Storia della filosofia/Filosofia moderna: differenze tra le versioni

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Galileo Galilei per primo progettò un'analisi dell'esperienza limitata agli aspetti quantitativi della realtà, rinunciando alla conoscenza delle qualità e delle essenze (che era il proposito della filosofia classica-aristotelica).<ref>«...e stimo che, tolti via gli orecchi le lingue e i nasi, restino bene le figure i numeri e i moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell'animale vivente non credo che sieno altro che nomi, come a punto altro che nome non è il solletico e la titillazione, rimosse l'ascelle e la pelle intorno al naso» (G. Galilei, ''Il Saggiatore'', cap. XLVIII).</ref> Con Galilei, alla matematica resta comunque assegnato un ruolo fondamentale. Si può dire che egli congiunse i vantaggi del metodo matematico con quello sperimentale. Basti pensare alle leggi sulla caduta dei gravi, elaborate da Galilei anzitutto come ipotesi matematiche, e poi controllate con esperimenti appositamente costruiti.
 
Contemporaneo di Galilei fu Francesco Bacone, il quale invece si pose in polemica aperta contro il metodo matematico-deduttivo di Aristotele. Bacone pose l'induzione a fondamento della scienza, ossia un procedimento che risale dai casi particolari fino a leggi universali. Egli tentò di costruire un metodo rigoroso (l<nowiki>'</nowiki>''Organum''), al quale egli voleva ricondurre ogni aspetto della realtà, tramite il quale poter evitare quei pregiudizi (gli ''Idola'') che ostacolerebbero una reale precezione dei fenomeni della natura. In seguito anche Newton aderirà al metodo induttivista di Bacone; è da notare come anche Newton si serve della matematica per descrivere i fenomeni, ma con lui viene a cadere quella fede in una struttura matematica dell'universo che ancora Galileo considerava alla base delle sue dimostrazioni.
== Cartesio e il razionalismo ==
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== L'Illuminismo ==
In Francia si era intanto sviluppato l'Illuminismo, i cui maggiori esponenti furono Voltaire, Rousseau, e Montesquieu. L'illumismoilluminismo intese porre in primo piano la ragione, intesa come una ragione ''strumentale''. Se infatti da un lato si richiamava all'umanesimo nell'attribuire all'uomo una centralità particolare, dall'altro però cercò di sganciare la ragione da ogni visione trascendente. Lo testimonia la critica alle religioni positive e ai sistemi metafisici in generale.
 
Un'altra tematica basilare di questo periodo della filosofia è quella politica: è in questi secoli che si sviluppa la riflessione politica più variegata e significativa del pensiero occidentale, che nell'età moderna era sorta dapprima con Machiavelli, poi era passata attraverso le proposte monarchiche e assolutiste di Hobbes, quindi aveva sviluppato la prima idea "liberale" con Locke, e ora infine, con gli Illuministi come Montesquieu e Rousseau, assiste al proposito di ordinare lo Stato e la società secondo i criteri della ragione.
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Per risolvere le contrapposizioni tra razionalisti ed empiristi, Kant attuò una ''rivoluzione copernicana'' del pensiero, affermando che se da un lato il razionalismo non è autonomo ma ha bisogno dell'esperienza per aspirare ad una conoscenza oggettiva, dall'altro è l'esperienza sensibile ad essere modellata dalla ragione e non viceversa.
 
Nella ''Critica della ragion pratica'' Kant attribuisce importanza al sentimento morale, fondando sulla ragione anche l'agire etico:<ref>[http://www.adripetra.com/Conclusione%20Ragion%20Pratica.htm ''Critica della ragion pratica]''], a cura di F. Capra & E. Garin, Bari, Laterza, 1955.</ref> la legge morale che la ragion pratica si dà, e a cui questa spontaneamente ubbidisce, diventa per Kant garanzia universale e necessaria di libertà, dell'immortalità dell'anima, e dell'esistenza di Dio, concetti preclusi invece alla pura ragione.
 
Alquanto tralasciato, come si è detto, è l'interesse per la metafisica, che tuttavia proprio sul finire del Settecento verrà riconosciuta dallo stesso Kant come la vocazione ultima dell'essere umano.<ref>«Anche questa specie di conoscenza è, in certo senso, da considerare come data, e la metafisica è in atto [esiste realmente], se non come scienza, almeno come disposizione naturale (''metaphysica naturalis''). Poiché la ragione umana procede incessantemente - non che sia spinta a ciò da mera vanità di troppo sapere, ma per un bisogno suo proprio - fino a tali questioni, che non possono trovar risposta mediante nessuna applicazione sperimentale della ragione né attraverso princípi da essa dedotti, così realmente una qualche forma di metafisica vi è stata e vi sarà sempre in tutti i tempi e per tutti gli uomini, non appena la ragione si apre in loro fino alla speculazione» (Immanuel Kant, ''Critica della ragion pura'', "Introduzione alla seconda edizione", in ''Grande Antologia Filosofica'', Marzorati, Milano, 1971, vol. XVII, pagg. 208-209).</ref> È con questa nostalgia di Assoluto che si aprirà il Romanticismo.