Ecco l'uomo/Purezza rituale: differenze tra le versioni

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Nella [[w:Tanakh|Bibbia ebraica]] solo i sacerdoti si lavavano le mani e i piedi prima di avvicinarsi all'altare (Esodo {{passo biblico|Esodo|30:17-21}}). In Marco 7 sentiamo parlare dei farisei che si lavano le mani prima dei pasti, il che è molto probabilmente storicamente accurato, soprattutto perché la pratica si era sviluppata considerevolmente al momento della stesura della [[w:Mishnah|Mishnah]] (ca. 200 e.v.). L'idea che lavarsi le mani avrebbe eliminato l'impurità è un'innovazione non biblica e mirava a preservare la purezza delle persone che mangiano cibo (Furstenberg 2008:189–90). Si presuppone che l'impurità delle mani possa essere dissociata dal resto del corpo. Troviamo un'idea simile in relazione alla perdita irregolare maschile, lo ''zav'', che non trasmetterebbe impurità con le mani lavate secondo Lev. {{passo biblico|Lev|15:11}}. In ogni caso, il punto nella critica di Gesù è che egli non è d'accordo con l'innovazione farisaica del lavaggio delle mani. Questa tradizione afferma che Gesù non era d'accordo con l'opinione espansionistica sulla purezza proposta dai farisei. Non indica, tuttavia, che egli fosse indifferente (o "apparentemente indifferente") alle questioni relative alla purezza.
 
Le parole di Gesù in Marco 7:15 sono al centro del dibattito accademico: "Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo." Tradizionalmente c'è stato un consenso nella ricerca neotestamentaria a favore dell'autenticità del detto di Gesù in 7:15 (Svartvik 2000:3–8; Räisänen [1982] è un'eccezione). Poiché la discontinuità con l'ebraismo era considerata un argomento a favore dell'autenticità in un precedente periodo di studi moderni, anche le parole di Gesù erano considerate autentiche. Come sosteneva [[:en:w:Norman Perrin|Norman Perrin]] nel 1967, "Questo è forse l'affermazione più radicale dell'intera tradizione di Gesù e, come tale, è certamente autentica" (Perrin 1967:150). Le parole di Gesù furono considerate anche radicalmente diverse dalle opinioni comuni sulla purezza dell'ebraismo (vedi Räisänen 1982).
 
Oggi l'autenticità di Marco 7:15 è oggetto di accesi dibattiti. John Meier afferma l'improbabilità che Gesù abbia annullato le leggi sul cibo basate su un diverso principio: "Coerenza con il senso di Gesù stesso di essere un profeta inviato a Israele suo popolo Israele – e non ai Gentili – così come coerenza con l'ebraismo palestinese del I secolo (per quanto vario e settario fosse) sembrerebbe far propendere contro l'autenticità di 7:15" (Meier 1991-2009, IV:385). Egli indica anche le polemiche nel primo movimento di Gesù riguardo alle leggi ebraiche sul cibo, chiedendosi come i suoi seguaci avrebbero potuto dimenticare il messaggio di Gesù se avesse davvero rovesciato le leggi alimentari in modo rivoluzionario? Sanders respinge l'autenticità per motivi simili (Sanders 1985:260–1). Una prospettiva diversa è offerta da Jesper Svartvik e Kazen che considerano autentico il detto, ma sostengono che comunichi un giudizio di valore relativo, confrontando impurità interna ed esterna, cioè: "L'uomo non è tanto contaminato da ciò che entra in lui dall'esterno quanto da quello che viene dall'interno '(Kazen 2002:66,228–31; cfr. Kazen 2013:190; Svartvik 2000:405-11). Nelle parole di Kazen: "l'idea che Gesù volesse abrogare le leggi sul cibo in generale è fuori discussione" (Kazen 2013:182).
Tuttavia, se prendiamo il detto in senso assoluto, potrebbe emergere un messaggio diverso. Yair Furstenberg (2008) sostiene che il detto centrale di Gesù ha senso in un dibattito ebraico del I secolo sulla halakhah della purezza. In una continuazione della disputa sul lavaggio delle mani prima dei pasti (Marco 7:1–5), la dichiarazione di Gesù in 7:15 è diretta contro l'opinione farisaica secondo cui il cibo contaminato renderebbe una persona impura (Furstenberg 2008:184). Secondo la halakha farisaica, lavarsi le mani prima dei pasti era una salvaguardia contro l'inquinamento del cibo (specialmente cibo umido) che a sua volta avrebbe inquinato il corpo (di sé e degli altri). Questa comprensione della trasmissione dell'impurità, che Gesù contesta, è nuova rispetto alle leggi del Levitico. Pertanto, Gesù contrappone l'assunzione di cibo contaminato che non contamina con le cose che escono dal corpo (fluidi corporei) che contaminano una persona, cioè sangue mestruale, sperma e perdite (Lev. 15). Il detto probabilmente non si riferisce a cibi proibiti come la carne di maiale, che non è una questione in discussione nel primo secolo (Kazen 2002:86) (sebbene, il cibo tecnicamente proibito di solito non renda una persona ritualmente impura; vedi Furstenberg 2008:183). Come accennato, le spiegazioni successive appartengono a elaborazioni susseguenti per fasi. Gesù quindi dice che il cibo contaminato non trasferisce l'impurità per ingestione in contrasto con le perdite corporee irregolari, che danno impurità. Poiché le successive elaborazioni probabilmente riflettono un'interpretazione successiva e spiritualizzata dell'affermazione halakica di Gesù, il suo detto non dovrebbe essere compreso alla loro luce. Anche se dovessimo accettare una comprensione relativa del detto (la purezza rituale è meno importante della purezza morale) non vi è ancora alcuna prova di una critica di per sé del sistema di purezza.
 
