Filosofia dell'amicizia/Ellenistico: differenze tra le versioni

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Nella sintesi neoplatonica e neopitagorica, l'attività di farsi simili e quindi uniti agli dei non era puramente mediante lo studio o la meditazione. Giamblico sosteneva che la ''[[w:teurgia|teurgia]]'' (θεουργία) svolgeva un ruolo importante nel riunire l'anima del filosofo col divino. La teurgia era una forma di culto che combinava la conoscenza esoterica, in parte di carattere matematico, con la magia rituale. Il suo scopo non era quello della magia ordinaria – controllo del tempo o del proprio amante o altro – ma piuttosto l'obiettivo specifico di unire il praticante con varie divinità. Il periodo del regno di [[w:Costantino I|Costantino]] (306–337 e.v.) fu quello in cui vi fu una profonda paura delle arti nere e, di conseguenza, leggi severe contro la stregoneria. Le autorità cristiane probabilmente non erano eccessivamente sensibili alle distinzioni tra magia normale e teurgia. Ciò significava che l'esibizione di "segni sicuri di dottrina condivisa" che potesse avviare amicizie tra i neoplatonisti era molto più delicata. Ciò può essere illustrato dagli eventi che avviarono l'amicizia per tutta la vita tra [[w:Siriano (filosofo)|Siriano]] e [[w:Proclo|Proclo]].
 
Quando Proclus venne ad Atene per studiare all'Accademia, fu accolto al porto da un connazionale di Lycia — un esempio paradigmatico di ''philia'' tra le persone in base alla loro origine comune. Tale amico lo portò al suo incontro iniziale con Siriano, che allora era scolarca dell'Accademia. Mentre Proclo parlava con Siriano e il suo compagno Lacare, il sole tramontò e la luna apparve per la prima volta nel suo nuovo ciclo. Gli uomini più anziani volevano mandare via la loro nuova conoscenza per poter adorare la luna come dea da soli. Ma quando Proclo vide la luna, si tolse i sandali davanti a questi sconosciuti e salutò la dea.<ref>Questo potrebbe essere interpretato come un atto di culto verso [[w:Atena|Atena]]. Tuttavia, è ugualmente possibile che la dea in questione fosse [[w:Artemide|Artemide]] e/o [[w:Ecate|Ecate]], entrambi associate con la luna. Se quest'ultima interpretazione è corretta, l'azione era doppiamente audace. Ecate era associata alla teurgia e alla magia. Anche se il culto di Proclo era diretto invece alla "domatrice" Atena, era comunque ragionevolmente audace. Un decreto imperiale nel 391 e.v. teoricamente proibì tutti i culti pagani e chiuse i loro templi, anche se l'applicazione di questa legge – come l'applicazione delle leggi sulla marijuana oggigiorno – dipendeva un po' da quanto in là le autorità volessero spingere le cose.</ref> Entrambi furono colpiti dalla ''parrhêsia'' di Proclo – la sua franchezza di parola e azione – nel farlo. La volontà di Proclo di mostrare apertamente la sua pietà pagana contrasta con il loro desiderio iniziale di liberarsi dello straniero in modo che potessero adorare in privato. Questa devozione agli dei, oltre al talento filosofico nativo di Proclo, affascinò così tanto Siriano che diventarono strettissimi ''philoi'' — così intimi che Proclo visse nella casa di Siriano, chiamandolo "padre". Alla sua morte, Proclo fu sepolto nella stessa tomba del suo "padre" Siriano, sulla collina didel [[w:Licabetto|Licabetto]].
[[File:{{Immagine grande|Lykavittos panorama 01.jpg|720px|center|thumb|Vista della città e dell'[[w:acropoli di Atene|acropoli di Atene]] dalla sommità del [[w:Licabetto|Licabetto]]}}
Le idee di Proclo sulla metafisica, la conoscenza esoterica, l'amore e l'amicizia e l'ascesa dell'anima al divino ebbero un impatto drammatico sul successivo misticismo cristiano, anche se non sotto il nome di Proclo stesso. In primo luogo, una versione sottilmente velata della filosofia di Proclo fu presentata come opera di [[w:Dionigi l'Areopagita|Dionigi l'Aeropagita]] — il filosofo che Paolo convertì in Atti {{passo biblico|Atti|17}}. Questa attribuzione fu ampiamente accettata fino al periodo tardo medievale. Il traduttore e l'interprete più influente dell'antico platonismo nel Rinascimento italiano, [[w:Marsilio Ficino|Marsilio Ficino]] (1433-1499), lesse le opere di Platone con i commenti di Proclo a fianco.
 
