Thomas Bernhard/Fuoco: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
testo
Riga 18:
 
Bernhard, a sua volta, emulerà suo nonno invocando ripetutamente i nomi delle grandi figure il cui ingresso nel mondo alternativo della realizzazione artistica ispirerà i suoi sforzi. Rende omaggio, nelle pagine conclusive di ''Die Kälte. Eine Isolation'' (''Il freddo. Una segregazione'', Vol. IV dell'Autobiografia), a ''[[w:I demoni|I demoni]]'' di [[w:Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]], il romanzo che, più di ogni altro, gli ha mostrato la via d'uscita:
{{q|MaiUn inlibro tuttadi launa miatale vitainsaziabilità hoe lettoradicalismo, un'operae piùanche avvincentedi eduna essenziale,tale e al tempogrossezza non nelo avevo mai letto unain cosìtutta lunga.la Hamia avutovita, l'effettomi diinebriai unae drogaper potentequalche etempo permi unperdetti certototalmente periodonei ne''Demoni''. sonoQuando statoritornai completamentein assorbito.me, Perper un po' dinon tempovolli dopoleggere ilnient'altro mioperché ritornosapevo acon casacertezza miche sono rifiutatoavrei di leggereavuto un'immensa altro librodelusione, temendoche di sprofondaresarei caduto in unaun profondaabisso delusioneterrorizzante. Per settimane miintere sonorifiutai rifiutatoqualsiasi di leggere qualsiasialtra cosalettura. La mostruosamostruosità qualitàdei de ''I demoni''Demoni mi aveva reso forte;fortificato, mi aveva mostrato ununa percorso che avrei potuto seguire evia, mi aveva detto che ero sulla buona strada giusta,''per quella che mi faceva uscirvenirne fuori''. AvevoEro sentitostato l'impattocosì dicolpito da un'opera alloletteraria stessoimpetuosa tempo''e'' selvaggiagrande eche grandiosa,io estesso sonone emersoero dall'esperienzauscito come un eroe. RaramenteNon lami letteraturaè haaccaduto prodottospesso, in seguito, che un'opera letteraria esercitazze su di me un effettoinflusso così travolgenteimmenso.|''Il freddo. Una segregazione'', p. 113}}
Allo stesso modo, il totale assorbimento di suo nonno nel suo lavoro di artista letterario – nonostante suo nipote riconoscesse che "stava inevitabilmente spingendo la sua vita in un vicolo cieco umano e filosofico" (''La cantina. Una via di scampo'', Vol. II) – fornisce un modello che Bernhard avrebbe imitato per tutta la vita. La vista di suo nonno che scriveva metodicamente migliaia di pagine mentre insisteva sul fatto che "Tutto ciò che si scrive è assurdo" avrebbe in seguito influenzato la determinazione di Bernhard a continuare la sua opera anche di fronte alla sua assoluta assurdità.
 
Riga 28:
La vita di Bernhard fu segnata da ricorrenti disgrazie, tra cui l'umiliazione di una nascita illegittima e un'infanzia trascorsa in parte con una madre che non nascose mai il suo disprezzo per lui, le malattie fisiche che lo portarono più volte vicino alla morte, la perdita del suo amato nonno come conseguenza di una malattia mal diagnosticata, nonché la sua scoperta della stupidità, brutalità e mendacia quali passioni dominanti dei suoi connazionali. Una volta scoperto al Progetto Scherzhauserfeld lo stile verbale aggressivo che gli avrebbe permesso di trasformare la sua sofferenza in arte, vi si aggrappò con una tenacia che avrebbe conferito a ciascuno dei suoi romanzi maggiori un'inconfondibile aria di autenticità.
 
L'opera principale di Bernhard combina un inflessibile riconoscimento della bruttezza radicale al cuore della vita con un'affermazione ugualmente determinata, per quanto implicita, della sua inesauribile bellezza. Anche questa visione paradossale era uno dei doni che suo nonno gli aveva lasciato in eredità: "Adesso avevo la possibilità di verificare le asserzioni di mio nonno, ero ossessionato dal bisogno di ottenere nella mia mente le prove che le sue asserzioni erano giuste e rincorrevo ovunque queste prove e davo loro la caccia in tutti gli angoli della città della mia infanzia e nei suoi immediati dintorni. Mio nonno non si era sbagliato riguardo al mondo: il mondo è una cloaca in cui però si sviluppano le forme più belle e più complesse se vi si immerge lo sguardo per un po' di tempo, se l'occhio si abbandona con insistenza a queste visioni microscopiche" (''Il freddo'', p. 57).
 
