Storia della letteratura italiana/Decadentismo: differenze tra le versioni

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Il termine "decadentismo" deriva dal francese ''décadent'', utilizzato dalla critica ufficiale per riferirsi in tono sprezzante alla nuova generazione dei poeti maledetti che davano scandalo incitando al rifiuto della morale borghese e conducendo una vita sregolata, da ''bohemien''. Gli autori decadenti, tuttavia, accettarono questa definizione e ne rovesciarono il significato, facendone la bandiera di un privilegio spirituale. Tra gli intellettuali dell'avanguardia culturale era infatti diffusa l'idea di trovarsi di fronte a una svolta epocale, che avrebbe portato alla fine della civiltà. Il paragone più utilizzato era con l'ultima fase dell'Impero romano: una civiltà morente è in grado di generare opere di rara finezza ed eleganza.<ref name="Baldi13">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=13 }}</ref>
 
Questo tema della decadenza sociale e della crisi dei valori con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che nel 1886 intitolarono provocatoriamente una rivista con il nome di ''Le Décadent'', diretta da Anatole Baju. Già altre riviste, tuttavia avevano dato voce a questa nuova corrente, come per esempio ''Lutèce'', ''Revue Wagnérienne'' (dedicata al compositore Richard Wagner, uno dei principali punti di riferimento per gli artisti dell'epoca), ''La Dècadence artistique e littéraire''. Proprio su ''Lutèce'' nel 1883 il poeta [[w:Paul Verlaine|Paul Verlaine]] pubblicò ''Poètes maudits'' ("poeti maledetti"), una serie dedicata a poeti come [[w:Tristan Corbière|Tristan Corbière]], [[w:Stéphane Mallarmé|Stéphane Mallarmé]] e [[w:Jean-Arthur Rimbaud|Jean-Arthur Rimbaud]]. A questo si aggiunse, nel 1884, il romanzo ''À rebours'' (''Controcorrente'') di [[w:Joris-Karl Huysmans|Joris-Karl Huysmans]], che fissò i codici per i gusti e il comportamento decadenti.<ref name="Baldi13" />
 
Con "decadentismo" si indicava, all'inizio, un movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Tuttavia, siccome al suo interno vi erano altre correnti che poi avrebbero conosciuto uno sviluppo autonomo, la storiografia letteraria italiana ha utilizzato questo termine per riferirsi all'intera corrente che ha segnato la cultura europea tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Alcuni critici si sono spinti oltre, e lo hanno impiegato per definire un arco temporale ben più ampio, che comprende anche il Novecento. In generale, sotto l'etichetta di decadentismo vengono quindi riuniti correnti ed espressioni artistiche molto diverse tra di loro, ma è anche possibile individuare dei caratteri comuni.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=13 }}</ref>
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Il positivismo si era rivelato sostanzialmente incapace di dare risposte soddisfacenti all'uomo nelle sue esigenze estetiche e di gusto, essendo le scoperte scientifiche "sentite" da molti quasi come un segno di limitazione. L'uomo tende infatti ad interrogarsi su di sé, sui suoi bisogni, sui suoi desideri, assai più di quanto si occupi della realtà fisica o naturale, perché incapaci di coinvolgere più di tanto sentimenti e aspirazioni. Gli interrogativi degli uomini in generale, concernenti più il loro mondo e i loro prodotti che la realtà extra-umana, percepiscono la scienza come relativamente estranea ai loro bisogni. Tutte le risposte (anche esistenziali) che l'uomo cercava attraverso la scienza non furono trovate o risultarono poco convincenti. La scienza dovette ammettere i suoi limiti, come per i fenomeni naturali, che non era propriamente in grado di spiegare, ma solamente di classificare e categorizzare. Le nuove teorie, come quella della fisica quantistica (principio di indeterminazione di Heisenberg) ammisero la casualità, la probabilità e l'improbabilità, la definizione matematica e l'inesattezza come realtà di cui prendere coscienza. La relatività di Einstein rivoluzionò la fisica tradizionale mostrando come i fenomeni siano basati su indeterminatezza e relatività, dipendendo dal luogo in cui ci si trova, dalla velocità e dalla direzione del movimento.
 
La ragione e la scienza apparvero insufficienti: la loro logica, fredda e distaccata, le loro spiegazioni lasciavano insoddisfatte le domande più pressanti e le istanze fondamentali dello spirito. Allo stesso modo la filosofia di Søren Kierkegaard rifiutò l'idealismo di Hegel che sommergeva nell'astrazione l'uomo, ignorando la sua individualità e il suo tormento interiore, la sua possibilità di essere libero contro le rigide leggi della natura e gli schemi esteriori della morale. Le correnti filosofiche antipositivistiche, di impronta spiritualistica ed irrazionalistica, si moltiplicarono: si ricordano il misticismo di Arthur Schopenhauer, il vitalismo di Nietzsche, l'intuizionismo di Henri Bergson, il contingentismo di Boutroux, il neoidealismo di Benedetto Croce. La crisi del positivismo determinò un ritorno allo spiritualismo che, nelle sue varie forme, riaffermò il valore della volontà, della libertà e della spiritualità umana, riscoprendo, contro l'arido razionalismo, gli impulsi più reconditi dell'animo, l'intuizione, il mistero. Il razionalismo è ormai finito, travolto dalla crisi della borghesia ottocentesca, e la letteratura sente il bisogno di scandagliare quegli angoli più remoti dell'anima dove spesso stanno anche il male, il vizio, l'apatìa, la lussuria, la voluttà, la noia. Il precursore è Charles Baudelaire che sottolinea i due aspetti entro cui si dibatte la crisi dell'intellettuale: lo ''Spleen'' (noia e disgusto della vita) e l<nowiki>'</nowiki>''Ideal'' (ricerca di un ideale, come fuga verso mondi lontani, esotici, dalla natura incontaminata o verso paradisi artificiali). Non a caso gli artisti più ammirati da Baudelaire sono [[w:Edgar Allan Poe|Edgar Allan Poe]] e [[w:Richard Wagner|Richard Wagner]], nelle cui creazioni emergono alcuni tratti salienti del Romanticismo e del simbolismo.
 
