della natura come tema nelle opere di Bernhard, è consigliabile dare una breve occhiata al significato del concetto di natura nella letteratura austriaca complessivamente. L'Austria è un paese che quasi abitualmente vuole vedersi definito in termini di ambiente naturale, uno splendido ambiente naturale. La Natura è più o meno il garante dell'identità austriaca e la Natura assicura che le persone in questo ambiente naturale siano brave persone. E poiché le persone in questo ambiente naturale sono buone, anche la natura è buona e bella. È quindi in questo argomento circolare piuttosto disastroso che la Natura è chiamata a conferma dell'identità austriaca. Ed ecco che arriva Bernhard e interrompe questa discussione circolare con i suoi testi e distrugge questo ciclo infinito di autoconferma. Nel caso di Bernhard, la Natura semplicemente non è più buona, inoltre è antagonista, è ciò che fa ammalare le persone. Ci sono anticorpi in Natura, la Natura ti gira il collo, Oh maledetta Natura: "A volte anche la Natura ti torce il collo, la Natura derubata di semplicità, allora uno riconosce questa infinita complessità della natura terribile", è il modo in cui Bernhard la inserisce nel romanzo ''Frost (Gelo)'' (17° giorno).
 
In tal modo, Bernhard lavora in opposizione ad un'interpretazione tacita che ha avuto effetto duraturo sul pensiero e sul comportamento dell'umanità per secoli: Madre Natura è un ''[[w:topos|topos]]'' che è in circolazione dai tempi dell'Antichità, ma questa madre è, nel caso di Bernhard, crudele e distrugge ciò che ha prodotto. Inversamente, distrugge noi perché noi la distruggiamo. La letteratura occidentale è determinata dall'idea che noi agiamo e dovremmo agire secondo natura, tipo massima [[w:stoicismo|stoica]] comprovata. "Naturalmente" è una delle parole preferite di Bernhard, tuttavia ha per lui una connotazione negativa, anche se l'autore è, in effetti, affascinato dalla bellezza della natura. "Quando equilibrate la bellezza del paese con la cattiveria della gente, allora vi ritrovate al suicidio", ha osservato in un'occasione. È una peculiare operazione matematica che, tuttavia, è accattivante proprio per la sua irrazionalità. La natura è sempre presente nelle opere di Bernhard; si nutre della vita delle persone. È un principio distruttivo e allo stesso tempo corroborante.
 
=== 8 ===
Questo potrebbe essere il momento giusto per soffermarsi in termini più generali sul rapporto tra scrittori austriaci e storia. È normale che le persone leggano la letteratura austriaca con un occhio alla storia del paese. Allo stesso tempo, però, l'idea che questa letteratura è tale da contrastare qualsiasi cambiamento storico, vale a dire che è in qualche modo anti-hegeliana o anti-dialettica, è diventata essa stessa un ''topos'' tra i critici. Il padre di questo atteggiamento anti-dialettico è [[w:Adalbert Stifter|Adalbert Stifter]], e il titolo del libro di [[:de:w:Ulrich Greiner|Ulrich Greiner]] ''Der Tod des Nachsommers (Morte della tarda estate)'',<ref>Ulrich Greiner, ''Der Tod des Nachsommers – Aufsätze, Kritiken, Porträts zur österreichischen Gegenwartsliteratur'' ("Morte della tarda estate – saggi, recensioni e ritratti della letteratura contemporanea austriaca"), Hanser, 1979.</ref> apparso nel 1979, praticamente dice tutto. In questo libro, la tesi ampiamente nota di [[w:Claudio Magris|Claudio Magris]] sul "Mito degli Asburgo" nella letteratura austriaca viene perpetuata ad includere il periodo successivo al 1945. Qualunque cosa si pensi di queste tesi, hanno davvero qualcosa – se non proprio tutto – di buono. Ad ogni modo, possiamo dire che a metà degli anni ’60 la tendenza degli autori a scrivere contro le proprie immagini storiche positive diventa sempre più diffusa. Nel suo romanzo del 1985 intitolato ''Dessen Sprache du nicht verstehst (La lingua di chi non capisci)'',<ref>Marianne Fritz, ''Dessen Sprache du nicht verstehst'', 3 voll., Frankfurt am Main: Suhrkamp 1985.</ref> [[:de:Marianne Fritz|Marianne Fritz]] procede alla liquidazione del mito asburgico nel modo più radicale. Racconta il destino della famiglia di un lavoratore nell'anno 1914 e la battaglia per la [[w:Przemyśl|fortezza di Przemyśl]]. La [[w:Asburgo d'Austria|monarchia asburgica]] appare qui non come lo stato multiculturale e multietnico, ma invece come un potere coloniale che ha derubato i popoli della loro vera religione e della loro cultura indigena. Il punto che sto cercando di sottolineare non è confermare se questa visione sia giusta o sbagliata, ma piuttosto mostrare come la storia del proprio paese può essere demistificata. Non solo nel senso della critica ai cliché e alle convenzioni, ma come critica degli accordi (taciti) su cui poggiavano le basi della Monarchia e che, oltre a ciò, riuscirono a ottenere un notevole rispetto.
 
