Virtù e legge naturale/Parte III: differenze tra le versioni

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{{q|Il pentimento espia per tutte le trasgressioni. Anche se un uomo è stato malvagio per tutti i giorni della sua vita e alla fine si è pentito, nulla della sua malvagità gli viene ricordato, come vien detto: "L’empio non cadrà per la sua empietà nel giorno in cui si sarà allontanato dalla sua empietà" (Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|33:12}}).<ref>Maimonide, "Leggi del Pentimento", in Maimonide, ''[[Mishneh Torah]]: The Book of Knowledge'', trad. {{en}} di Moses Hyamson, Gerusalemme: Feldheim, 1981, Cap. 1:3, p. 82a (mia traduz. ital.).</ref>}}
Inoltre:
{{q|Cos'è il pentimento perfetto? È così quando si presenta l'opportunità di ripetere un'offesa commessa una volta, e l'autore del reato, pur essendo in grado di commettere tale infrazione, si astiene dal farlo, perché è penitente e non per paura o mancanza di vigore.<ref>''Ibid.'', Cap. 2:1, p. 82b.</ref>}}
In una forma di pentimento, la persona si distanzia così completamente dall'atto ingiusto che
{{q|dà carità secondo i suoi mezzi; si allontana da ciò in cui ha peccato; cambia il suo nome, tanto da dire: "Sono un altro individuo e non colui che ha commesso quelle azioni"; cambia tutte le sue attività per un percorso migliore, per la via giusta; ed si esilia al suo precedente luogo di residenza, poiché l'esilio espia l'iniquità, inducendo, come fa, umiltà, mansuetudine e umiltà.<ref>''Ibid.'', Cap. 2:4, p. 83a.</ref>
Questo aspetto della visione maimonidea aiuta a evidenziare il perché l'indurimento del cuore del Faraone e il suo rifiuto di pentirsi costituisse una difficoltà per Maimonide. Nell'indurire il cuore del Faraone, Dio stava rendendo il Faraone incapace al pentimento. E questo sembra violare alcuni dei principi fondamentali della concezione di libero arbitrio e di pentimento di Maimonide. La libertà di volontà è qualcosa che abbiamo sempre e il pentimento è qualcosa che possiamo sempre fare, tranne in questo caso. C'è poco di più che possa dire di
{{q|Nessuna disgrazia deve esserci attribuita a noi a causa del nostro dire che Dio può punire un individuo perché non si pente, anche se non gli lascia alcuna scelta di pentimento. Poiché Egli,, che sia glorificato, conosce i peccati e la Sua saggezza e giustizia impongono l'entità della punizione.<ref>Maimonide, "Otto Capitoli", Cap. 8, p. 90.</ref>}}
Dio ha impedito al Faraone di pentirsi come punizione per i mali commessi precedentemente. Quando il Faraone avrebbe potuto pentirsi, scelse di non farlo. La punizione di ciò è di negare al Faraone la scelta di pentirsi, e in questo modo assicurarsi che il Faraone ottenga quello che si merita per la sua oppressione. Abolire il libero arbitrio di qualcuno sarebbe incompatibile con la concezione di natura umana e di libero arbitrio da parte di Maimonide; noi abbiamo il libero arbitrio, punto e basta. Ma impedire a qualcuno di pentirsi, quando pentirsi sarebbe stato un atto libero, può essere indicativo della giustizia di Dio, se prevenire il pentimento è ciò che si confà al male che l'agente ha commesso liberamente. Comunque si interpreti questo argomentazioneo, è chiaro che un'argomentazione di questo tipo sia necessaria per affrontare la questione della mancanza del libero arbitrio del Faraone nel suo non pentirsi. Tale libertà, credeva Maimonide, è essenziale per la nostra umanità. Allo stesso tempo, fa "parte della saggezza di Dio, insegnare [al Faraone] che se Dio avesse voluto abolire la sua scelta, l'avrebbe fatto".<ref>Maimonide, "Otto Capitoli", Cap. 8, p. 91.</ref> E infatti lo fece.
 
C'è un punto di paragone con [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]] che vale la pena notare. Tommaso ha sostenuto che qualsiasi peccato viene commesso volontariamente; la persona avrebbe potuto fare diversamente, anche se, considerato lo stato decaduto della natura umana, nessuno sfugge del tutto al peccato. Ognuno di noi peccherà, sebbene nessuno dei nostri peccati sia inevitabile.<ref>Vedi Tommaso d'Aquino, ''[[w:Summa Theologiae|Summa Theologiae]]'', Q. 109, art. 8, in Anton C. Pegis, cur., ''Introduction to St. Thomas Aquinas'', The Modern Library, 1948, p. 667.</ref> Nella sua discussione sul libero arbitrio e l'onniscienza in "Leggi del Pentimento", Maimonide scrive:
{{q|Non ha forse decretato che Israele avrebbe adorato idoli? Perché allora li ha puniti? [La risposta è] che non aveva decretato in merito a un particolare individuo che quell'individuo dovesseessere colui che si perdeva. Chiunque si fosse smarrito e avesse adorato idoli, se non voleva commettere idolatria, non avrebbe dovuto farlo.<ref>Maimonide, {{he}}{{en}}[https://www.sefaria.org/Mishneh_Torah%2C_Repentance.6?lang=bi "Laws of Repentance", Cap. 6:5], pp. 88b–89a.</ref>}}
 
==Note==