Tale doveva essere l'eredità delle circostanze insolitamente dure che Bernhard dovette affrontare da un'età vulnerabile, nonché dell'indomabile dono lirico, assiduamente coltivato fin dai propri anni formativi da suo nonno, con il quale era stato benedetto dalla nascita. L'ammirazione di Bernhard per i grandi scrittori e pensatori che formarono il suo pantheon personale, come anche la sua determinazione ad emulare i loro successi nel proprio lavoro, lo salvarono per tutta la vita dalla altrettanto potente tentazione del suicidio. Lo stesso scrivere divenne per lui una rappresentazione sublimata del suicidio, in cui il manoscritto che veniva costantemente "corretto" fino all'estinzione, risorgeva altrettanto costantemente sotto forma di un successo letterario permanente.
 
In un modo simile, Bernard assocerà la nascita della sua carriera letteraria alla morte di suo nonno:
{{q|Fu a Grossgmain che scoprii per la prima volta la lettura. Questa fu una scoperta improvvisa che si rivelò decisiva per la mia vita successiva. Questa scoperta – che la letteratura può in ogni momento fornire la soluzione matematica alla vita e alla propria esistenza a condizione che sia messa in funzione e operata come se fosse matematica, in modo che col tempo diventi una forma di matematica superiore e in definitiva l'arte matematica suprema, che può essere chiamata lettura solo quando l'abbiamo dominata completamente – questa scoperta è stata una cosa che non avrei potuto fare se non dopo la morte di mio nonno: questa idea, questa intuizione, la dovevo alla sua morte.|''Il respiro. Una decisione'', III}}
Poco dopo la morte di suo nonno nel 1949, Bernhard iniziò la sua carriera letteraria con alcuni racconti pubblicati pseudonimamente su un giornale di Salisburgo. La sua prima pubblicazione importante fu una poesia in distici rimati intitolata "Mein Weltenstück" (''Il mio pezzo di mondo''). Questa poesia introduce una dicotomia, che ricorre in tutto l’''opus'' principale di Bernhard, tra il recitatore della poesia, che celebra in canto lirico la bellezza della scena rustica osservata dalla finestra, e il "poveraccio in cantina", che "piange perché non sa più cantare". Mentre la pastorale lussureggiante del poema scompare completamente dalla sua opera successiva, Bernhard ricreerà il contrasto tra il lirismo dello scrittore e il semplice pianto del suo alter ego nei suoi romanzi principali, che opporranno il desolato destino del protagonista al trionfo letterario implicito del narratore. ''Stimmen der Gegenwart'', una rivista letteraria viennese, accettò un'altra importante opera giovanile: un racconto intitolato "Der Schweinehüter" (''Il porcaro'') in cui Bernhard fornì le prime indicazioni della visione aggressivamente antipastorale che avrebbe poi caratterizzato il suo ritratto ricorrente dell'Austria rurale.
 
Verso la fine degli anni '50 scrisse un gruppo di brani in prosa intitolati "Ereignisse" (''Eventi''). L'opera più importante di questo periodo fu ''On the Mountain'', scritta nel 1959, ma non pubblicata fino alla sua morte avvenuta nel 1989. L'importanza critica di questo lavoro per lo sviluppo di Bernhard come scrittore viene catturata con precisione dalla commovente postfazione di Sophie Wilkin all'edizione inglese:
{{q|Il novello reporter di tribunale che appare in ''In der Höhe'' [''In alto''] ha scritto centinaia di poesie ma ora inizia a lavorare sul suo primo libro man mano che gli viene in mente, annotando appunti, frammenti di idee, osservazioni, incontri, personaggi, sentimenti, creando da questi dati una larga rete in cui catturare le realtà della sua vita. Nel processo scopre il potere delle parole, infinite combinazioni e permutazioni di parole come solo la lingua tedesca, con i suoi sostantivi a molti strati, può esserne unicamente capace. Scopre le parole di per se stesse. Non può fermarsi a creare paragrafi o frasi strutturate, la vita è letteralmente troppo breve (che con la sua malattia polmonare aggravata da incompetenti che a volte deve istruire egli stesso nelle procedure — qualsiasi terapia potrebbe significare la sua fine). La sua scrittura è diventata sinonimo di respirazione: è il suo tentativo di salvataggio, cercando di salvargli la vita, anche se non ha senso continuare a lottare contro l'inevitabile, assurdo registrare l'assurdità della vita di fronte alla morte.<ref>{{en}} ''On the Mountain'', Postfazione di Sophie Wilkin, pp. 130-31.</ref>}}
 
 
 
{{Vedi anche|Emozioni e percezioni|Ragionamento sull'assurdo}}