Pensare Maimonide/Dio nel Talmud: differenze tra le versioni

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Abbiamo quindi un disaccordo tra Dio e la Sala di Studio celeste. Per decidere la questione, le parti del dibattito decidono di convocare Rabbah bar Nahmani, un esperto rabbinico in questo settore del diritto. Rabbah deve quindi morire per poter accedere alla Sala. Tuttavia l'Angelo della Morte non è in grado di toccare il rabbino mentre studia, fin quando non viene creato un diversivo e temendo di essere inseguito dalle truppe reali, Rabbah prega di morire piuttosto che cadere nelle loro mani. Un elemento profondamente intrigante, anche inquietante, in questa storia è l'idea che Dio possa essere superato dal voto della Sala di Studio celeste in una discussione sull'interpretazione della Torah che Dio stesso ha creato! Dio, come il saggio umano, si impegna volontariamente nel processo di dibattito e di consenso che i rabbini usano per creare la legge e la pratica ebraiche. Dio si sottomette persino, per così dire, alle decisioni prese nella sala di studio umana.
 
Ma la storia del Rabbah bar Nahmani ha un altro elemento preoccupante. Indica un lato oscuro dell'operato di Dio nel mondo, poiché il rabbino deve morire – Dio facilita la sua morte – in modo che possa aiutare a risolvere la disputa nella Sala di Studio celeste. Questo tema viene in particolare alla ribalta in un'altra storia di Dio e della Torah (''Menahot'' 29b), in questo caso la consegna della Torah a Mosè:
==''Conclusione''==
[[File:Shin-dia.png|right|250px|thumb|Lettera ''[[w:Šin|Shin]]'' con [[w:segno diacritico|diacritico]] e '''corona''']]
{{q|Rav Yehudah disse nel nome di Rav: Al tempo in cui Mosè salì in cielo, trovò il Santo, che Egli sia benedetto, seduto e che istoriava le '''corone''' delle lettere [della Torah]. Gli disse: "Maestro dell'Universo, che cosa ti sta ritardando?" Gli disse: "Alla fine di molte generazioni ci sarà un uomo particolare di nome Akiva ben Yosef, che spiegherà per ogni tratto (delle lettere ) cumuli su cumuli di leggi". [Mosè] disse davanti a Lui disse: "Signore dell'Universo, mostramelo!" Egli gli disse: "Voltati". [Mosè] si voltò. Andò a sedersi dietro a 18 file [nell'aula dove Rabbi Akiva teneva la lezione] e non capiva di cosa stessero parlando... Tornò davanti al Santo, che Egli sia benedetto, e gli disse: "Signore dell'Universo, Tu hai una tale persona, e invece dai la Torah in mano a me?" Ed Egli gli rispose: "Taci! Questo è il mio piano." [Mosè] disse davanti a Lui: "Maestro dell'Universo, mi hai mostrato la sua Torah, mostrami la sua ricompensa!" Egli rispose: "Voltati". [Mosè] si voltò; vide che [i romani] stavano soppesando la sua [di Akiva] carne su bilance. [Mosè] gli disse: "Signore dell'Universo, questa è la Torah, e questa è la sua ricompensa?!" Egli gli rispose: "Taci! Questo è il mio piano".}}
 
Spesso questa storia è invocata per ciò che la Torah implica e del ruolo degli esseri umani nel suo sviluppo e trasmissione. Ma altrettanto intrigante è il ritratto di Dio che vi si trova. Da un lato, questa è un'immagine di Dio intimamente coinvolto nella creazione e nella gestione del mondo, fino al livello di dettagli minuti. Dio inserisce delle istoriazioni nella calligrafia delle lettere della Torah, in previsione di un singolo rabbino che vivrà molti anni nel lontano futuro. Ma c'è anche un aspetto più oscuro nel coinvolgimento di Dio nel mondo. I piani e le attività di Dio, come rappresentati in questa storia, sono spesso al di là della comprensione umana e possono persino apparire come capricciosi o ingiusti. Dio fa ciò che Dio fa — sceglie a chi sarà trasmessa la Torah, permette a un grande studioso della Torah di subire la morte di un martire — per ragioni che nemmeno Mosè, il più grande di tutti i profeti, è in grado o gli è permesso di capire. In molti luoghi, i rabbini affermano che il bene viene premiato e il male punito, ma raccontando storie come questa, dimostrano di sapere anche che l'evidenza empirica del mondo può far sembrare diversamente. Come nelle nostre benedizioni del male e del bene, dobbiamo solo accettare che Dio è l'Autore di tutto ciò che ci vien dato in questo mondo, che le cose accadono per i fini di Dio anche se per noi incomprensibili.
 
