Storia della letteratura italiana/Prosa tra le due guerre: differenze tra le versioni

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== Il romanzo europeo nel Novecento ==
[[File:Thomas Mann 1937.jpg|thumb|left|Thomas Mann]]
Le esperienze di D'Annunzio, Svevo e Pirandello hanno modificato il genere del romanzo rispetto al modello verista. Trasformazioni ancor più radicali interessano la letteratura europea negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e proseguono nel periodo tra le due guerre. Alcune tendenze si rafforzano, come quelle che interpretano il romanzo come la trascrizione dell'esperienza soggettiva, come la proiezione di problematiche esistenziali, come la disintegrazione di forme prestabilite. Il tedesco [[w:Thomas Mann|Thomas Mann]], ad esempio, ben rappresenta l'evoluzione del romanzo novecentesco, passando attraverso naturalismo, decadentismo, simbolismo mitico e sperimentalismo.
 
Grande influenza sui narratori del Novecento avrà la monumentale opera del francese [[w:Marcel Proust|Marcel Proust]], ''Alla ricerca del tempo perduto'', in cui la narrazione in prima persona da parte del protagonista penetra nei meandri della coscienza, rinnovando la concezione del tempo narrativo: questo non è più commisurato agli avvenimenti come nel romanzo naturalista, ma alla memoria e alla soggettività del narratore.
 
[[File:James Joyce by Alex Ehrenzweig, 1915 cropped.jpg|thumb|left|James Joyce]]
 
Con [[w:James Joyce|James Joyce]] avviene uno sconvolgimento delle strutture romanzesche. Il romanzo accoglie ogni aspetto del reale, sia sul piano delle tematiche sia su quello del linguaggio, che diventa complesso, mutevole e fluido, tanto da trasformarsi in '''flusso di coscienza''' (una tecnica con cui si riproduce il linguaggio dell'inconscio). Un chiaro esempio di tutto questo è la sua opera più famosa, ''Ulisse'' (1922), in cui il mito narrato nell<nowiki>'</nowiki>''Odissea'' rivive nella giornata di un ebreo irlandese a Dublino. Il monologo interiore e il flusso di coscienza saranno largamente utilizzati anche da [[w:Virginia Woolf|Virginia Woolf]], in opere come ''Mrs Dalloway'', ''Gita al faro'' e ''Le onde''. Sempre con Joyce si afferma la nozione di '''opera aperta''', cioè un'opera in continuo divenire, una caratteristica che esprime la precarietà e la relatività del mondo contemporaneo (ne è un classico esempio la sua ultima opera, ''Finnegans Wake'').
 
Negli stessi anni lo scrittore ceco [[w:Franz Kafka|Franz Kafka]] torna sul tema ottoncentesco dell'inettitudine, rinnovandolo. I protagonisti dei suoi racconti sono privi di volontà, straniati nei confronti del reale. La perdita di significato delle azioni conduce all'assurdo, a una dimensione sconvolgente che diventerà centrale nella narrativa europea del Novecento. Le ragioni psicanalitiche diventano inoltre un atto di accusa contro la società.
 
Sugli stessi temi, ma con risultati diversi, si sofferma anche [[w:Robert Musil|Robert Musil]], autore de ''L'uomo senza qualità'' (1930-1933, incompiuto). In questo romanzo la frantumazione dell'io viene registrata con freddezza scientifica, mentre il rapporto con la realtà diventa sempre più inautentico. La stessa struttura narrativa è discontinua, procede per digressioni giustapposte l'una all'altra ed è quindi prolungabile all'infinito.
 
Tematiche simili saranno affrontate anche dagli autori italiani e in particolare, come si è visto, dalle ultime opere di Pirandello, Svevo e Tozzi.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La narrativa del Novecento | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=2 }}</ref>
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== Achille Campanile e la letteratura umoristica ==
[[File:Achille Campanile.jpg|thumb|Achille Campanile]]
Oltre a essere un elemento essenziale nelle opere di molti autori che sono stati fin qui trattati, l'umorismo nel corso degli anni venti si è affermato come un genere letterario molto seguito e amato. Tra i più prolifici umoristi di questi anni c'è Achille Campanile (Roma, 28 settembre 1899 – Lariano, 4 gennaio 1977), autore di una vasta produzione artistica. Non si possono poi dimenticare le opere di [[w:Cesare Zavattini|Cesare Zavattini]], che tra gli anni trenta e quaranta firma romanzi come ''I poveri sono matti'' (1937) e ''Totò il buono'' (1943).<ref name="Ferroni970" />
 
== La critica letteraria ==
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Il punto di riferimento per i critici della prima metà del Novecento continua a essere [[../Benedetto Croce|Croce]], sebbene non manchino studiosi che hanno seguito esperienze originali pur nel confronto con il grande filosofo. Tra questi si possono ricordare i nomi di Attilio Momigliano, Luigi Russo e Francesco Flora.
 
Centrale nel panorama della critica letteraria italiana di questo periodo è la figura di [[w:Giacomo Debenedetti|Giacomo Debenedetti]]. Conoscitore della cultura europea, ha avuto un rapporto complesso con la letteratura contemporanea. In particolare, è autore di sottili interpretazioni che tengono conto della singolarità dell'opera letteraria ed è riuscito a illuminare esperienze, come quella di Saba, che fuggono a programmi poetici.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | p=971 }}</ref>
 
== Note ==
{{<references|2}} />
 
[[Categoria:Storia della letteratura italiana|Prosa tra le due guerre]]