Thomas Bernhard/Fuoco: differenze tra le versioni

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Le ripetizioni verbali, segno distintivo dello stile di prosa di Bernhard, sono – come il meccanismo sacrificale che mette continuamente in scena nei suoi romanzi – motivate dal desiderio di sfuggire alla "malattia terminale" che è la comune afflizione dell'umanità. A differenza del meccanismo sacrificale, tuttavia, le ripetizioni verbali di Bernhard creano una '''[[w:catarsi|catarsi]]''' che – come gli effetti musicali che ora si sono trasposti nella narrazione – non dipende per il suo successo dalla persecuzione di una vittima surrogata.
 
In ''Verstörung (Perturbamento)'', il primo dei suoi romanzi ad essere stato tradotto in italiano, le ripetizioni sintattiche che conferiscono ai suoi romanzi la loro inconfondibile trama bernhardiana sono esemplificate dal monologo che crea per il principe Saurau. Fino a questo punto, la narrativa è stata raccontata in modo relativamente convenzionale da un giovane ragazzo che sta seguendo suo padre, un medico, mentre compie i suoi giri di consultazionivisite mediche. Quando, tuttavia, entrano nel castello del principe, il principe stesso si lancerà in una narrazione che annuncia le radicali deviazioni di Bernhard dalla narrativa tradizionale. La "coazione a ripetere" generata dalla sua narrazione porta, ad esempio, al seguente resoconto di un uomo che ha cercato lavoro nel castello del principe:
{{q|Tutto quell'uomo con quei suoi abiti comodi ma di poco prezzo, non era altro che l'immagine stereotipata di tutta la miseria e l'inettitudine umana. Quello che dicevo ''io'' e quello che diceva ''lui'', tutto quello che facevo ''io'' e accadeva in ''me'', tutto quello che faceva, diceva di fare ''lui'', quello che dicevo di fare ''io'' e quello che accadeva in ''lui'', tutto rientrava in questo cliché, in questa immagine stereotipata della inettitudine, della miseria, della precarietà, della dappocaggine, della stanchezza di morte dell'umana esistenza, e io avevo avuto immediatamente l'impressione... che in casa mia fosse entrato un uomo malato, di avere a che fare con un uomo malato, con un uomo ''bisognoso d’aiuto''. Quello che dicevo era dettoa un malato, caro dottore, e quello che mi toccava sentire, caro dottore, veniva dalla bocca di un malato, veniva da un cervello del tutto succube, morboso, da un cervello pieno di figuracce ridicole, da lui certo inventate in maniera assai fantasiosa, ma pur sempre le più morbose che ci si possa immaginare... Quell'uomo non sapeva affatto quello che voleva e io glielo dimostrai nel modo più efficace possibile, gli dissi che il suo era un agire morboso, che tutta la sua vita era una vita morbosa, che la sua esistenza era un'esistenza morbosa, per cui tutto quello che faceva era insensato per non dire assurdo.|''Perturbamento'', pp. 93-94}}
Qui, come ovunque nella sua ''oeuvre'' successiva, Bernhard usa la ripetizione verbale per creare un'opera letteraria la cui ispirazione fondamentale non è narrativa, ma '''musicale'''. Possiamo immaginare, a questo proposito, l'interesse con cui Bernhard deve aver contemplato l'omaggio pagato alla musica dal suo amato Schopenhauer: "Sta da sola, distaccata da tutte le altre arti. In essa non riconosciamo l'imitazione o la riproduzione di nessun'Idea delle creature nel mondo. Eppure è un'arte così grande e gloriosa, il suo effetto sull'intima natura dell'uomo è così potente, ed è così completamente e così profondamente compresa da lui nella sua più intima coscienza come un linguaggio perfettamente universale la cui chiarezza supera anche quello del mondo percepibile stesso ".<ref name="Schopen">Arthur Schopenhauer, ''The World as Will and Representation'', citato in [https://www.brainpickings.org/2016/04/28/schopenhauer-on-the-power-of-music/ "Schopenhauer on the Power of Music"], in ''brainpickings.org''</ref>