Eppure i rabbini erano anche certi che Dio non è insensibile alla sofferenza che deriva da quei decreti. Una delle benedizioni descritte in Mishnah ''Berakhot'' 9:2 viene recitata quando si verificano fenomeni naturali come "stelle cadenti, ''zava’ot'', tuoni, venti e fulmini": "Beato Colui la cui forza e potenza riempie il mondo". Il Talmud allora chiede (''Berakhot'' 59a): Cosa sono questi ''"zava’ot"''? Alla domanda viene data risposta mediante una storia:
{{q|Rav Katina disse: "un terremoto" [''guha'']. Rav Katina stava andando per strada. Quando arrivò all'ingresso della casa di un negromante di ossa, accadde un terremoto. Egli disse: "Questo negromante di ossa sa cos'è questo terremoto?" Egli [il negromante] alzò la voce: "Katina, Katina, perché non dovrei saperlo? Nel momento in cui il Santo, che Egli sia benedetto, si ricorda dei suoi figli che vivono in tribolazione tra i popoli del mondo, due lacrime cadono nel Grande Mare e la Sua voce viene udita da un capo all'altro del mondo — e questo è il terremoto."}}
Rav Katina ricusa il negromante come portatore di menzogne, ma il narratore suggerisce che quest'ultimo potrebbe benissimo aver ragione: "il fatto che egli [Rav Katina] non fosse d'accordo con lui ammonisce che tutta la gente non deve essere sviata dal [negromante]." Inoltre, il passo continua con Rav Katina e molti altri rabbini, ognuno dei quali offre le proprie spiegazioni antropomorfe delle azioni divine – battiti di mani, sospiri, calpestio di piedi – che creano il tremore della terra.
 
Altrove in ''Berakhot'' (3b) ci sono pari immagini di Dio in lutto per la distruzione che Dio ha causato ai figli di Israele. In questi esempi, Dio in lutto non è un evento raro, come le lacrime divine che il negromante afferma causino terremoti, ma un normale accadimento notturno. I rabbini si consolano al pensiero che fintanto che il popolo di Dio soffre, anche se per mano di Dio, Dio stesso si dispera continuamente per loro.<ref>Si veda Michael Fishbane, "«The Holy One Sits and Roars»: Mythopoesis and the Midrashic Imagination", in ''The Midrashic Imagination: Exegesis, Thought, and History'', Michael Fishbane (cur.), State University of New York Press, 1993, 60-77.</ref>
 
==''Conclusione''==
Queste fonti costituiscono solo un piccolo esempio dei numerosi passaggi talmudici che parlano di Dio, della natura di Dio e della relazione uomo-Dio. Ma anche da questo esempio, possiamo vedere la complessità, e persino le contraddizioni, nel pensiero rabbinico su questo vasto argomento.
 
I rabbini tentano di bilanciare le immagini di Dio sia vicine che trascendenti: Dio è Onnipresente e Dio è Celeste, la Shekhinah di Dio è presente in mezzo a noi, ma Dio è al di là e sopra di noi come il Santo e il Signore dell'Universo. Dio ha il controllo assoluto sul funzionamento del mondo, tuttavia Dio si sottomette al processo di dibattito e interpretazione comunitari della Torah. E mentre lodiamo Dio non solo per il bene che Dio ci elargisce, ma accettando anche (ma non sempre comprendendo) il male che ci colpisce, Dio piange per le sofferenze del Suo popolo.
 
==Note==
<references/>
 
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