Pensare Maimonide/Torah dal cielo: differenze tra le versioni

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Maimonide tentò di spostare il fulcro dell'ebraismo dalle azioni alle credenze. I comandamenti che coinvolgono i rituali furono da lui visti come designati principalmente ad inculcare e rafforzare l'accettazione di certe vere credenze.<ref>Si veda ''Guida'' 3.28, 29, 32, 35.</ref>
 
Nonostante la sua enfasi sulla centralità del dogma, un certo numero di studiosi moderni ha chiesto audacemente se l'ottavo principio fosse davvero la visione di Maimonide sulla questione, o se invece stesse presentando un'opinione che considerava cruciale al fine di preservare la convinzione delle masse sull'origine divina della Torah e l'osservanza dei suoi comandamenti. Per dirla diversamente, il fondatore dell'ortodossia ebraica è stato in effetti un ortoprasse,<ref>Da "ortoprassi" = l'agire in modo retto, conforme alle norme o principi dell'ortodossia religiosa. Cfr. [https://www.dizionario-italiano.it/dizionario-italiano.php?lemma=ORTOPRASSI100 ''Dizionario italiano'': ''s.v.'' "Ortoprassi"].</ref> vale a dire un ebreo che osserva fedelmente i comandamenti ma non crede nella verità letterale di alcune credenze, tra cui la Torah dal Cielo, che lui stesso formula come assolutamente vincolante per tutti gli ebrei?
 
Nella ''Guida'' (3:28) Maimonide distingue tra opinioni vere insegnate dalla Legge e opinioni che sono politicamente o religiosamente necessarie. Una forte argomentazione può essere fatta per la tesi secondo cui anche i 13 Principi di Maimonide possono essere divisi di conseguenza. Si potrebbe immaginare che senza il credo di Maimonide e la sua diffusa accettazione, o almeno, con una formulazione dell'ottavo principio più aperta, che consenta interpretazioni molto diverse, l'attuale dilemma non sarebbe così acuto. Maimonide sentiva chiaramente che tutti i principi da lui promulgati erano necessari per la sopravvivenza dell'ebraismo, anche se non tutti erano letteralmente veri.
 
Il dibattito sull'"Ortodossia" di Maimonide iniziò quando era ancora in vita.<ref>Un certo numero di critici, oltre che di seguaci, lo hanno interpretato come rifiuto di credere nella risurrezione dei morti. La risposta di Maimonide è contenuta nel suo ''Trattato sulla Risurrezione'', dove apparentemente sostiene la fede nella risurrezione. Dico "apparentemente" perché mentre il Trattato mette a tacere i suoi aggressori, difficilmente pone fine alla domanda relativa alla sua vera visione sull'argomento. Anche questo Trattato può essere letto come uno contenente un' interpretazione esoterica.</ref> Il problema, allora come ora, può essere ridotto alla domanda se Maimonide credeva che Dio potesse conoscere i singoli esseri umani e agire al di fuori delle leggi della natura, vale a dire direttamente nella storia.
 
Se Maimonide respingeva questa convinzione e favoriva segretamente la concezione aristotelica dell'attività di Dio, come suggerito da alcuni studiosi, allora per sostenere l'origine divina della Torah, avrebbe avuto bisogno di riformulare cosa significhi "origine divina" in un mondo che opera esclusivamente in conformità alle leggi della natura.<ref>Questo punto viene discusso dettagliatamente da Haim Kreisel nel secondo capitolo del suo libro, ''Judaism as Philosophy: Studies in Maimonides and the Medieval Jewish Philosophers of Provence'', Academic Studies Press, 2015. In diversi punti, Alvin J. Reines ha sostenuto la posizione secondo cui Maimonide segretamente riteneva Mosè l'autore della Torah. Si veda, ad esempio, il suo "Maimonides’ Concept of Mosaic Prophecy", ''HUCA'' 40-41 (1969-1970): 169-206, e il suo ''Maimonides and Abrabanel on Prophecy'', Hebrew Union College Press, 1970. Numerosi studiosi seguono ora la sua tesi.</ref> Ciò che però non poteva fare era credere letteralmente ai miracoli come atti volontari di Dio.
 
Ancora più importante: Maimonide non avrebbe potuto credere che Dio dettasse a Mosè ciascuno dei singoli comandamenti della Torah e che Dio avesse creato una voce udibile al Sinai ascoltata da tutto Israele e che trasmettesse loro i primi due comandamenti, mentre Mosè effettivamente ascoltò poi anche quelli rimanenti.<ref>Maimonide discute la Rivelazione al Sinai e ciò che Israele udì veramente in ''Guida'' 2.33. Kreisel esamina la questione nel suo libro, ''Prophecy: The History of an Idea in Medieval Jewish Philosophy'', (Kluwer; Dordricht 2001, pp. 230-235.</ref>
 
==Maimonide e l'ortoprassi nascosta==