Storia della letteratura italiana/Teatro del Seicento: differenze tra le versioni
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== La diffusione del teatro "all'italiana" ==
[[File:Teatro olimpico, cavea 02.JPG|thumb|left|La "cavea" del Teatro Olimpico di Vicenza, progettato da Andrea Palladio (1580)]]
Il teatro cosiddetto "all'italiana", che si sviluppa nel corso del Cinquecento, risponde a
L'esempio migliore è forse il Teatro Olimpico di Vicenza (1580) disegnato da Andrea Palladio. La struttura si rifà esplicitamente ai modelli greci: la platea è semicircolare e a gradinate, la scena è fissa e sulla copertura è dipinto un cielo stellato.<ref>{{cita libro | autore=Mirella Schino | titolo=Profilo del teatro italiano | editore=Carocci | città=Roma | anno=1995 | p=51 }}</ref> Sono qui osservabili gli elementi che
Il teatro diventa un luogo centrale nella vita delle città. Ospita i grandi balli e i suoi spazi vengono usati come salotto dalla nobiltà, che lì si incontra, discute e si diverte nel corso di vere e proprie feste.
Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo il teatro all'italiana viene esportato in Francia, dove viene perfezionato. Presto si diffonde anche in Austria, in Germania
== Il teatro nell'Europa del Seicento ==
[[File:Molière - Nicolas Mignard (1658).jpg|thumb|left|Molière ritratto da Nicolas Mignard come Giulio Cesare. Olio su tela, 1656, Musée Carnavalet, Parigi]]
Non meno significativa è l'impronta lasciata dal teatro
▲Il Seicento è un secolo molto importante per il teatro europeo. In Francia nasce e si consolida il '''teatro classico''' basato sul rispetto delle tre unità aristoteliche. La grandiosa opera drammatica di Pierre Corneille già delinea un gusto teatrale francese e apre le porte al ''siècle d'or'', ben rappresentato dalla commedia di Molière, di costume ma soprattutto di carattere, frutto di un'acuta osservazione e rappresentazione della natura umana e dell'esistenza, e dalla tragedia alta, umana e tormentata di Jean Racine.
In Italia il teatro dei professionisti, cioè i comici della
▲Non meno significativa è l'impronta lasciata dal teatro seicentesco spagnolo, dalla imponente produzione del maestro Lope de Vega, fondatore di una scuola che ebbe in Tirso de Molina con il suo ''L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra'', e in Pedro Calderón de la Barca con le sue vette poetiche immerse nella realtà, nel sogno e nella finzione, i migliori discepoli.
In Inghilterra il teatro elisabettiano, che aveva avuto tra i suoi massimi autori William Shakespeare, declina e durante l'età della Restaurazione evolve riprendendo i modelli francesi, e in particolare Corneille. Nasce così l<nowiki>'</nowiki>''heroic tragedy'', che adotta un nuovo sistema metrico, l<nowiki>'</nowiki>''heroic couplet'', con cui si cerca di imitare l'alessandrino francese.
▲In Italia il teatro dei professionisti, i comici della Commedia dell'arte, soppianta il teatro erudito rinascimentale. Per circa due secoli la commedia italiana rappresenta il teatro ''tout court'', per il resto d'Europa. La sua influenza si fa sentire dalla Spagna alla Russia e molti personaggi teatrali sono direttamente influenzati dalle maschere della commedia dell'arte: Punch la versione inglese di Pulcinella, Pierrot la versione francese di Pedrolino e Petruška la versione russa di Arlecchino. Sempre in Italia ci sono già delle prove di tragediografi come [[../Federico Della Valle|Federico Della Valle]] e Carlo de' Dottori e anche commediografi ancora legati alle corti come Jacopo Cicognini alla corte fiorentina dei Medici.
