Pensare Maimonide/Genesi del tempo: differenze tra le versioni

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=== Esegeti medievali: a supporto degli elementi primordiali ===
Il significato semplice fu stato compreso da un certo numero di esegeti ebrei, che trattarono le parole iniziali della Torah come una clausola circostanziale o temporale.<ref>Tutti gli esempi di בְּרֵאשִׁית sono probabilmente in clausole temporali; quelli nello stato assoluto (come in Gen. 1:1) si trovano solo quando il termine è usato nel contesto cerimoniale, stabilendo normalmente priorità sequenziale piuttosto che precedenza temporale. Grammaticamente, una frase più adatta alla comprensione tradizionale delle parole iniziali potrebbe essere stata בַּתְּחִלָּה בָּרָא אֱלֹהִים. La scelta di בְּרֵאשִׁית nella posizione iniziale potrebbe essere guidata dal desiderio di duplicare le consonanti in ברא, la seconda parola della frase. Potrebbe esserci anche un motivo esoterico: בראשׁית contiene le prime due (''aleph, bet'') e le ultime tre consonanti (''reš, shin, taw'') dell'[[w:alfabeto ebraico|alfabeto ebraico]], nonché la decima (''yod''), quest'ultima spesso usata come abbreviazione per il nome di Dio, י־הוה. Anche in questo caso, potrebbe esserci un commento erudito su una nozione invocata in Isaia {{passo biblico|Isaia|44:6}}, "Così disse il Signore... «Io sono il primo e Io l'ultimo, e fuori di me non c’è Dio.»". (Questo sentimento è ripetutamente invocato nel Nuovo Testamento, tra cui Apocalisse {{passo biblico|Apocalisse|1:8}}).</ref> In effetti, non fino al versetto 2 ([[w:Abraham ibn ‛Ezra|Ibn Ezra]]) o al versetto 3 ([[w:Rashi|Rashi]]) iniziamo la descrizione iniziale di ciò che esisteva primordialmente.
 
Se seguiamo Ibn Ezra, verremmo a tradurre l'inizio della Genesi in qualcosa del tipo:
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== La Creazione del tempo ==
Ecco come differiva la versione biblica: — Quando Dio iniziò a raccogliere nel futuro tutti questi elementi senza scopo, per prima cosa evoca un componente ''ex nihilo'', "dal nulla", semplicemente pronunciandolo. Questo componente è אוֹר, "luce". Dio lo giudica buono; ma di per sé anche questa "luce" non aveva una definizione. Allora Dio la contrappone (יַבְדֵּל) con uno degli elementi primordiali, חֹשֶׁךְ, "buio". Con quell'atto, "luce" diventa יוֹם, "giorno" (un termine sfortunato, poiché alla fine avrà diverse applicazioni) mentre "buio" diventa לָיְלָה, "notte".
 
Mentre queste due entità si susseguono – l'oscurità primordiale come עֶרֶב, "sera", quindi il "giorno" appena generato come בֹקֶר, "mattina" — qualcosa di completamente viene in essere: יוֹם אֶחָד. Queste due parole non dovrebbero essere tradotte "primo giorno" o "giorno uno", che sarebbe יּוֹם (הָ) רִאשׁוֹן, ma "un giorno". Cioè, "un giorno" come misura del tempo e per la sua alternanza sequenziale di notte e giorno, il nostro giorno civile.<ref>Anche la ''Septuaginta'' ha ἡμέρα μία, "un giorno", che porta [[w:Filone di Alessandria|Filone]] ad immaginarlo come chiamato univocamente per stabilire "la natura del limite" (''De opificio mundi'', 15). Origene va oltre e pensa che non può essere il "primo giorno" perché il tempo non è stato ancora creato (Genesi: Omelia I). La questione della precedenza del tempo rispetto alla creazione era stata dibattuta molto prima che ''Genesis Rabbah'' (3.7), tra gli altri testi, si schierasse a favore.</ref>
 
Per quanto breve, questo passo introduce un Dio che ha molte sfaccettature oltre il normale potenziale di ogni singola divinità nazionale pagana: convoca, crea dal nulla, riordina e dà nuove forme agli elementi esistenti. Soprattutto, Dio preesiste il tempo, strumento di sua ideazione (quando costruì "un giorno"), e quindi non Gli si può assegnare una preistoria, per non parlare di una genealogia, come era comune nelle antiche mitologie.
 
== Modellare un universo ==
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[[Categoria:Pensare Maimonide|Genesi del tempo]]