Come molti altri studiosi, prendo la spiegazione di Marco "Cosí dicendo, dichiarava puri tutti gli alimenti" (7:19) come riflesso della visione marciana nel contesto del dibattito sul cibo al momento della sua redazione(ca. 70 e.v.). In confronto, Matteo sceglieo di saltare il commento di Marco nella sua riscrittura della storia (Matteo {{passo b iblico|Mt|15:17}}). Tuttavia, l'interpretazione di Matteo, che egli fornisce alla fine del discorso, potrebbe essere più vicina al senso originale dell'insegnamento di Gesù: "Queste sono le cose che contaminano l'uomo; ma il ''mangiare senza lavarsi le mani non contamina l'uomo''" (Matteo {{passo biblico|Mt|15:20}}, corsivo aggiunto).
 
Oltre a queste specifiche storie evangeliche (le storie di guarigione; le controversie sul lavaggio delle mani; i detti sul cibo) gli studiosi indicano la ferma tradizione che Gesù mangiò coi "peccatori" (ad esempio, Marco {{passo biblico|Mc|2:15-17}}; Matt. {{passo biblico|Mt|11:19}}), e poiché molto probabilmente queste persone includevano coloro che non osservavano correttamente l'halakhah (e non si purificavano secondo le norme), Gesù sarebbe diventato ritualmente impuro. Bird, ad esempio, trova la mancanza di preoccupazione di Gesù riguardo alla contrazione di impurità "scioccante e antisociale" (Bird 2008: 16n58). Su questo tema, per prima cosa chiarirò semplicemente che mangiare con persone moralmente e ritualmente impure non era un peccato (cfr. Crossley 2006:75–96). In secondo luogo, l'intera argomentazione si basa sul presupposto che gli ebrei in generale evitassero attivamente l'impurità. Dato che la maggior parte degli uomini e delle donne sposati faceva sesso su base regolare e quindi abbastanza spesso erano ritualmente impuri, questa ipotesi appare errata. È evidente che alcuni gruppi nella società dell'epoca avrebbero fatto uno sforzo maggiore di altri per evitare di contrarre impurità inutili; cioè sacerdoti, farisei e esseni — ma il loro stile di vita era piuttosto estremo rispetto alle persone in generale (che il nome "farisei" – ''separati''<ref>Il termine fariseo deriva dal latino ''pharisæus'', -i; dall'ebraico פָּרוּשׁ, ''pārûsh'' (al plurale פְּרוּשִׁים, ''pĕrûshîm''), cioè "distinto", participio passivo (''qal'') del verbo פָּרָשׁ ''pārāsh'', per via del greco φαρισαῖος, -ου ''pharisaios''. Cfr. Ernest Klein, ''A Comprehensive Etymological Dictionary of the Hebrew Language for Readers of English'', University of Haifa, 1987; anche [http://www.biblestudytools.com/lexicons/hebrew/kjv/parash.html ''Lessico Strong'' nr. 6567] {{he}}.</ref> – sembra implicare).
 
Se la pratica di Gesù riguardo alle questioni di purezza era scioccante in quel tempo, allora dovremmo aspettarci di trovare tracce di ciò nei Vangeli. Invece, non vi è alcun indizio che il suo tipo di "tavola aperta a tutti" suscitasse preoccupazioni riguardo alle questioni di purezza; Gesù è invece criticato per aver sfidato le norme sociali, secondo Matt. {{passo biblico|Mt|11:19}} (Luca {{passo biblico|Lc|7:34}}) e per essere "un amico di esattori e peccatori" (cfr. Marco {{passo biblico|Mc|2:15-16}}; Matt. {{passo biblico|Mt|9:10-11}}; Luca {{passo biblico|Lc|5:29-30}}). Nei Vangeli troviamo anche accuse contro Gesù come "un ghiottone e un ubriacone" (Matteo {{passo biblico|Mt|11:19}}) e come posseduto da un demone (Marco {{passo biblico|mc|3:21-2}}), ma non c'è critica contro di lui per trasgressione alle regole della purezza. Inoltre, ci sono tradizioni nei Vangeli che dimostrano che Gesù accettò il sistema di purezza.
 
Ho già citato che i Vangeli riportano come Gesù facesse un bagno di purificazione – al suo battesimo – il che stabilisce che Gesù, come altri, occasionalmente si sottoponesse a rituali di purificazione. Inoltre, due passi dimostrano che Gesù operava all'interno di un paradigma di purezza comune, proprio come nel caso di Marco {{passo biblico|Mc|1:40-5}}. Il detto in Matt. {{passo biblico|Mt|23:25-6}} mostra che Gesù distingueva tra vasi ritualmente puri e vasi impuri: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno della coppa e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno della coppa, perché anche l'esterno diventi netto!" E infine, il detto in Matteo {{passo biblico|Mt|23:27}} implica che Gesù accettò il concetto di impurità del cadavere: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume."<ref>Questi detti appartengono alla tradizione ''Q'', che è precedente. La fine di Luca {{passo biblico|Lc|11:39-41}} (= Matt. {{passo biblico|Mt|23:25-6}}) riporta: "Ma date in elemosina quel che c'è dentro, e ogni cosa sarà pura per voi." Solo la versione di Matteo è storicamente plausibile alla luce dei dibattiti legali ai tempi di Gesù. Luca {{passo biblico|Lc|11:44}} (= Matt. {{passo biblico|Mt|23:27}}) dice: "Guai a voi [farisei] perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo." Quest'ultimo detto differisce in modo alquanto drammatico da Matt. 23:27, ma entrambi i detti (Luca 11:44 e Matt. 23:27) presuppongono che le tombe siano intrinsecamente impure.</ref>
 
==''Conclusione''==