Essenza trascendente della santità/La santità della Terra d'Israele: differenze tra le versioni

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Prima di terminare questa discussione, è importante sottolineare che Maimonide esprime un grande amore per la Terra di Israele. ''MT'' "Leggi dei Re", 5:9-12, è un panegirico commovente alla terra e l'amore per essa espresso dai Saggi talmudici.<ref>Su tale passo, si veda la discussione di Blidstein, "Living in the Land of Israel".</ref> Si può essere profondamente attaccati ad un luogo a causa del suo significato senza dover pensare che il luogo sia in un qualche modo distinto ontologicamente da altri luoghi, o ad essi superiore.
 
La santità, nelle persone, è una funzione di ciò che fanno, non di quello che sono. Dire che una persona (o una nazione) è santa non ne vuol dire nulla di "ontologico"; è dire soprattutto come tale persona o nazione agisce. Parimenti, dire che un luogo è santo non ne vuol dire nulla di "ontologico"; vuole soprattutto evidenziare la storia del luogo e come tale luogo debba essere trattato in ambito [[w:Halakhah|halakhico]].<ref>Un interessante digressione alla nostra discussione sui luoghi santi è fornita da ''MT'' "Leggi del Lutto", 4:4. Maimonide vi scrive (sulla sepoltura): "Viene scavata una grotta nella terra. Su un fianco viene aperta una nicchia dove il corpo è sepolto a faccia in su; poi la tomba viene coperta con polvere e pietre. Il morto può essere sepolto in una bara di legno. Gli accompagnatori dicono al defunto: "Vai in pace", poiché è detto : "Te ne andrai in pace presso i tuoi padri" (Gen. {{passo biblico|Gen|15:15}}). Tutte le tombe nel cimitero sono segnate e un monumento viene eretto su ciascuna. Per i giusti, tuttavia, non c'è bisogno di monumento; le parole [''divreihem''] sono il loro memoriale; non si devono visitare le tombe." Cito il ''Libro dei Giudici'', trad. Hershman, 174, emendato liberamente e corretto. L'ultima frase, "non si devono visitare le tombe", non si ritrova in nessun 'altra fonte prima di questo testo di Maimonide; cfr. Kanyevsky, ''Kiryat melekh'', ''ad loc.'' Sembra essere un'aggiunta sua propria. (Cercando una fonte, ho controllato il CD-ROM del Progetto Responsa dell'[[w:Università Bar-Ilan|Università Bar-Ilan]] e lì ho scoperto che il passo in questione proviene dall'edizione Higger di ''Baraitot lemasekhert soferim''. Ma Higger, come poi risulta, cita Maimonide come sua fonte! Cfr. Higger, ''Masekhet semaḥot'', 246.) Questa frase ha preoccupato alcuni commentatori di Maimonide – medievali (Radbaz = David ben Solomon ibn Abi Zimra, 1479-1573) e moderni (Kafih) – che hanno cercato in tutti i modi di non prenderla letteralmente. Presumendo che Maimonide significasse ciò che disse (e non vedo ragioni per non prenderlo qui letteralmente, mente ne vedo molte per prenderlo), troviamo Maimonide che insegna che uno non debba visitare una classe intera di luoghi – tombe dei giusti – considerati santi da molti ebrei. Per un'ulteriore discussione di questo testo maimonideo, si veda Horowitz, "Speaking to the Dead", 313; Lichtenstein, "Rambam's Approach Regarding Prayer", 28ff.; infine, Bar-Levav, "We Are What We Are Not", 19-20.</ref>
 
==Note==