Thomas Bernhard/Fuoco: differenze tra le versioni

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{{q|Per combattere l’insensatezza, alzarsi dal letto, lavorare e pensare immersi in nient’altro che nell’insensatezza. […] Svegliarsi, cominciare il lavoro e continuarlo fino allo sfinimento, finché gli occhi non possono e non vogliono più vedere, smettere, spegnere la luce, cadere in balìa degli incubi, consegnarsi ad essi come a una cerimonia senza pari. E il mattino dopo far di nuovo la stessa cosa, con la massima precisione, con la massima concentrazione, fingendo che tutto ciò abbia un significato.|Thomas Bernhard, ''Il freddo. Una segregazione'', 1991}}</div>
== Fuoco e turbamento ==
I dettagli essenziali degli anni formativi dello scrittore austriaco [[w:Thomas Bernhard|Thomas Bernhard]] sono indimenticabilmente registrati nella sua opera autobiografica, pubblicata in italia in cinque volumi, e che è scritta nello stesso stile iconoclastico, ripetutamente implacabile di imprecazioni liriche che ideò per i suoi romanzi.<ref>Il primo volume, ''Die Ursache. Eine Andeutung'', fu pubblicato nel 1975 e in Italia nel 1982 col titolo ''L'origine. Un accenno''. Per gli altri volumi si vedano i titoli su [[Thomas_Bernhard/Opere|"Opere"]].</ref> Lì apprendiamo l'impatto decisivo del suo incontro con la "malattia terminale" che fu la sua città atavica di [[w:Salisburgo|Salisburgo]] e la sua scoperta, grazie alla guida di suo nonno materno, lo scrittore Johannes Freumbichler, del "mondo alternativo" dei fuoriuscitidegli dellaemaginati societàsociali in cui poteva sperare di scappare. La sua descrizione di Salisburgo esemplifica bene lo stile di prosa notoriamente iperbolico di Bernhard: "Questa città dei miei padri è in realtà una malattia terminale che i suoi abitanti acquisiscono attraverso ereditarietà o contagio. Se non riescono ad andarsene al momento giusto, prima o poi si suicidano, direttamente o indirettamente, o muoiono lentamente e miseramente su questo suolo letale con la sua architettura arcivescovile e il suo miscuglio insensato di nazionalsocialismo e cattolicesimo. Chiunque abbia familiarità con la città sa che è un cimitero di fantasia e desiderio, bello in superficie ma orripilante sotto".<ref>''L’origine. Un accenno'', Vol. I. Le traduzioni dal tedesco di Bernhard sono mie, cercando di non pensare a Bernhard che diceva di non seguire il destino dei suoi libri, specie all'estero: "Una traduzione non ha nulla a che fare con l'originale".</ref> A Salisburgo, Bernhard doveva fare la scoperta, che risuona in tutti i suoi principali romanzi, che le comunità umane, fatalmente segnate come sono dai mali gemelli dell'imbecillità e della brutalità nativa, non possono far a meno di perseguitare gli individui vulnerabili che si trovano tra loro. La persecuzione di un compagno di classe menomato e di un ridicolo insegnante, in particolare, è una scena vividamente ricordata che riapparirà con infinite variazioni nei principali romanzi:
{{q|Lo scolaro storpio e Pittioni erano per me le figure più importanti della scuola; furono loro a mettere in evidenza, nel modo più deprimente, tutto ciò che c'era di peggio in una società spietata, in questo caso una comunità scolastica. Osservandoli, ero in grado di studiare l'inventiva della comunità nel concepire nuove crudeltà con cui tormentare le sue vittime. Ero inoltre in grado di studiare l'impotenza delle vittime di fronte a ogni nuova afflizione, il crescente danno che subivano, la loro sistematica distruzione e annientamento, che diventava più terribile con il passare dei giorni. Ogni scuola, essendo una comunità, ha le sue vittime e durante il mio periodo al liceo le vittime erano l'insegnante di geografia e il figlio disabile dell'architetto.|''L’origine. Un accenno'', Vol. I}}
{{q|...}}
Come se fosse intento a una radicale riscrittura del ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'' di Hitler, Bernhard non ha nient'altro che disprezzo e sdegno per i suoi connazionali ariani, che ostentano la loro inestirpabile barbarie in tutta la sua opera. È sempre dagli emarginati indifesi che cadono vittime della persecuzione da parte della maggioranza austriaca che Bernhard cerca ispirazione e guida. Così, durante uno dei suoi numerosi ricoveri per infezioni polmonari, incontra un socialista marxista la cui politica radicale aveva suscitato la furia dei medici e delle suore cattoliche che avrebbero dovuto curare la sua malattia:
 
{{q|Ecco un esempio di come un uomo onesto possa attenersi costantemente e tenacemente alle sue idee, lasciando in pace gli altri con opinioni diverse e tuttavia diventando un oggetto di disprezzo e odio. Queste persone sono trattate in modo tale da assicurare il loro annientamento. L'incredibile decisione di metterlo nel dormitorio a dodici letti per uomini con i suoi stupidi pazienti, il cui comportamento era tanto brutale quanto insensato, equivaleva a una punizione che doveva prima o poi distruggerlo. Non gli era permesso di leggere un libro o un giornale in pace; non aveva mai dieci minuti in cui potesse pensare senza essere disturbato.|''L’origine. Un accenno'', Vol. I}}
 
Bernhard sfida il disprezzo comune che quest'uomo ha suscitato, trovando in lui piuttosto un modello ispiratore che gli mostrerà la strada per il mondo alternativo in cui tenterà, per tutta la vita, di entrare: "Per un breve periodo anche lui era stato il mio insegnante, riportandomi in un mondo in cui mio nonno mi aveva introdotto con tale devozione appassionata, aprendo ancora una volta la porta al mondo alternativo che vien tenuto sotto, il mondo degli impotenti e degli oppressi" (''L’origine'').
 
==Note==