Un fico secco/Parte I: differenze tra le versioni

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attendeva rettitudine<br/>
ed ecco grida di oppressi!}}
In questa canzone poetica, Israele è rappresentato da una vite e Dio dal suo proprietario. Il profeta assume il ruolo dell'amico del proprietario e racconta il dolore e la rabbia di un contadino che si è preso cura della propria vite nel miglior modo possibile, solo per ottenerne uva acida. Annuncia inoltre le azioni distruttive che il suo amico intraprenderà per vendicarsi della vite. Il messaggio profetico è che Dio si comporterà in modo analogo nei confronti di Israele poiché non ha prodotto i frutti morali che Dio si aspettava.
 
Il resto del quinto capitolo di Isaia suggerisce fortemente che il profeta stia indirizzando questa parabola non a tutto il popolo di Israele, ma solo ai suoi potenti — a quelli che hanno abbastanza potere per aggiungere casa a casa ({{passo biblico|Isaia|5:8}}) e abbastanza ricchezza per far festa con musica e vino ({{passo biblico|Isaia|11-12}}). Un altro esempio di questa applicazione restrittiva della metafora ai potenti si trova in Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|19:10-14}}, dove si dice che la vite si riferisca solo ai principi di Israele (Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|19:1}}).
 
Il concetto biblico di giustizia ha la sua corrispondenza metaforica nell'idea che più preziosa è una specie di pianta e maggiore è la cura che ha ricevuto, più il proprietario ha il diritto di aspettarsi un buon raccolto da essa. Vedi, ad esempio, Daniele {{passo biblico|Daniele|4:19-22}} ed Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|31:1-13}} dove i re sono raffigurati come alberi alti e belli che vengono abbattuti come punizione per il loro comportamento arrogante.
 
Le [[w:Tanakh|Scritture Ebraiche]] si appropriarono di questo modello simbolico per esprimere la speciale relazione di Israele con il suo Dio. In questi testi sacri e nella letteratura antica ebraica in generale, l'immagine della pianta sterile o improduttiva viene spesso applicata a tutto il popolo di Israele, o ai suoi leader politici e religiosi. Funziona come la controparte negativa della metafora pervasiva di Israele quale piantagione scelta da Dio, o come le primizie dei Suoi campi. Queste due metafore si basano sulla premessa centrale dell'autoconsapevolezza di Israele. Secondo tale premessa, Dio ha preferito Israele tra tutte le altre nazioni per mantenere con lui un rapporto privilegiato basato su amore, fiducia e fedeltà. Ha protetto e beneficiato Israele in cambio della sua promessa di amarLo e obbedirLo come unico Dio. Ma sin dall'inizio Israele ha ripetutamente defraudato le aspettative di Dio. In termini metaforici, non è riuscito a produrre i frutti che Dio si aspettava da lui. Pertanto, è costantemente minacciato di condanna divina a dure punizioni o distruzioni.<ref>Si vedano: Numeri {{passo biblico|Numeri|24:5-6}}; Isaia {{passo biblico|Isaia|5:1-7;27:2-5}}; Geremia {{passo biblico|Geremia|2:3,21;11:15-17;12:10}}; Ezechiele {{passo biblico|Ezechiele|17:1-8,22-23;19:10-14}}; Osea {{passo biblico|Osea|9:10;10:1;14:6-7}}; Salmi {{passo biblico|Salmi|80:8-16}}.</ref>
 
==Il significato dell'episodio del fico nel suo contesto narrativo==