Le tradizioni pitagoriche e neoplatoniche riguardanti l'amicizia ci presentano quindi un ideale greco antico di questa relazione che avrebbe avuto un notevole significato per il mondo futuro. Era universale nel senso che era fondata sull'insegnamento condiviso, esoterico, piuttosto che sull'appartenenza a una particolare ''polis'' o altro contesto sociale. La visualizzazione dei segni propri indicanti che uno condivideva l'insegnamento esoterico, divenne un mezzo per garantire i benefici dell'amicizia. Queste sono caratteristiche che ancor oggi caratterizzano certi gruppi di amicizia: la stretta di mano segreta, il [[w:Rosacroce|simbolo rosacrociano]], l'[[w:Massoneria#Iniziazione|iniziazione massonica]] e via dicendo.
 
== ''Conclusione'' ==
I filosofi dell'antica Grecia lasciarono alla successiva alta cultura europea una varietà di ideali di amicizia. Questi ideali governavano non solo ciò che noi moderni chiameremmo amicizia da compagnia, ma anche relazioni con parenti consanguinei, concittadini e persino Dio. Erano ideali nel senso che erano esplicitamente normativi: espongono come dovrebbero essere le amicizie, su cosa dovrebbero basarsi e chi possono essere veramente amici. Questi ideali non vennero formati dal nulla. Piuttosto, dipendevano da teorie filosofiche contrastanti sulla natura degli uomini e delle donne, sulla società e persino sulla natura del divino. Tali teorie filosofiche spaziavano da una rappresentazione degli esseri umani quali evocazioni materiali e mortali di atomi (gli epicurei) ad una rappresentazione di umanità come anime ''cadute'' temporaneamente e purtroppo alloggiate in corpi, che desideravano ardentemente un ritorno alla loro stella natale superiore (i neoplatonici). Ognuna di queste concezioni filosofiche del [[w:Sé (coscienza)|Sé]] ha attratto persone diverse in tempi diversi e tutte hanno portato con sé ideali associati di amicizia.
 
Gli ideali filosofici greci dell'amicizia erano ideali anche in un altro modo: non concedevano molto alla fragilità umana e non lasciavano che le preoccupazioni sull'attuazione pratica ostacolassero una teoria coerente e intellettualmente attraente. Come vedremo nei capitoli successivi, gran parte della discussione intellettuale sull'amicizia che seguì fu dominata dal desiderio di trarre dalla filosofia greca una concezione dell'amicizia che funzionava — una concezione appropriata dell'amicizia per persone deboli, fallibili e egocentriche: come siamo noi in realtà per la maggior parte del tempo.
 
In questa prima parte del nostro studio, abbiamo collocato il discorso filosofico sull'amicizia in due diversi contesti politici: le città-stato del periodo classico e i regni ellenistici. La più importante voce filosofica romana sull'amicizia parlava da un contesto politico che era uno strano miscuglio di questi due. [[w:Marco Tullio Cicerone|Marco Tullio Cicerone]] (106–43 p.e.v.) vide la fine ufficiale della [[w:Repubblica romana|Repubblica romana]], la morte di [[w:Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e l'inizio delle guerre che diedero a Roma la sua successione di imperatori. Anche se la Repubblica romana non era una città-stato ma piuttosto un potente impero come i regni ellenistici, possedeva comunque la forma rudimentale di una democrazia limitata. Cicerone era un uomo che era ben versato negli scritti filosofici greci, ma anche un romano con una pratica sensibilità romana. Fu il suo piccolo saggio sull'amicizia, ''[w:Laelius de amicitia|Laelius de amicitia]]'', a dominare le erudite discussioni ''latinate'' sull'amicizia nell'Europa occidentale. In questo trattato, Cicerone iniziò il compito di rendere gli ideali stoici dell'amicizia più pratici.<ref>Ma Cicerone non era solo un teorico della forma distintamente politica di amicizia esistente tra gli uomini della tarda Repubblica romana, ma era anche un partecipante attivo, come chiarisce la sua raccolta di lettere ai suoi amici, ''[[w:Epistulae ad familiares|Epistulae ad familiares]]''.</ref>
Tale compito ebbe successo, a quanto pare, e nei capitoli successivi esamineremo come gli ideali filosofici dell'amicizia antica — l'"[[Filosofia dell'amicizia/Parte I|amicizia classica]]" — si riflettano nel mondo moderno, debitamente rielaborati nel tempo e adattati alle esigenze psicologiche e sociali dell'uomo e della donna d'oggi.
 
== Note ==