Filosofia dell'amicizia/Parte III: differenze tra le versioni

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[[File:Rudolf Hirth du Frênes - Young Friends 02.jpg|center|450px420px|"Giovani amici", olio di Rudolf Hirth du Frênes (XIX sec.)]]<div style="text-align: right; color: teal; font-size: 0.8em;">'''''Di tutte le cose che la saggezza<br/>procura per ottenere un'esistenza felice,<br/>la più grande è l'amicizia.'''''<br/><small>(Epicuro)</small></div>
 
== Amicizia e teoria morale ==
Un crescente ''corpus'' di ricerche a partire dalla metà degli anni '70, mette in discussione la relazione tra il fenomeno dell'amicizia e particolari teorie morali. Pertanto, molti<ref>Si vedano Stocker 1976, 1981; Blum 1980, 1993; Wilcox 1987; Friedman 1989, 1993; Badhwar 1991; Cocking & Oakley 1995.</ref> hanno criticato le teorie morali consequenzialiste e deontologiche sulla base del fatto che sono in qualche modo incompatibili con l'amicizia e il tipo di ragioni e di motivi che l'amicizia fornisce. Spesso, l'appello all'amicizia ha lo scopo di aggirare le controversie tradizionali tra i principali tipi di teorie morali ([[w:consequenzialismo|consequenzialismo]], [[w:deontologia|deontologia]] ed [[w:virtù dianoetiche ed etiche|etica della virtù]]), e quindi la "critica dell'amicizia" può sembrare particolarmente importante e interessante.<ref>Stroud (2006) e Keller (2007) offrono argomenti simili nel contesto dell'[[w:epistemologia|epistemologia]]: parte dell'essere un buon amico è essere epistemicamente parziale nei confronti dei tuoi amici, in conflitto con la concezione imparziale della giustificazione implicita nelle teorie epistemologiche tradizionali. Kawall (2013) risponde a Stroud e Keller, sostenendo che qualunque "ragionevole ottimismo" abbiamo normalmente verso i nostri amici è totalmente compatibile con il tipo di latitudine che le norme epistemiche normalmente consentono — che essere parziale verso i nostri amici in modi epistemicamente irragionevoli sarebbe rischiare di avere un'immagine distorta e artificiale di loro che minerebbe l'amicizia stessa.</ref>