Essenza trascendente della santità/Persone sante: differenze tra le versioni

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{{q|Poiché la suprema virtù dell'uomo è di diventare come Lui, che Egli sia benedetto, il più possibile; il che significa che dobbiamo rendere le nostre azioni come le Sue, siccome i Saggi resero chiaro interpretando il versetto: "Siate santi" (Lev. 19:2). Dissero: "Egli è benevolo, così anche voi siate benevoli; Egli è misericordioso, così anche voi siate misericordiosi" (''Sifrei'' su Deut. 10:12). Lo scopo di tutto ciò è di mostrare che gli attributi ascritti a Lui sono attributi delle Sue azioni e che non significano che Egli possegga qualità.<ref>Per una discussione di alcune problematiche testuali qui, si veda Michael Schwartz e le sue note riguardo a questo passo nella sua traduzione {{he}} della ''Guida'' (p. 135).</ref>}}
Diventare simili a Dio, Maimonide rende qui molto chiaro, significa comportarsi in un modo particolare. Per ottenere la santità, e quindi imitare Dio, uno deve agire benevolmente e misericordiosamente. Maimonide non è affatto disposto ad attribuire santità a Dio in alcun modo essenziale o ontologico. "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!" disse il profeta Isaia e ciò che il profeta intendeva, secondo Maimonide, è che le azioni di Dio sono benevole e misericordiose. Se Maimonide è così restio ad attribuire santità a Dio in una qualsiasi sorta di modalità essenziale o ontologica, altrettanto (e profondamente) riluttante deve esserlo ad attribuirla ad altre entità, persone, luoghi e tempi.
 
È molto difficile sapere cosa significhi l'aggiunta di santità alla passo del ''Sifrei'' in "Leggi delle Qualità Morali". È possibile che Maimonide avesse un testo differente davanti a lui, ma penso sia molto improbabile, per svariate ragioni. Egli cita il testo ricevuto nel ''Libro dei Comandamenti'' e ne ripete una parte nella ''Guida dei Perplessi''. In secondo luogo, sembra strano che solo Maimonide debba aver avuto accesso ad una versione che include la santità, una che non viene citata in nessun'altra fonte. Sembra più probabile (come è stato proposto dalla maggioranza dei commentatori di Maimonide) che egli si proposito abbia introdotto nel passo del ''Sifrei'' una porzione di un altro testo misdrashico, ''Sifra'' su Lev. {{passo biblico|Lev|19:2}}. Tale versetto riporta: "Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo" e su questo il ''Sifra'' dice: "Come Io sono santo, così voi siate santi"><ref>Questo passo dal ''Sifra'' è citato nel testo di ''Guida'' iii.47, menzionato ''supra'' a "[[Essenza trascendente della santità/Maimonide e la natura della santità|Maimonide e la natura della santità]]". Per un ulteriore esame delle questioni testuali qui, si veda Schwartz alla nota 18 della sua traduzione {{en}} di ''Guida'' iii.33.</ref>
 
C'è un qualche significato in ciò? Nel contesto della nostra discussione, quanto segue mi pare importante, ma dobbiamo considerarlo tentativamente, poiché non c'è modo di sapere se sia vero. Introducendo "santità" in un passo che parla di misericordia e benevolenza, Maimonide enfatizza il carattere non-ontologico della santità. Proprio come misericordia e benevolenza sono questioni d'azione e carattere, così lo è anche la santità. È quindi possibile, in altre parole, che Maimonide alteri il testo del ''Sifrei'' in un modo che non sollevi commenti, per poter alludere alla sua interpretazione non-ontologica della santità delle persone.<ref>Da notare la discussione di questo testo in L. Kaplan, "Maimonides and Soloveitchik", 504.</ref>
 
Fino a questo punto mi sono concenrato su come una persona posso ottenere la santità. Ho proposto che, per Maimonide, la santità non è una sorta di proprietà sopraggiunta; è il modo in cui l'ebraismo caratterizza ciò che possiamo chiamare (in un idioma molto non-maimonideo), comportamento "amato-da-Dio". Uno ottiene la santità non diventando come Dio (praticamente impossibile per qualunque creatura) bensì imitando gli attributi d'azione di Dio; agendo, per così dire, come Dio e, quindi, in un certo modo, venendo "amati" da Dio. Stando così le cose, non ci dovrebbe sorprendere scoprire che è anche un comportamento che può provocare l'opposto di santità, la profanazione:
{{q|...<ref>''MT'' "Leggi delle Fondamenta della Torah", 5:11, citato dal ''Libro della Conoscenza'', trad. Hyamson, 41''a-b''.</ref>}}
Il nome di Dio può essere santificato o profanato: dipende interamente da come uno si comporta.<ref> </ref>L'interpretazione di Maimonide deve essere confrontata con quella di Nahmanide, che glossa Lev. 19:2 come comandasse che gli ebrei evitino l'impurità rituale. Per una discussione, si veda Silman, "Introduzione", p. xii, e Faur, ''In the Shadow of History'', 12-13.</ref>
 
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