Uno dei principali testimoni d'accusa contro questa amministrazione della nostra identità attraverso la storia è [[w:Peter Handke|Peter Handke]], ora controverso [[w:Premio Nobel per la letteratura|Nobel per la letteratura]] (2019). È stato lui a notare che i tedeschi sono un popolo affondato nell'abisso della storia. Odia tutte le persone, afferma Handke, che hanno bisogno della storia per definirsi. [[w:Ernst Jandl|Ernst Jandl]], nella sua opera teatrale "Aus der Fremde", fa dire al suo protagonista principale quanto segue: "Geschichtsha? habe sie empfangen zur nazizeit/ geschichtsverlangen kenne sie auch heute noch nicht (= Ha cominciato ad odiare la storia durante l'era nazista / persino oggi non conosce la sensazione del desiderio di storia).
 
Anche Bernhard tende a cancellare fatti storici concreti, e questo mi sembra essere uno dei suoi principali principi narrativi: fatti e date, figure e opere — non vengono chiaramente definiti –fin dopo il processo di obliterazione, cancellazione, o ricopertura. Sembrerebbe che Bernhard faccia con i suoi testi letterari ciò che [[w:Arnulf Rainer|Arnulf Rainer]], per esempio, fa con i suoi quadri.<ref>L'artista austriaco Arnulf Rainer si cimenta spesso in quelle che lui chiama ''Ubermalungen'' (pitture sovrapposte), ''Uberzeichnungen'' (disegni sovrapposti) e ''Zumalungen'' (pitture parzialmente sovrapposte).</ref>
 
Nel romanzo ''Auslöschung (Estinzione)'', le cose sembrano completamente diverse. Qui Bernhard rende riconoscibile la storia concreta dell'Austria, anche se, ovviamente, non ripropone la storia in quanto tale. Tuttavia – e penso che valga la pena di notarlo – questa storia sembra concentrarsi su un'unica posizione, quella del Castello di Wolfsegg. Il "castello" è una [[w:cifrario|cifratura]] comune e multivalente nella letteratura austriaca. Il codice rappresenta una serie di costellazioni: il sovrano e dominatore, la sovranità territoriale, come mezzo per contrastare passato e presente. L'Austria preferisce presentare il suo passato secolare sotto forma di castelli e fortezze. A dire il vero, questo è un fenomeno che s'incontra anche in altre parti d'Europa. Pertanto, il Castello di Wolfsegg è proprio un luogo in cui la storia austriaca sembra essere conservata in forma cristallina.
 
L'Austria viene fatta apparire come un paese di ''ignoramus'' politici, soprattutto come un luogo in cui l'immaginazione è del tutto carente. Si parla molto della "patria e del governo, della democrazia, del comunismo e del socialismo... Ma i democratici non (sembrano) sapere o non vogliono sapere cosa sia veramente la democrazia, e i comunisti non sanno cosa sia il comunismo e i socialisti non sanno cosa sia il socialismo, ecc." (''Politische Morgenandacht'' in «Wort in der Zeit», 12, 1966, p. 12).
 
Ciò porterebbe a credere che dovrebbero esserci cose come la democrazia, il socialismo, il comunismo (per non parlare della patria e del governo) nel vero senso della parola, ma invece non è qualcosa che può essere facilmente compreso. Un'idea brilla di continuo negli scritti di Bernhard: quelle persone che rappresentano una "[[w:Weltanschauung|Weltanschauung]]" sono in realtà molto lontane dall'attuale suo concetto utopico. I veri socialisti falliscono perché, con le loro idee utopiche, non possono che fallire. E anche qui la persona che parla non ci viene in aiuto e non ci assiste con una definizione di ciò che il comunismo e il socialismo potrebbero, dopo tutto, significare.
 
=== 9 ===
Potremmo, in realtà, definire più da vicino la natura dell'iperbole negli scritti di Bernhard. In ogni caso, qui abbiamo a che fare con un argomento che parla e che è decisamente impegnato in questa pratica, una pratica che, va detto, persegue un interesse cognitivo. Il punto è che per mezzo dell'esagerazione si può fare qualcosa di "anschaulich", cioè di vivido e illustrativo. E, in questo sistema, qualcosa funziona.
 
 
=== 10 ===
 
[... testo...]
 
 
 
 
 
<div style="color: teal; text-align: center;">
{{q|''Ogni malattia può essere definita malattia dell'anima.''|[[w:Novalis|Novalis]] – [[w:Esergo|Esergo]] de ''Il freddo''}}</div>
 
{{Vedi anche|Emozioni e percezioni|Infinità e generi|Ragionamento sull'assurdo|etichetta2=Generi letterari}}