Filosofia dell'amicizia/Ellenistico: differenze tra le versioni

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== La pratica dell'amicizia nel periodo ellenistico ==
Come notato, il contesto politico del periodo ellenistico era molto diverso dall'età della città-stato. Sebbene la cultura greca fosse ora diffusa nella parte orientale del Mediterraneo grazie alle conquiste di Alessandro, l'unità politica della città-stato o ''polis'' greca fu eclissata dai vari regni in cui era diviso l'impero di Alessandro. Questo cambia il contesto per le discussioni sull'amicizia civica o sulla ''philia politikê''. Cominciamo quindi questa sezione con la ''philia'' nel reame politico, in particolare con le corti ellenistiche, dove i cortigiani fidati del re ricevettero il titolo ufficiale di "Amici". [[:en:w:F. W. Walbank|Frank Walbank]] osserva che in tutte le corti ellenistiche {{q|il re era circondato dai suoi Amici (''philoi'') che aveva nominato in una posizione vicina alla sua stessa persona, dove godevano di un rapporto intimo proficuo per entrambe le parti, e spesso li ricompensava con doni di terra che li stabilivano tra la classe dei possidenti, il cui supporto era vitale per la sicurezza del suo dominio.<ref>"Monarchies and Monarchic Ideals" in F. W. Walbank, A. E. Astin, M. W. Fredriksen e R. M. Ogilvie (curr.) ''The Cambridge Ancient History'', vol. VII (Part 1), Cambridge University Press, 1984, II ediz., pp. 62–100, a p. 68. Walbank continua notando (p. 70) che, come risultato del pregiudizio greco-macedone, gli egiziani, siriani, persiani e altri non-elleni furono esclusi dal diventare Amici del Re. Ulteriormente su questo tipo di amicizia politica ellenistica, si veda Gabriel Herman, "The ‘Friends’ of Early Hellenistic Rulers: Servants or Officials?", ''Talanta'' 12/13, 1980–81, pp. 103–49.</ref>}}
Ciò contrasta in modo piuttosto netto con le amicizie all'interno dei club politici del V e IV secolo p.e.v. discusse in precedenza. In quei gruppi di amicizia, c'era almeno un'uguaglianza nozionale tra i membri, anche se reali differenze di ricchezza, reputazione e influenza significavano che in realtà non erano uguali. L'istituzione della regalità cambiò notevolmente tale situazione.
 
Ma questo non è l'unico modo in cui l'amicizia si stabilì nel mondo politico della Grecia ellenistica. Un rapido esame dei documenti raccolti da [[:en:w:Stanley M. Burstein|Stanley Burstein]] mostra che i termini "amico", "amici" e "amicizia" venivano usati frequentemente nei trattati e nei decreti del tempo. Qui l'amicizia, che a volte era associata al termine "alleanza", di solito implicava la promessa di rispettare l'integrità territoriale e la promessa di fornire assistenza militare in caso di necessità.<ref>Per esempio, si vedano i segg. documenti in Stanley M. Burstein (cur. e trad.), ''The Hellenistic Age from the battle of Ipsos to the death of Kleopatra VII'' (Cambridge University Press, 1985): "Treaty between Antiochos I or II and Lysimacheia" (281/early 260s p.e.v.), p. 29; "Decree of the Aitolian League recognizing the inviolability of Magnesia on the Maeander" (207/206 p.e.v.), p. 40; "Treaty ending a war between Miletos and Magnesia on the Maeander" (ca. 196 p.e.v.), pp. 48–50; "Treaty between King Pharnakes I of Pontus and the city of Chersonesos" (155 p.e.v.), p. 101.</ref> Questi stessi documenti rivelano informazioni più interessanti sul ruolo e sulla natura dell'amicizia nel mondo politico dei Greci ellenistici. Ad esempio, Re Tolomeo II disse ai Miliziani che avrebbe "ripagato" la loro "amicizia" "conferendo loro dei benefici" (ca. 262 p.e.v.).<ref>''Ibid.'', "Letter of Ptolemaios II to Miletos", pp. 120–1.</ref> In un'eco politica dell'amicizia ospitale ancestrale, [[w:Attalo II|Attalo II]] fornisce denaro per il educazione dei bambini di Delfi perché egli è "un amico ancestrale" della città (160/159 p.e.v.).<ref>''Ibid.'', "Delphi honors Attalos II for establishing an educational endowment", p. 113.</ref> L'ascesa della potenza di Roma più tardi nel periodo ellenistico mostra come anche queste amicizie politiche potessero oltrepassare i confini culturali. Per esempio, [[w:Tolomeo VIII|Tolomeo VIII Euergete II]] dichiara (155 p.e.v.):
 
