Pensare Maimonide/Sinai: differenze tra le versioni

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''Possiamo'' considerare la Torah come contenesse una visione così ideale della volontà di Dio per noi? Il modo in cui Maimonide difende questa affermazione è contenuto nella Parte III della sua ''Guida'', dove fornisce ragioni dettagliate per i comandamenti. Complessivamente, sostiene Maimonide, costituiscono un ordine sociale che promuove in modo univoco giustizia, buona condotta e una certa comprensione di Dio per la maggior parte dei suoi membri, consentendo allo stesso tempo a un'élite intellettuale di conoscere Dio nel modo più completo possibile a qualsiasi essere umano (''Guida'' III.27- 8, 51).
 
Non desidero difendere la concezione di Maimonide di cosa significhi conoscere Dio<ref>In particolare, non approvo del tutto la preferenza che dà alla ragione sull'immaginazione. Vedo comunque l'immaginazione come centrale nei criteri in base ai quali giudichiamo l'adeguatezza di una visione religiosa. Tuttavia, al centro del resoconto di Maimonide sulla divinità della Torah c'è l'affermazione che dovremmo valutare la visione contenuta nella Torah impiegando qualunque facoltà mentale riteniamo pertinente a tale valutazione. Questa affermazione la sostengo pienamente. La prospettiva mosaica o angelica, così come la interpretiamo oggi, non deve necessariamente essere una prospettiva di ''[[w:Critica della ragion pura|ragion pura]]''. Ma possiamo e dovremmo ancora vedere la divinità della Torah come consistente nell'esprimere tale prospettiva: e la nostra consapevolezza di tale divinità si manifesta solo quando noi stessi raggiungiamo o approssimiamo quella prospettiva.</ref> e tanto meno il suo elitarismo. Tuttavia, egli ci fornisce un modello eccellente per il tipo di cose che dobbiamo fare ai nostri giorni, se vogliamo ritenere la Torah come divina. Dobbiamo constatare come le sue leggi abbiano un senso morale e spirituale e come ci forniscano un quadro in cui raggiungere i nostri più alti obiettivi religiosi.
=== Accettare la Torah nella sua interezza ===
 
Questo è un progetto filosofico ed ermeneutico, per il quale ci sono risorse nell'[[w:Haggadah|Haggadah]] e nella [[w:Cabala ebraica|Kabbalah]], nel ''[https://parshanut.com/ parshanut]'' medievale e moderno, nella filosofia e letteratura moderne (ebraiche e non ebraiche). Non è un progetto storico. Una conoscenza più completa di ciò che gli antichi sacerdoti e cortigiani e scribi israeliti che probabilmente componevano la Torah, intesa con ciò che scrivevano, potrebbe rivelarsi religiosamente utile in alcuni luoghi, ma non c'è motivo di ritenere che lo sarà. L'intento redazionale, se ciò significa l'intento degli autori umani mediante i quali è stata prodotta la Torah, è irrilevante per il suo significato religioso.<ref>Si veda ancora Jakob Petuchowski, "The Supposed Dogma of the Mosaic Authorship of the Pentateuch", ''Hibbert Journal'' 57 (1958-9), pp.356-60 e ''passim''.</ref> Ciò che conta è se la Torah presenti davvero un modo di vivere supremamente buono ("divino") per noi, e questo non deve essere scoperto con mezzi storici o di altro tipo empirico. Deve essere trovato dalla percezione intellettuale – percezione etica e metafisica e teologica – non dalla percezione sensoriale.
 
=== Accettare la Torah nella sua interezza ===
== ''Conclusione'' ==
In terzo luogo e per concludere, voglio supportare l'insistenza di Maimonide sulla santità dell'intera Torah.<ref>Su Maimonide e la santità, si veda ''[[Essenza trascendente della santità]]'', Wikibooks 2019.</ref> L'Ottavo Principio non riguarda tanto la paternità quanto l’''autorità'' della Torah, e il suo punto centrale è che dovremmo considerare l'intera Torah, non solo una parte di essa, come ci coprisse e stesse sopra di noi — come contenesse una saggezza divina, non semplicemente umana. [15] Una volta che si supera lo (apparente) scenario stenografico con cui inizia, praticamente tutto l'Ottavo Principio è dedicato a dire che dovremmo considerare ogni singolo verso della Torah come divino, piuttosto che dividerlo in un "nucleo" prodotto divinamente e un "guscio" aggiunto umanamente. Questo si rivela, in effetti, anche il punto dello scenario stenografico: dobbiamo capire che Mosè scrisse l’''intero'' libro senza inserire nulla che riflettesse i suoi desideri o percezioni personali. Lo scrisse tutto, quindi, come se gli fosse "dettato" dalla verità oggettiva su come vivere; non "inventò" nulla con la sua mente. Vale a dire: tutta la Torah, non solo una parte, proviene dalla prospettiva angelica.
 
