Pensare Maimonide/Saadya: differenze tra le versioni

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[[File:Lilien figure.jpg|center|480px|"Figura di ebreo", litografia di Ephraim mosheMoshe Lilien, XIX sec.]]
 
== L'interpretazione di Saadya Gaon ==
Consistente con l'uso tradizionale, sia [[w:Saadya Gaon|Saadya Gaon]] che [[w:Yehuda Ha-Levi|Yehuda Ha-Levi]] interpretano ''kavod'' come se denotasse qualcosa di corporeo e accessibile ai sensi.<ref>Per una storia delle discussioni su ''kavod'', si veda Dan, ''Esoteric Theology'', 104-68.</ref> Saadya cercava di proteggere l'incorporeità assoluta di Dio di fronte a passi biblici come quelli citati ''supra''. Pertanto scrive:
{{q|La nostra risposta a questa obiezione è che questa forma era qualcosa [di creato specialmente]. Parimenti il trono ed il firmamento,<ref>L'obiezione era stata fatta riguardo a Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|1:26}} ("Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane") e a 1 Re {{passo biblico|1Re|22:19}} ("E Michea disse: «Per questo, ascolta la parola del Signore! Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo Gli stava intorno, a destra e a sinistra»).</ref> come anche i suoi portatori, erano tutti loro prodotti per la prima volta dal Creatore col fuoco allo scopo di assicurare al Suo profeta che era Lui che gli aveva rivelato la Sua parola... È una forma più nobile di quella degli angeli, di carattere magnifico, risplendente di quella luce che è chiamata il ''kavod'' del Signore. È quyesta forma... che i Saggi caratterizzarono come ''shekhinah''. A volte, tuttavia, questo essere creato in maniera speciale consiste di luce senza la forma di persona.<ref>Saadya, ''Libro delle Credenze e delle Opinioni'', ii.10; p. 121 nella traduzione di Rosenblatt.</ref>}}
Apprendiamo una quantità di cose importanti da questo passo. Saadya insegna che quello che la Torah chiama ''kavod'', la letteratura rabbinica chiama ''shekhinah''. È creato dal fuoco, è più grande degli angeli ed è ciò che i profeti vedono (veramente) quando descrivono visioni del reame divino. Vedere il ''kavod'' rassicura il profeta che la visione è reale e non il risultato della sua (fervida) immaginazione.<ref>Discotendo questo passo, Diana Lobel scrive che il ''kavod'' "è una luce oggettiva, più sublime della luce degli angeli, che Dio plasma in varie forme spirituali quando Dio vuole assicurare al profeta la Presenza Divina. In certi momenti straordinari, come la rivelazione al Monte Sinai, il ''kavod'' diventa anche visibile a tutto il popolo di Israele" (''Between Mysticism and Philosophy'', 112-13). Ulteriormente su Saadya e ''kavod'', si vedano (oltre agli studi citati al [[Pensare Maimonide/Shekhinah#cite note-9|capitolo precedente, nota 9]]): Kreisel, "Judah Halevi's Influence on Maimonides", 110-12; Lobel, ''Between Mysticism and Philosophy'', 118-19, 164-5; A. Green, ''Keter'', 96-8; E.R. Wolfson, ''Through a Speculum that Shines'', 126-7; e in gran dettaglio e illuminante, Kreisel, ''Prophecy'', 56-67, 76-7.</ref> Quando uno vede il ''kavod'', non è che veda Dio (ci mancherebbe!), ma piuttosto una creazione divina speciale.
 
 
 
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{{Vedi anche|Essenza trascendente della santità|Guida maimonidea|Torah per sempre}}
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[[Categoria:Pensare Maimonide|Saadya]]