== Il teatro secentesco in Italia ==
=== La tragedia ===
La tragedia secentesca italiana ha ricevuto per anni scarsa considerazione, finché non è stata rivalutata nel Novecento da [[../Benedetto Croce|Benedetto Croce]]. È una produzione magniloquente, secondo il gusto barocco, che dà voce alle inquietudini dei tempi, con il suo senso tragico della vita e il ritorno a Dio come unico rifugio dagli orrori del mondo. Sempre a Croce si deve la riscoperta di quello che è considerato il massimo tragediografo dell'epoca, l'astigiano '''[[../Federico Della Valle|Federico Della Valle]]'''. Tra gli altri autori si deve ricordare '''Carlo de' Dottori''' (Padova, 9 ottobre 1618 – Padova, 23 luglio 1686) con il suo ''Aristodemo'' (1657), una tragedia basata su modelli greci classici e sul rispetto delle unità aristoteliche, in cui affronta tematiche tipicamente barocche come la caducità delle cose terrene o l'incostanza della fortuna.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo= Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=II. ''Dalla decadenza al Risorgimento'' | pp=68-71 }}</ref>
=== La commedia ===
In età barocca il teatro erudito rinascimentale conosce un'involuzione. Alla corte medicea di Firenze, in particolare, si sviluppa un tipo di commedia che unisce la letterarietà e l'erudizione dei testi con toni popolareschi. Tra i maggiori rappresentanti di questo teatro c'è '''Michelangelo Buonarroti''' (Firenze, 1568 – Firenze, 11 gennaio 1646), detto "il Giovane" per distinguerlo dal prozio, il celebre pittore e scultore rinascimentale. Intellettuale cortigiano e accademico della Crusca, Buonarroti riprende il realismo letterario della tradizione toscana, risalente a [[../Luigi Pulci|Pulci]] e in generale all'[[../La corte di Lorenzo il Magnifico|epoca di Lorenzo il Magnifico]], affrontando la realtà con un misto di ironia e tono scherzoso. Ne è un esempio ''La fiera'' (1619), una commedia urbana composta da cinque giornate, divise a loro volta in cinque atti, che mette in scena una serie momenti tratti dalla vita quotidiana, ambientati durante una fiera.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo= Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=II. ''Dalla decadenza al Risorgimento'' | p=64 }}</ref>
Alla crisi della commedia colta corrisponde il successo della '''[[../Commedia dell'arte|commedia dell'arte]]'''. È un teatro basato sull'improvvisazione brillante, in cui lo spettacolo non si basa su un testo ma su un canovaccio, che permette agli attori grande libertà. In questo tipo di teatro diventa quindi centrale l'attore, mentre declina il ruolo dell'autore.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo= Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=II. ''Dalla decadenza al Risorgimento'' | p=65 }}</ref>
=== Il dramma pastorale ===
Durante il Seicento prosegue la fortuna del dramma pastorale (detto anche favola pastorale), che aveva conosciuto particolare fortuna alla corte ferrarese della fine del Cinquecento, e che aveva avuto le sue massime espressioni nell<nowiki>'</nowiki>''Aminta'' (1580) di [[../Torquato Tasso|Tasso]] e nel ''Pastor fido'' (1589) di [[../Battista Guarini|Guarini]]. Come scrive Asor Rosa, è importante sottolineare
{{quote|la persistenza e dunque la profondità del mito pastorale in una società gerarchicamente ordinata e sostanzialmente immobile come quella italiana cinque-settecentesca.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo= Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=II. ''Dalla decadenza al Risorgimento'' | p=66 }}</ref>}}
Un mito che si può far risalire all<nowiki>'</nowiki>''Orfeo'' (1479-1480) di [[../Poliziano|Poliziano]] e all<nowiki>'</nowiki>''Arcadia'' (1480) di [[../Jacopo Sannazaro|Sannazaro]], che attraversa il Cinquecento e il Seicento con la favola pastorale e che arriva fino al Settecento e all'[[../Accademia dell'Arcadia|Accademia dell'Arcadia]]. Massimo rappresentante di questa linea nella letteratura italiana barocca è '''Guidubaldo Bonarelli della Rovere''' (Pesaro, 25 dicembre 1563 – Fano, 8 gennaio 1608). La sua opera più importante è la ''Filli di Sciro'', che è stata recitata per la prima volta presso l'Accademia degli Intrepidi nel 1605 e pubblicata due anni più tardi, sempre a cura della medesima Accademia. Il dramma ha una trama estremamente complessa e aggrovigliata, che ruota attorno all'amore tra la fanciulla Filli e il giovane Tirsi, entrambi nativi dell'isola di Sciro. Dopo essere stati rapiti dai Traci e separati, i due tornano in patria sotto falso nome, ma mentre Filli conserva i suoi sentimenti per l'amato, Tirsi si innamora della ninfa Celia, a cui ha salvato la vita con l'aiuto del cacciatore Aminta. Dopo varie peripezie, alla fine Filli e Tirsi si riconciliano e possono sposarsi, così come Aminta e Celia.
La ''Filli'' riprende fedelmente i modelli di Tasso e Guarini, seguendo il gusto barocco per quanto riguarda la ricerca del sorprendete e dell'artificioso. La materia pastorale viene qui trattata con grazia ed eleganza: ciò che conta non è la narrazione, ma piuttosto l'armonia e la raffinatezza dei versi e della composizione. In seguito Bonarelli, per rispondere alle critiche giunte alla ''Filli di Sciro'', pronuncia nel 1606 di fronte agli Intrepidi i ''Discorsi del sig. conte Guidubaldo Bonarelli, accademico intrepido, in difesa del doppio amore della sua Celia'', che saranno pubblicati postumi nel 1612.<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo= Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=II. ''Dalla decadenza al Risorgimento'' | p=67-68 }}</ref>
== Nascita e diffusione dell'opera italiana ==
[[File:Jacopo Peri - L’Euridice - title page of the libretto - Florence 1600.png|thumb|Frontespizio del libretto dell<nowiki>'</nowiki>''Euridice'' (1600), musicata da Iacopo Peri su libretto di Ottavio Rinuccini]]
Quando si parla di opera italiana (o melodramma) si intende un preciso genere teatrale, che viene intonato dall'inizio alla fine. Questo la distingue da generi simili, come lo ''Singspiel'' tedesco o l<nowiki>'</nowiki>''opéra comique'' francese.<ref>{{cita libro | autore=Anna Laura Bellina | titolo=L'opera italiana in breve | curatore=Franco Perrelli | opera=Storia europea del teatro italiano | editore=Carocci | città=Roma | anno=2016 | p=210 }}</ref> Ogni melodramma è il risultato del lavoro di un poeta, che si occupa del '''libretto''', cioè dei testi, e di un compositore, che scrive la musica; a questi si aggiungono altre figure, come l'impresario, gli orchestrali, i costumisti e la compagnia cantante.
