Essenza trascendente della santità/Il popolo di Israele: differenze tra le versioni

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Collegata a tutto questo sta l'insistenza, senza compromessi e senza precedenti, di Maimonide sulla rigorosa ortodossia dottrinale. In effetti, per Maimonide, in ultima analisi, è ciò che affermiamo (dopo aver imparato a comportarci appropriatamente) che ci rende ciò che siamo.
 
Stando così le cose, non ci dovrebbe sorprendere che Maimonide non conti la fede nell'elezione di Israele come uno dei dogmi dell'ebraismo; invero, per quanto ne sappia, egli cita la dottrina esplicitamente solo una volta in tutti i suoi scritti.<ref>''MT'' "Leggi dell'Idolatria", 1:3: "Dopo che Mosè ebbe iniziato a profetizzare e Dio scelse Israele come retaggio, Egli li incoronò coi comandamenti e insegnò loro come adorarLo." Dio mandò Mosè a salvare gli ebrei in Egitto da una ricaduta totale nell'idolatria. Ciò, dice Maimonide, Dio lo fece "per il Suo amore per noi e per rispettare il Suo giuramento ad Abramo"> Dio ama gli ebrei, non perché essi siano ontologicamente diversi da altre nazioni, ma grazie all'amore che Abramo mostrò a Dio e per il giuramento che Dio conseguentemente gli fece.</ref> In effetti, il nominalismo di Maimonide gli rende impossibile assegnare qualità speciali al popolo di Israele in quanto tale (in contrapposizione agli ebrei individuali). "Israele come idea platonica, per così dire, non può esistere. Il termine non può essere nulla di più di un nome, una conveniente espressione abbreviata.<ref>È opportuno in questo contesto notare che, mentre Maimonide dedica molta attenzione alla questione di come gli esseri umani debbano amare Dio, con la sola eccezione del testo citato nella nota precedente, egli sembra evitare qualsiasi menzione dell'amore di Dio per gli umani in generale e per il popolo di Israele in particolare.</ref>
 
A dire il vero, penso che si possa affermare che Maimonide distingua gli ebrei, costituiti dai discendenti di Abramo attraverso Isacco e Giacobbe, da Israele, costituito da un più ristretto circolo di questi discendenti (e altre non-ebrei scelti)<ref>Si veda ''MT'' "Leggi dell'Anno Sabbatico e del Giubileo", 13:13.</ref> che comprendono appropriatamente cosa richieda loro la Torah e che soddisfano tali richieste in qualche modo.
 
Cosa dunque dobbiamo dire della santità del popolo ebraico? Dopo tutto, la Torah stessa insegna che la nazione di Israele è santa:
{{q|"Ora, se vorrete ascoltare attentamente la Mia voce e custodirete la Mia alleanza, voi sarete per Me la proprietà tra tutti i popoli, perché Mia è tutta la terra! Ma voi sarete per Me un regno di sacerdoti e una nazione santa." Queste parole dirai ai figli d’Israele.|Esodo {{passo biblico|Esodo|19:5-6}}}}
e anche
{{q|Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il Suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra.|Deuteronomio {{passo biblico|Deut|7:6}}}}
Mi sembra chiaro che Maimonide deve interpretare passi come questi come normativi e non descrittivi. Effettivamente, ciò è proprio quello che fa col primo (non cita mai il secondo)<ref>Secondo Kafih, ''Maimonides on the Bible''.</ref> nel suo ''Libro dei Comandamenti'', come abbiamo visto prima.<ref>In ''Guida'' ii.35 (p. 368) Maimonide cita Esodo 19:6 per evidenziare la grandezza di Mosè; cita il versetto in chiaro modo normativo e prescrittivo in iii.8 (p. 435) e anche in iii.32 (p. 526).</ref>
 
In un passo dall'introduzione alla ''Mishneh Torah'' citato ''supra'' troviamo Maimonide che spiega che Israele è santificato mediante l'osservanza dei comandamenti. Un modo giusto di leggere questo testo<ref>Vedi ''supra'', [[Essenza trascendente della santità/Persone sante#cite note-3|Cap. 3 nota 3]].</ref> è che Israele non è santo in nessun senso ontologico; la santità non è quello che distingue l'ebreo dal non-ebreo "in primo luogo", per così dire. È il comportamento santificatorio che separa Israele dagli altri popoli.
 
==Note==