Thomas Bernhard/Appendice II: differenze tra le versioni

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Quasi tutti i suoi scritti, come sostiene Tim Parks nel ''NY Review of Books'',<ref>Tim Parks, [https://www.nybooks.com/articles/2007/01/11/the-genius-of-bad-news/ "The Genius of Bad News"], ''NY Review of Books'', 11 gennaio 2007.</ref> hanno come fulcro un personaggio mono-maniacale ossessionato dal trionfo che ricorda Fraumbichler e su cui Bernhard modella il proprio carattere. Che sia la perfezione intellettuale di ''Il nipote di Wittgestein'' o i fallimenti paralizzanti della ''Fornace'', il personaggio centrale è sempre una catastrofe per chi lo circonda e alla fine per sé stesso.<br/>
Thomas lascia la scuola a 16 anni per fare il garzone in una bottega di alimentari, ma prendendo lezioni private di canto (forse proprio ispirato dall'afflato artistico del nonno). I sogni da tenore soffocano a 18 anni in una tubercolosi curata con due anni d’ospedale. Mentre Bernhard sfiora la morte, sia il nonno idolatrato che la madre periscono davvero. Ciò lo sprofonda in un lunga depressione dalla quale emerge deciso a riconquistare pienamente la salute. E il mondo. Con l'aiuto di una nuova amica che ha 36 anni più di lui.<br/>
Nelle sue passeggiate notturne non autorizzate dall'ospedale, conosce infatti la sua protettrice che diventerà suo pigmalione: Hedwig Stavianicek, vedova ed ereditiera di una famosa marca di cioccolato. La milionaria introduce il fragile, determinato e brufoloso 19enne alla più alta società austriaca. Inizia così una collaborazione come critico culturale con due giornali di Salisburgo e diventa subito una vera spina nel fianco di una società che rinnegava o nascondeva il proprio ruolo nell'[[w:Olocausto|Olocausto]]. Con una critica teatrale al limite dell'isterico, si conquista la sua prima causa per diffamazione e così la fama: ora i giornali parlano di lui. Abbandonato il giornalismo culturale, esplora la recitazione teatrale e scopre il suo ruolo migliore: il vecchio brontolone arrabbiato. Ora è perfettamente integrato nell’avanguardia austriaca. Seduce uomini e donne (non sessualmente, a quanto risulta), ma causa turbolenze emotive di qua e di là, riparando dalla "zietta" Stavianicek quando le cose si mettono male. Odia l'Austria, ma è in questo perfettamente austriaco (uno dei pochi punti in comune tra Austria e Italia). Alcuni concittadini lo accusano d’essere un ''Nestbeschmutzer'', uno "sporca-nido".<br/>
"Il passato dell'Impero Asburgico è ciò che ci forma. Nel mio caso è forse più visibile che in altri. Si manifesta in una sorta di odio-amore per l'Austria. Questa è la chiave di tutto ciò che scrivo."<br/>
Ma Bernhard è limpidamente consapevole del fatto che la scrittura non ha il potere di alterare la società che critica senza rimorsi. Al contrario, l’artista è coinvolto nello show da baraccone. "L'immaginazione è un'espressione del disordine, dev’essere così" dice il pittore in ''Gelo''.<br/>
Mi limito a trascrivere tre incipit di suoi romanzi, il cui stile non ha bisogno di ulteriori lodi: "Nel millenovecentosessantasette, nel Padiglione Hermann delldell’''Altura Baumgartner'', una suora che vi svolgeva con solerzia infaticabile il suo lavoro di infermiera mi depose sul letto ''Perturbamento'', il libro fresco di stampa che avevo scritto un anno prima a Bruxelles in rue de la Croix 60, ma io non ebbi neanche la forza di prendere in mano quel libro essendomi appena svegliato, erano passati solo pochi minuti, da un'anestesia totale durata parecchie ore che mi era stata praticata dagli stessi medici che mi avevano aperto il collo in modo da poter estrarre dalla gabbia toracica un tumore della grandezza di un pugno." (''Il nipote di Wittgenstein''). ''"Un suicidio lungamente premeditato, pensai, non un atto repentino di disperazione''. Anche [[w:Glenn Gould|Glenn Gould]], il nostro amico e il più importante virtuoso del pianoforte di questo secolo, è arrivato soltanto a cinquantun anni, pensai mentre entravo nella locanda. Solo che non si è tolto la vita come Wertheimer, ma è morto, come si suol dire, ''di morte naturale''." (''Il Soccombente''). "Con quella che sul mio polmone fu detta ombra, un'ombra era di nuovo calata sulla mia esistenza. ''Grafenhof'' era una parola funesta, a Grafenhof dominavano in maniera esclusiva e con perfetta immunità il primario e il suo assistente e l’assistente di quest'ultimo, nonché le condizioni, tremende per un giovane come me, di un pubblico sanatorio per turbercolotici." (''Il Freddo'').<br/>
I suoi libri hanno un successo internazionale. Piace sia come autore teatrale che come romanziere e autore di racconti brevi. È prolifico e finisce in quella contraddizione creativa che lo caratterizza tra il profondo bisogno di esprimersi e l’ossessiva pulsione verso un isolamento supremo. È questa opposizione di poli a generare una delle voci più memorabili della letteratura europea.Glenn Gould
Finisce così isolato dietro ad alte siepi, in un vecchio casolare di campagna nella frazione di Obernathal, in Austria. Dall'altra parte scorre la vita del villaggio della provincia, e gli adulti lo usano simbolicamente come spauracchio per i bambini. Lui ride amaro dell'inutilità di quel che scrive: "Perché applaudono?" si chiede, guardando i borghesi godere dei suoi spettacoli contro la borghesia, ma anche contro l'intellighenzia, contro tutto. Nell'89, il 12 febbraio, pochi giorni dopo il 58esimo compleanno, sapendo che doveva morire per malattie ai polmoni e al cuore, si uccide con un'overdose di medicinali. "Ogni cosa è ridicola, se paragonata alla morte."