Pensare Maimonide/Guida: differenze tra le versioni

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In questo capitolo Maimonide fa un'altra affermazione importante sullo status dell'interpretazione di Onkelos, affermazione che bisogna citare per intero:
{{q|Non devi ritenere biasimevole il fatto che questa materia profonda, che è remota dalla tua apprensione, debba essere soggetta a molte interpretazioni differenti. Poiché ciò non reca danno a quello a cui ci dedichiamo.<ref>Che dovrebbe essere: ottenere comprensione dell'esistenza di Dio, della Sua unità e incorporeità.</ref> E tu sei libero di scegliere qualunque credenza che desideri. Puoi credere che la grande condizione ottenuta da [Mosè] fu indubbiamente, nella sua interezza, una visione di profezia e che egli desiderò solamente apprensioni intellettuali — cioè, tutto ciò che aveva chiesto, che gli venne rifiutato e che apprese, essendo intellettuale e senza ricorso ai sensi, come avevamo interpretato sin dall'inizio. Op[pure puoi credere che ci fu, in aggiunta all'apprensione intellettuale, un'apprensione dovuta al senso della vista che, tuttavia, aveva come oggetto una cosa creata, vedendo la quale si poteva ottenere la perfezione dell'apprensione intellettuale. Questa sarebbe l'interpretazione di questo passo di Onkelos... Scegli l'opinione che preferisce, in quanto che il nostro solo scopo è che tu non debba credere che [Dio è un corpo al quale si possa attribuire moto].<ref>Si veda la discussione in Kreisel, ''Prophecy'', 214-5. Stranamente, H.A. Wolfson, ''Crescas’ Critique'', 459-62, interpreta Maimonide come se ritenesse normativa l'interpretazione di Onkelos e non una concessione fatta ai debolucci di mente. Per una lettura attenta di questo capitolo della ''Guida'', si veda Schäfer, ''Mirror of His Beauty'', 113-15.</ref>}}
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Ma non dobbiamo confonderci: di certo Maimonide cita l'approccio di Onkelos come accettabile, ma non come l'opzione preferita.
 
Ritornando alla nostra esposizione dell'interpretazione maimonidea del termine biblico ''kavod'', lo troviamo poi che lo cita in i.28 (pp. 59-60), dove dice, come di passaggio: "Di conseguenza, [Onkelos] riferiva il termine «trono» al Suo ''kavod'', intendo alla ''shekhinah'', che è una luce creata." Questo è il primo punto nella ''Guida'' in cui si trova Maimonide che chiaramente propone l'equazione: ''kavod'' = ''shekhinah'' = luce creata.<ref>In ''Guida'' i.25 (p. 55) Maimonide spiega il versetto "E il ''kavod'' del Signore venne a dimorare" (Esodo {{passo biblico|Esodo|24:16}} come si riferisse alla ''shekhinah'' e nello stesso passo evidenzia l'identità della ''shekhinah'' e della luce creata, ma si implica la triplice identità, senza renderla esplicita. In ''Guida'' i.76 (p. 229), la ''shekhinah'' viene presentata anche come equivalente della luce creata.</ref>
 
Maimonide cita Esodo {{passo biblico|Esodo|33:18}} ("Ti prego, fammi vedere il Tuo ''kavod''!") in ''Guida'' i.54 (pp. 123-4). In i.4 la sua discussione del versetto si concentra sul verbo "vedere"; qui l'enfasi sta sul ''kavod'' stesso:
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[[Categoria:Pensare Maimonide|Guida]]