Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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Attribuire volontà a Dio, come si è visto, sta in contrasto con la nozione aristotelica della perfezione divina, e la tensione tra quelle idee genera seri problemi metafisici. Per risolvere tali problemi, Maimonide asserisce che uno non può paragonare la "volontà" come la conosciamo in un contesto umano con la volontà divina; condividono solo il termine che le designa. La volontà divina non è causata da qualche carenza o da un motore esterno, e non implica un cambiamento nella divinità stessa. La differenza sostanziale tra l'umano ed il divino permette di attribuire a Dio la volontà senza implicare l'attribuzione di un difetto. Secondo la lettura conservatrice della ''Guida'', questa trattazione del problema della volontà divina spiega la connessione tra la Parte I, che si occupa delle limitazioni del linguaggio, ed i capitoli successivi, che considerano la creazione del mondo. La discussione del linguaggio insegna che uno non può fare delle analogie tra un fenomeno umano e la divinità.<ref name="Faur2">J. Faur, “Maimonides on Freedom and Language”, ''Helios'' 9, 1982, pp. 73-95; Arthur Hyman, “Maimonides on Religious Language”, ''Perspectives on Maimonides: Philosophical and Historical Studies'', Joel L. Kraemer (cur.), pp. 175-194; Josef Stern, “Maimonides on Language and the Science of Language”, ''Maimonides and the Sciences'', Robert S. Cohen & Hillel Levine (curatori), pp. 173-226.</ref>
 
La lettura scettica della ''Guida'', tuttavia, sostiene una necessità di un ulteriore e consistente sviluppo della critica del linguaggio. Se è vero che non ha senso associare attributi positivi a Dio, allora ciò vale anche per gli attributi di "volontà" e "saggezza". Non sappiamo cosa significhi attribuire volontà a Dio, e non sappiamo il significato di saggezza divina. Il silenzio quindi è la posizione raccomandata rispetto a questo grande problema metafisico, poiché le limitazioni del linguaggio lo rendono una questione che semplicemente non può essere formulata. Di conseguenza, c'è una differenza importante e interessante tra lo scetticismo limitato e specifico della lettura conservatrice in merito alla questione metafisica della creazione opposta alla preesistenza, e lo scetticismo generalizzato e complessivo della lettura scettica. La posizione conservatrice sostiene che le limitazioni della nostra conoscenza rispetto alle origini del mondo escludono la possibilità di provare sia creazione che preesistenza; e raccomanda di accettare la creazione per le ragioni descritte prima. La lettura scettica, in conrastocontrasto, sostiene che non si possa affatto assumere una posizione in merito al problema, poiché le limitazioni di comprensione fanno molto di più del precludere il provare creazione o preesistenza; tali limitazioni prevengono una formulazione coerente della questione stessa. Dato che la questione riguarda la natura della divinità e gli attributi di Dio, essa diventa insensata e irrefutabile.<ref name="Faur2"/><ref name="Creazione"/>
 
La grande impresa di Maimonide, secondo coloro che supportano la lettura conservatrice, sta nel suo provare che la preesistenza non è una necessità logica, permettendo quindi all'ebreo perplesso di rimanere devoto alla Torah e ai comandamenti senza sacrificare il suo impegno nella filosofia. Come materia filosofica, la preesistenza opposta alla creazione rimane un problema aperto; il credente perplesso è pertanto libero di affermare la creazione in vista della propria affinità alla Torah; ed è parimenti libero di credere nella rivelazione come atto della volontà di Dio, base della Torah intera. A causa delle sue inclinazioni filosofiche, tuttavia, Maimonide adotterà il principio della creazione solo nella misura limitata necessaria. Si prese cura di ribadire il punto ripetutamente: la possibilità della creazione non nega l'idea che la natura, con implicita la saggezza, sia la rivelazione di Dio centrale e più importante del mondo. Gli interventi intenzionali di Dio, che siano nel creare il mondo o nel dare la Torah, sono dipartite straordinarie dalla norma, atipiche della più ampia visione del mondo. La possibilità di creazione intenzionale esiste solo al punto iniziale, nel momento in cui il sistema è messo in atto; dopodiché la scena è pronta per la saggezza.<ref name="Faur2"/><ref name="MosheHal">Moshe Halbertal, ''Maimonides, cit.'', 2014, pp. 312-329.</ref>