Il libretto è strutturato in '''recitativi''' ("recitar cantando") e '''arie'''. I primi sono destinati alle parti dialogate dell'opera, e sono composti in endecasillabi e settenari con rima libera o senza rima
=== Le origini ===
Nella tradizione letteraria italiana era largamente diffusa la mescolanza tra settenari e endecasillabi, sciolti o liberamente rimati. Questa commistione, per esempio, ha avuto particolare importanza nello sviluppo dei testi per il canto polifonico. Nel teatro italiano si possono inoltre individuare molti generi che presentato alcune delle caratteristiche che saranno tipiche dell'opera
Nel 1574 al Palazzo Ducale di Venezia viene eseguita in onore di Enrico III di Valois una ''Tragedia''. Nella prefazione il poeta '''Cornelio Frangipane''' (Tarcento, 16 novembre 1553 – Venezia, 30 maggio 1643) ci informa che il titolo
Un momento decisivo si ha però nella Firenze di fine Cinquecento, quando '''Giovanni Bardi''' (Firenze, 5 febbraio 1534 – Firenze, settembre 1612), insieme ai teorici Girolamo Mei e Vincenzo Galilei (padre di [[../Galileo Galilei|Galileo]]), al poeta Ottavio Rinuccini e ai musicisti Iacopo Peri e Giulio Caccini, dà vita a una "camerata", cioè un cenacolo culturale in cui si discute di musica, poesia e scienza. A loro si devono due opere in musica: la ''Dafne'' (1598), di cui si è perduta la partitura, e l<nowiki>'</nowiki>''Euridice'' (1600), che invece è la prima opera a essere giunta nella sua completezza ai nostri giorni. Quest'ultima, musicata da Peri su libretto di Rinuccini, viene composta e messa in scena
=== L'affermazione dell'opera nel Seicento ===
[[File:Claudio_Monteverdi.jpg|thumb|left|Claudio Monteverdi ritratto da Bernardo Strozzi. 1640, Gallerie dall'Accademia, Venezia]]
All'inizio del Seicento il genere dell'opera trova terreno fertile a Mantova presso la corte dei Gonzaga, dove viene messo in scena l<nowiki>'</nowiki>''Orfeo'' (1607) di '''Claudio Monteverdi''' (Cremona, 9 maggio 1567 – Venezia, 29 novembre 1643) su testo di '''Alessandro Striggio''' (Mantova, 1573 circa – Venezia, 8 giugno 1630). Di quest'opera, che risente dell'influenza dell<nowiki>'</nowiki>''Euridice'', possediamo anche la partitura a stampa, in cui si nota l'accento posto da Monteverdi sull'apparato strumentale. Sempre a Mantova vengono portate in scena, nel 1608, la ''Dafne'' (di Rinuccini e Marco da Gagliano) e l<nowiki>'</nowiki>''Arianna'' (ancora Rinuccini e Monteverdi).<ref>{{cita libro | autore=Anna Laura Bellina | titolo=L'opera italiana in breve | curatore=Franco Perrelli | opera=Storia europea del teatro italiano | editore=Carocci | città=Roma | anno=2016 | p=214 }}</ref>
Nei primi decenni del Seicento l'opera si diffonde in tutta la penisola.
Gli aristocratici che governano la Serenissima si affrettano a
Gli ultimi a essere ingaggiati sono i membri della compagnia vocale. I cantanti diventano rapidamente i beniamini del pubblico, mettendo in ombra orchestrali, librettisti e compositori. Il primo uomo dell'opera deve essere dotato di grande estensione vocale e spiccate capacità di interprete, tali da attirare a teatro stuoli di ammiratori, che corrono a pagare il biglietto per assistere ai suoi virtuosismi
Da Venezia il teatro a pagamento si diffonde in tutta la penisola e poi raggiunge le corti europee. Nel 1669 il librettista '''Nicolò Minato''' (Bergamo, 1627 circa – Vienna, 28 febbraio 1698), già attivo a Venezia alla metà del secolo, si stabilisce a Vienna
== Note ==
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