Questa è davvero un'ammonizione ermeneutica da parte di Maimonide, una guida alla lettura della Torah. Ci sta esortando a ''cercare'' "saggezza e meraviglie" in ogni versetto, piuttosto che respingerne una parte. L'idea è che possiamo trovare il divino nella Torah solo se la consideriamo tutta come un'autorità su di noi, come ci guidasse piuttosto che doverla noi correggere. Considerare l'intera Torah come proveniente dalla prospettiva angelica è essenziale per capire come ogni sua parte provenga da tale prospettiva: possiamo estrarne la volontà di Dio per noi solo se rifiutiamo di cancellare anche i suoi versi problematici e lottiamo invece per ottenere da loro un significato religiosamente utile.
E questo penso sia giusto. Nonostante i molti teologi liberali, dovremmo ancora e sempre prendere la Torah come completamente autorevole su di noi. Come esattamente dovremmo ''comprendere'' oggi questa autorità potrebbe essere radicalmente diverso da come l'abbiamo compresa nelle generazioni precedenti: la nostra "percezione intellettuale", i nostri modi di comprensione filosofica, sono cambiati nel tempo e la verità religiosa che percepiamo nella Torah cambia di conseguenza.<ref>Se sembra strano che un testo possa essere autorevole pur cambiando il suo significato nel tempo, si consideri il rapporto tra la Costituzione e la repubblica americana. Ciò che conta come libertà di parola, diritto di portare armi, diritto contro la perquisizione e il sequestro ingiustificati, ecc. può cambiare notevolmente nel tempo, ma in ogni momento la necessità di rispettare quel diritto ha autorità sulla ''polis'' americana. Manteniamo il testo fisso, ma il nostro modo di comprenderlo cambia. E ciò che ci richiede cambia di conseguenza. Questo potrebbe anche essere il significato della storia in b. ''Menachot'' 29b, secondo cui Mosè non capiva ciò che insegnava R. Akiva, ma fu confortato dal fatto che Akiva affermasse che i suoi insegnamenti erano "halakhah di Mosè al Sinai".</ref> Ciò può significare che le leggi che ne traiamo debbano cambiare. Il cambiamento halakhico e le progressive visioni morali e teologiche sono compatibili con una visione in base alla quale si cerca sempre di umiliarsi davanti alla Torah piuttosto che respingerla o correggerla. Dubito comunque che possiamo imparare religiosamente dalla Torah, vederla come la fonte della nostra comprensione della volontà di Dio per noi, a meno che non ci si umili.
 
Tra le altre cose, ciò significa in gran parte assumere, per scopi religiosi, il punto di vista degli interpreti tradizionali della Torah e non quelli storico-critici. Lo studioso biblico [[:en:w:James Kugel|James Kugel]], che è anche ebreo ortodosso, spiega chiaramente perché l'autorità della Torah scompare dall'orizzonte se insistiamo ad affrontarla come un artefatto storico:
{{q|La persona che cerca di imparare ''dalla'' Bibbia è più piccola del testo; si accovaccia ai suoi piedi, in attesa di istruzioni o approfondimenti. ''Conoscere'' il testo genera la posizione opposta. Il testo si sposta da soggetto a oggetto; non parla più, ma se ne parla, viene analizzato e vagliato. Le intuizioni ora sono tutte quelle del lettore, non del testo.<ref>Kugel, ''How to Read the Bible'', Free Press, 2008, p. 666.</ref>}}
Se cerco la saggezza di Dio nella Torah – comunque io comprenda esattamente tale saggezza – devo umiliarmi davanti ad essa, supporre che contenga misteri dai quali posso imparare anche quando sembra errata o confusa: supporre che io, piuttosto che lei, sia in errore o confuso. Questa è una posizione religiosa basilare verso un testo sacro, essenziale per la convinzione che esso sia sacro. Dobbiamo adottarla, affinché la Torah sia sacra per noi, indipendentemente dallo specifico insegnamento sacro che speriamo o ci aspettiamo di trovarvi.
 
== ''Conclusione'' ==
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Per concludere, penso che l'Ottavo Principio di Maimonide si adatti bene agli approcci moderni all'ebraismo e alla Torah. L'autorità della Torah rimane qualcosa che anche gli ebrei religiosi progressisti possono continuare a sostenere, sebbene possano adeguare tale autorità a moderni principi morali e metafisici. Maimonide ci fornisce tutte le risorse di cui abbiamo bisogno per sviluppare un ebraismo moderno e progressivo — basta che comprendiamo che la prospettiva mosaica da cui è stata scritta la Torah, e che dovremmo sforzarci di condividere, è una prospettiva che nasce dalla percezione intellettuale (etica, spirituale, metafisica) di Dio, non dalla percezione sensoriale.
 
E se utilizziamo bene la nostra percezione intellettuale, se raggiungiamo la prospettiva angelica o vi ci avviciniamo e vediamo la Torah alla sua luce, possiamo stare di nuovo – oggi e ogni giorno – insieme a Mosè sul Sinai.
{{Vedi anche|Serie maimonidea}}
==Note==
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<references/></div>
 
{{Avanzamento|50100%|17 dicembre 2019}}
[[Categoria:Pensare Maimonide|Sinai]]