Alla fine del secolo Sigmund Freud inizia a dare una sistemazione agli studi sull'inconscio, dando vita alla psicanalisi. Il suo intento è però ancora una volta di tipo razionalistico, poiché il suo fine è porre le forze dell'inconscio sotto il dominio dell'io. L'eroe decadente, al contrario, si chiude in se stesso, cercando di ascoltare quelle voci interiori e quelle folgorazioni che lo portavano a trovare le ''correspondances'', le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. L'artista decadente afferma che la realtà non è conoscibile attraverso le teorie scientifiche, quindi l'unico mezzo per attingere alla realtà nuda e schietta è il totale abbandono all'empatia e all'irrazionalità. Queste corrispondenze, che uniscono il mondo in un Tutto, in un'unica entità di base, coinvolgono direttamente l'uomo. Gli stati di alterazione della coscienza vengono così visti come strumenti di conoscenza: il sogno, la malattia, la follia, la nevrosi, l'allucinazione, il delirio. Talvolta queste alterazioni vengono ricercate attraverso l'uso di alcool e droghe.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalla Scapigliatura al Postmoderno | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=15 }}</ref>
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[[File:Oscar Wilde portrait by Napoleon Sarony - albumen.jpg|left|thumb|Oscar Wilde]]
 
Fenomeno molto importante nella poetica di questo periodo è l'estetismo, che sviluppa le idee proposte dal parnassianesimo, una corrente culturale sorta in Francia negli anni sessanta dell'Ottocento, e che si fonda sull'imperativo de "l'arte per l'arte", vedendo dunque in questa l'unico e sommo fine della letteratura. Nell'estetismo arte e vita coincidono, tendendo così a fare della propria vita la prima delle opere d'arte e fornendo un'immagine di sé totalmente arealistica, estetizzata, ovvero deformata in favore del bello, unico valore morale del movimento. Nascono quindi le figure del ''dandy'' e dell'esteta, di colui che dedica la propria vita al culto del bello, ha orrore della vita comune, della bruttezza e dell'egualitarismo democratico, si circonda di cose preziose e va alla ricerca di sensazioni rare e squisite. Queste posizioni vengono inizialmente teorizzate in Inghilterra da [[w:John Ruskin|John Ruskin]] e [[w:Walter Pater|Walter Pater]], e tra gli esponenti di questa corrente ricordiamo Joris-Karl Huysmans, con ''À rebours'' (''Controcorrente''), [[w:Oscar Wilde|Oscar Wilde]] con ''Il ritratto di Dorian Gray'' e Gabriele D'Annunzio con ''Il piacere''.
 
Un altro concetto chiave è quello di panismo. Il termine deriva dal greco ''pan'', "tutto", e si riferisce alla tendenza del confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'assoluto. In [[../Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]] il Tutto prende la forma della natura, riferimento al dio greco Pan, divinità dei boschi e tutte quelle che hanno a che fare con la natura. È evidente l'uso di questa tecnica all'interno della poesia ''La pioggia nel pineto'' in cui il poeta si fonde con la natura, la quale ripercorre allo stesso tempo il suo corpo e i suoi sentimenti. Il panismo di D'Annunzio è evidente soprattutto nella raccolta ''Alcyone''. Le parole e le immagini si fanno evanescenti, mentre il linguaggio è analogico ed evocativo. Questa del panismo è una concezione della realtà che consente di attribuire alla natura caratteristiche umane e all'uomo di immergersi nella natura, attenuando fino quasi ad annullare la distinzione tra il soggetto-poeta e l'oggetto-natura.
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Altra corrente legata al decadentismo è il superomismo, teorizzato in chiave filosofica da Friedrich Nietzsche nelle sue opere, soprattutto in ''Così parlò Zarathustra'' con l'ideazione dell<nowiki>'</nowiki>''Übermensch'' (tradotto come "superuomo", ma anche con "oltreuomo") e molto utilizzata da D'Annunzio. Lo possiamo definire come il potenziale che porta l'uomo vicino a Dio, al massimo di se stesso, abbattendo tutti i vincoli, i limiti e i condizionamenti esterni. Per D'Annunzio il superuomo è colui che, grazie alla cultura, diventa un modello per gli altri e si pone alla loro guida.
 
Per quanto riguarda il romanzo, alla fine degli anni ottanta l'esperienza naturalista si esaurisce e si afferma un nuovo tipo di narrativa psicologica, di cui il caposcuola è il francese [[w:Paul Bourget|Paul Bourget]], autore de ''Il discepolo'' (1889). A differenza del modello naturalista, il romanzo psicologico si concentra sull'interiorità dei personaggi, che viene analizzata nella sua complessità. Inoltre, all'oggettività del naturalismo e del verismo viene sostituita un'ottica soggettiva, ristretta al punto di vista di un unico personaggio. In Italia saranno D'Annunzio e Fogazzaro a proporre per primi soluzioni di questo tipo, influenzate dai modelli francesi. D'Annunzio, in particolare, proseguendo su questa strada costruisce i suoi romanzi su reti di elementi simbolici, fino ad annullare qualsiasi riferimento con la realtà.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3= Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=La Scapigliatua, il Verismo, il Decadentismo | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=145-146 }}</ref>
 
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==Note==
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