{{q|Se succede qualcosa a me, in accordo con il destino umano, prima che i successori vengano lasciati [da me] per il mio regno, lascio ai romani il regno che mi appartiene, per il quale fin dall'inizio l'amicizia e l'alleanza sono state preservate da me in tutta sincerità.<ref>''Ibid.'', "Testament of Ptolemaios VIII Euergetes II, leaving his kingdom of Cyrene to the Romans", p. 135.</ref>}}
Questa amicizia tra sovrani greci e romani non fu un esempio isolato. Troviamo spesso il termine "amicizia" usato nei documenti ufficiali per descrivere le relazioni tra romani e greci. Qui l'amicizia di solito coinvolgeva i greci che garantivano ai romani il potere di controllo sulla loro città. In cambio, alla città greca veniva permesso di governarsi secondo le proprie leggi.<ref>Si veda per es., "Letter of L. Cornelius Scipio and his Brother to Herakleia in Karia (190 p.e.v.)" in Robert K. Sherk (cur. e trad.), ''Rome and the Greek East to the Death of Augustus'' (Cambridge University Press, 1984), p. 13. Sebbene il termine amicizia non ricorra in questa lettera, è colma del linguaggio associato all'amicizia.</ref> Tale amicizia coi romani era benefica per i greci in altri modi. Ad esempio, a causa della loro "amicizia" coi romani, agli Efesini viene promesso "l'istituzione di giochi teatrali e [ginnici] ogni quattro anni" (98/97 o 94/93 p.e.v.).<ref>''Ibid.'', "Letter of Q. Maciuss Scaevola to Ephesus", p. 68.</ref> E poiché il popolo di Plarasa-Afrodisia era "buon amico del popolo di Roma", Q. Oppius promette "sia in pubblico che in privato... di fare per te [popolo] tutto ciò che posso e per i tuoi affari pubblici essere di utilità e sempre l'autore di cose buone (per te)" (85/84 p.e.v.).<ref>''Ibid.'', "Letter of Q. Oppius to Plarasa-Aphrodisias after the war against", pp. 71–2.</ref> Inoltre, quale risultato dei loro servizi a Roma, tre capitani navali greci sono
{{q|vengono inseriti nel ruolo degli amici, [e hanno]... il permesso di allestire sul Campidoglio una tavoletta di amicizia in bronzo e di compiervi un sacrificio, e che i regali per loro, secondo la procedura ufficiale, e vitto e alloggio siano contrattati e inviati dal questore urbano... e se per i loro affari desiderano mandare inviati al senato o venire loro stessi, il permesso venga concesso a loro, ai loro figli e ai loro discendenti di venire come inviati. (78 p.e.v.)<ref>''Ibid.'', "Decree of the Senate concerning three Greek naval captains", pp. 81–2.</ref>}}
I benefici dell'amicizia romana spiegano perché, nel 112/111 p.e.v., il popolo della città greca di Epidauro fece eresse una statua in onore del suo concittadino Archelochos figlio di Aristofante. Poiché fu in seguito ai suoi sforzi che "amicizia e alleanza con i romani furono concluse per la città di Epidauro".<ref>''Ibid.'', "Epidauros honors one of its prominent citizens", p. 55.</ref> Tali benefici spiegano anche il consiglio di [[w:Plutarco|Plutarco]] agli statisti greci:
{{q|non solo lo statista dovrebbe mostrare se stesso e il suo stato nativo irreprensibile verso i nostri sovrani [i romani], ma dovrebbe anche avere sempre un amico tra gli uomini di alta stazione che hanno il più grande potere come baluardo fermo, per così dire, della sua amministrazione; poiché i romani stessi sono alquanto desiderosi di promuovere gli interessi politici dei loro amici.<ref>Plutarco, ''[[w:Precetti politici|Precetti politici]]'', 814C. Parleremo ancora dell'amicizia politica nella Grecia romana in seguito, quando ritorneremo a Plutarco.</ref>}}
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100 Katherine Evans, ‘Friendship in Greek Documentary Papyri and Inscriptions: A Survey’ in
John T. Fitzgerald (ed.), Greco-Roman Perspectives on Friendship, (Atlanta, Georgia:
Scholars Press, 1997), pp. 181–202, at pp. 189–90, 194, 198.
101 John L. White, Light from Ancient Letters (Philadelphia: Fortress Press, 1986), p. 89.
102 Ibid.,, pp. 110.
103 ibid., p.181.
104 Polybius, Hist. 1.14.4–5.
105 Ibid., 20.6.5–7.
106 Peter Jay (ed.), The Greek Anthology (Harmondsworth: Penguin Classics, 1982), p. 93.
107 Anth. Pal. 9. 401
108 Patricia A. Rosenmeyer, ‘The Epistolary Novel’ in J. R. Morgan and Richard Stoneman
(eds), Greek Fiction: The Greek Novel in Context, (London and New York: Routledge, 1994),
pp. 146–65, at p. 156.
109 Diogenes Laertius, Lives, 6.63.
110 Cf. Rep. 496a–b; Aristotle, EN, 1095b3–10; Epicurus, Ep. Men. 122.
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== Ideali filosofici dell'amicizia ==