Ecco l'uomo/Rabbino e straniero: differenze tra le versioni

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== Avanti lo Straniero! ==
Senza preavviso, arriva un misterioso straniero. Si presenta ai superstiti dell'insegnante. Questi temono che sia stato mandato per tormentarli ulteriormente; forseè al servizio del sommo sacerdote, un agente di Roma, col compito di minare qualsiasi sedizione contro l'imperatore. Tuttavia, questo straniero afferma di stare dalla parte dei seguaci del rabbì.<ref>Per questa sezione si veda Krister Stendahl, ''Paul Among Jews and Gentiles, and Other Essays'', Fortress Press, 1976, p. 6 and ''passim''.</ref>
 
Ammette di non aver mai incontrato l'insegnante, ciononostante è rimasto affascinato dalla storia del rabbì. I seguaci dell'insegnante erano fuggiti a Damasco, racconta ai discepoli, e anche lui si stava dirigendo verso Damasco per perseguitarli quando il rabbì gli apparve in una visione. L'esperienza lo ha cambiato. Ora spera di seguire gli insegnamenti del rabbì — sebbene, come i discepoli presto si accorgeranno, il suo programma è alquanto differente.
 
Con un forte senso mistico, il misterioso straniero inizia a reinterpretare la missione del maestro. Traumatizza i devoti discepoli asserendo che il rabbì era ben più di semplice uomo, ancor di più del messia. Insinua che il rabbì fosse divino — letteralmente, il Figlio di Dio. Lo straniero assegna significati alla morte del rabbì, significati mai pensati dai suoi seguaci originali. Il maestro non è morto invano, afferma lo straniero. La sua morte costituisce parte della sua missione datagli a Dio, l'adempimento di un antico piano divino. Il rabbì è stato inviato a morire per i peccati del genere umano. Senza la sua morte, tutta l'umanità sarebbe stata condannata eternamente.
 
Inoltre, il rabbì è venuto sulla Terra con una missione spirituale e non una politica. Il suo scopo non implicava la libertà da Roma ma una ribellione contro il sistema giudaico corrotto e contro l'osservanza della Torah che si era calcificata come un ostacolo alla salvezza. Il maestro era venuto a salvare le anime degli uomini, non le loro persone né il loro stato. Era vissuto per distruggere la tirannia di Satana, non la dominazione di Roma. Era venuto ad inaugurare una nuova religione, non a rinforzare antiche verità spirituali. La sua morte era servita come espiazione ultima dell'iniquità del genere umano. Ed ecco che lo straniero dice ai discepoli attoniti che la morte del loro maestro aveva p[ortato a conclusione tutte le leggi della Torah. La sua esecuzione aveva abrogato tutti gli obblighi specificati nella Legge.
 
I discepoli sono esterrefatti. Nessun altro insegnamento avrebbe provocato un maggiore shock al sistema ebraico. La Torah non è eterna? Il rabbì è Dio Stesso? ''Impossibile''. L'esiguo gruppo di discepoli – tutti ebrei devoti – cacciano lo straniero. Imperterrito, diffonde la sua teoria sull'identità dell'insegnante tra i gentili romani, lanciando la sua campagna in un momento molto opportuno.
 
La decadenza romana è diventata così corrosiva e onnicomprensiva che la gente brama un rinvigorimento spirituale. Anelano d'essere purificati in un modo che la loro religione pagana non può offrire. L'idea di un uomo divino ha una forte attrazione. Dopo il culto familiare dell'imperatore deificato, è facile concepire un uomo che sia il figlio di Dio.
 
L'asserzione dello straniero riguardo all'insegnante morto per i loro peccati è altrettanto attraente. La salvezza è disponibile a tutti, se solo ''credono'', se hanno fede. Ancor prima dell'arrivo dell'insegnante, il dieci per cento dell'intero Impero Romano consisteva di "giudaizzanti", praticanti di una forma di spiritualità ebraica. Così preparati, la popolazione romana accoglie un'espansione delle credenze ebraiche, questa volta con la sopraggiunta convenienza della fede, invece che del rituale. Il nuovo messaggio, la "buona novella", si confà alle loro predisposizioni. Si sparge velocemente con entusiasmo senza precedenti.
 
== La nuova fede ==