Essenza trascendente della santità/Il popolo di Israele: differenze tra le versioni

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In un passo dall'introduzione alla ''Mishneh Torah'' citato ''supra'' troviamo Maimonide che spiega che Israele è santificato mediante l'osservanza dei comandamenti. Un modo giusto di leggere questo testo<ref>Vedi ''supra'', [[Essenza trascendente della santità/Persone sante#cite note-3|Cap. 3 nota 3]].</ref> è che Israele non è santo in nessun senso ontologico; la santità non è quello che distingue l'ebreo dal non-ebreo "in primo luogo", per così dire. È il comportamento santificatorio che separa Israele dagli altri popoli.
 
Un certo numero di altri passi supporta l'interpretazione qui proposta. Nel suo famoso ''[[w:Storia dei responsa nell'ebraismo|responsum]]'' sulla musica, Maimonide dice quanto segue:
{{q|La verità è stata chiaramente provata che l'intento del nostro essere una nazione santa è che non ci sia azione né parola tra noi che non riguardi la perfezione o con quello che conduce alla perfezione; non è nell'abbandonarsi a forze che interferiscono con tutto ciò che è buono, né che noi ci abbandoniamo a dissolutezze e sventatezze.<ref>Maimonide, {{en}} ''Letters'' cur. Sheilat, 429. Questo è il ''responsum'' nr. 244 (p. 398) in Maimonide {{he}} ''Responsa'', cur. Blau. Per una traduzione inglese del ''responsum'', si veda Rosner, "Moses Maimonides on Music Therapy", 8-10. Per uno studio accessibile del ''responsum'' e del suo contesto, cfr. B. Cohen, "Responsum of Maimonides". Per una vasta bibliografia degli studi sul ''responsum'', cfr. Dienstag, "Art, Science, and Technology", 165-8.</ref>}}
 
Israele è una nazione santa per il suo comportamento; non c'è nulla di intrinseco in ciò che lo renda santo.
 
Lo stesso punto, mi sambra può esser visto in un passo della ''Guida'' ii.29 (p. 342) dove Maimonide scrive (apparentemente seguendo [[w:Saadya Gaon|Sa’adiah Gaon]]):<ref>Sa’adiah Gaon, ''Libro delle Credenze e Opinioni'', iii.7.</ref>
{{q|Poiché a volte succede che il seme rimane ma non il nome. Pertanto puoi trovare molte persone che sono indubbiamente il seme della Persia o della Grecia, ma non sono conosciuti con un nome speciale, essendo stati assorbiti in altra comunità religiosa. Questo, secondo me, è parimenti un'indicazione dell'eternità della Legge per cui noi abbiamo un nome speciale.}}
Un'interpretazione ragionevole di questo passo è che Israele è Israele non a causa di una qualche caratteristica ontologica, o santità speciale, ma a causa della sua lealtà alla Torah.
 
Tuttavia, ho trovato due punti nei suoi scritti in cui si potrebbe pensare che Maimonide attribuisca santità al popolo di Israele in modo descrittivo, in contrapposizione ad un modo prescrittivo. Il primo di questi è ''MT'' "Leggi del Rapporto proibito", 19:17:
{{q|Tutte le famiglie si presuppone siano di discendenza valida ed è permesso imparantarsi con loro in primo luogo. Ciononostante, se tu vedessi due famiglie che litigano tra loro, o una famiglia che è costantemente afflitta da alterchi e bisticci, o un individuo che è eccessivamente polemico con tutti, ed è eccessivamente impudente, si deve preoccuparsi di tutto ciò, ed è consigliabile mantenere le distanze da costoro, poiché questi tratti indicano una discendenza non valida... Parimenti, se una persona mostra impudenza, crudeltà, o misantropia, e non esegue mai atti di benevolenza, si deve sospettare fortemente che sia di discendenza [[w:Gabaon|gabaonita]], poiché i tratti distintivi di Israele, la nazione santa [''ha’umah hakedoshah''] sono modestia, misericordia, e amorevolezza, mentre dei Gabaoniti si dice: "Ora i Gabaoniti non appartenevano ai figli d'Israele" (2 Sam. {{passo biblico|2sam|21:2}}), perché costoro indurirono i loro volti e si rifiutarono di cedere, non mostrando alcuna misericordia per i figli di Saul, né si rivelarono benevoli verso i figli di Israele, perdonando i figli del loro re, nonostante Israele mostrasse loro misericordia all'inizio e risparmiassero le loro vite.<ref>''Libro della Santità'', trad. Rabinowitz e Grossman, 125.</ref>}}
Credo che sia corretto interpretare Maimonide in questo passo come scrivesse per persuadere. Vuole convincere gli ebrei ad agire con "modestia, misericordia e amorevolezza" ''in modo da essere'' una nazione santa. Ciò è di certo coerente con il modo in cui Maimonide legge i testi che attribuiscono santità ad individui, come abbiamo visto ''supra''.
 
Il secondo passo proviene da ''MT'' "Leggi del Sanhedrin", 25:1-2:
{{q|È proibito condurre la comunità in maniera dominante e arrogante. Uno deve esercitare la propria autorità con spirito di umiltà e riverenza. L'uomo a capo della congregazione che solleva timore eccessivo nei cuori dei suoi membri se non per scopi religiosi sarà punito. Non gli verrà dato un figlio che diventi uno studioso, poiché sta scritto: "Perciò gli uomini lo temono: egli non vedrà [figli] saggi di mente." (Giobbe 37:24). A lui è inoltre proibito di trattare le persone con villania, anche se sono ignoranti. Non deve forzare la sua via attraverso la nazione santa [''am hakodesh'']<ref>Vedi Isaia {{passo biblico|Isaia|62:12}}: "Li chiameranno popolo santo, redenti del Signore."</ref> [per raggiungere il suo seggio].<ref>Letteralmente: "marciare sopra le teste della nazione santa". Qui Maimonide usa il linguaggio della sua fonte talmudica (TB ''San.'' 7''b''). Ciò sicuramente indebolisce la posizioni di chiunque voglia usare questo passo per supportare l'asserzione che Maimonide attribuisca santità ontologica al popolo ebraico.</ref> poiché anche se sono semplici e umili, essi sono i figli di Abramo, Isacco e Giacobbe, le schiere di Dio, liberate dall'Egitto con grande potenza e con mano possente.<ref>Citato, con emendamenti, dal ''Libro dei Giudici'', trad. Hershman, 75.</ref>}}
In questo passo Maimonide chiama il popolo ebraico ''am hakodesh''. La fonte di questa espressione è istruttiva: il profeta promette che gli ebrei saranno chiamati con un nuovo nome dopo la redenzione futura, "popolo santo, redenti del Signore".<ref>Il commento di [[w:Malbim|Malbim]] relativo a questo verso è squisitamente maimonideo: gli ebrei saranno ''chiamati'' nazione santa grazie alla santità delle loro azioni e della loro rettitudine.</ref> Il profeta non sta caratterizzando gli ebrei come popolo santo nel presente, ma sta profetizzando che saranno chiamati così dopo la redenzione. L'appellativo è predittivo, non descrittivo. Inoltre, dato il punto che Maimonide sta affermando in questo passo, che i capi debbano essere miti nelle loro maniere (come Mosè, come spiega in seguito), ha senso eccellente che lui sottolinei il carattere speciale di quelli che vengono guidati. L'espressione di Isaia funziona bene per lui in tal modo. Sarebbe un errore, mi sembra chiaro, interpretare in questa espressione isolata una ritirata dalla ripetuta posizione maimonidea che la santità nelle persone è una faccenda di comportamento, non di essenza.
 
==Note==
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