Leonardo da Vinci/Parte II: differenze tra le versioni

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Quando Ser Piero da Vinci venne a considerare l'istruzione di suo figlio, respinse, per ragioni a noi sconosciute, le opportunità di una scuola tradizionale o umanistica con la quale, data la sua posizione, doveva avere familiarità. Invece mandò suo figlio dall'artista [[w:Andrea del Verrocchio|Verrocchio]] a fare apprendistato nei suoi primi anni dell'adolescenza. Ciò non fu fatto in uno spirito di abbandono o rifiuto di tipo [[w:Charles Dickens|dickensiano]], ma probabilmente con un'attenta considerazione delle potenzialità di Leonardo e, forse, anche dei suoi limiti, come per esempio la [[w:dislessia|dislessia]] che si suppone sia stata la causa della scrittura speculare di Leonardo.
 
Lo studio che Ser Piero selezionò era "il più liberale e congeniale al talento poliedrico di Leonardo"<ref>Edward McCurdy, ''The Mind of Leonardo da Vinci'', Dodd, Mead & Company, 1928, p. 22.</ref> che Firenze potesse offrire. L'atmosfera del laboratorio, sottolineando l'attività manuale disprezzata dagli umanisti, era comunque un luogo adatto ad un tipo di educazione che non si poteva trovare altrove. Le richieste sociali di una rappresentazione della realtà quotidiana su un piano spaziale umano richiedevano all'apprendista artista di studiare prospettiva, matematica e anatomia, di rivolgere lo sguardo alla natura. L'obiettivo di Leonardo divenne quello di vedere l'arte "elevata alla statura di una scienza e l'artista posto a livello con l'umanista".<ref>Arnold Hauser, "The Social Status of the Renaissance Artist", in Morris Philipson, cur., ''Leonardo da Vinci'', Braziller, 1966, p. 25.</ref> In questo egli fu il culmine di una tendenza che era iniziata in laboratori come quello del Verrocchio, una tendenza che univa "la scienza e l'arte in un organo omogeneo di conoscenza".<ref>Arnold Hauser, "The Social Status of the Renaissance Artist" ''cit.'', p. 34.</ref>
 
Sebbene Leonardo fosse diventato un maestro pittore della [[w:Corporazioni delle arti e mestieri|Gilda degli artisti]] all'età di 24 anni, egli si guadagnò questa qualifica in un periodo in cui tale appartenenza stava perdendo il suo significato e l'artista stava uscendo dalle restrizioni delle gilde. Questo fu un passo necessario per aumentare la statura sociale dell'artista. I fattori economici incoraggiarono questo cambiamento. Hauser ritiene che "l'emancipazione degli artisti... deriva dal fatto che i loro servizi sono necessari e per i quali bisogna competere. L'amor proprio è semplicemente l'espressione del proprio valore di mercato. "[19] Hauser cita la carriera di Leonardo come dimostrazione della graduale ascesa dell'artista, "stimato a Firenze ma ancora non particolarmente lì impegnato, che poi diventa il pittore di corte glorificato da Ludovico il Moro e primo ingegnere militare di Cesare Borgia, terminando infine la sua vita come amico preferito e intimo del re francese."[20] La visione un po' itterica di Hauser deve essere mitigata dalla nostra conoscenza delle delusioni subite da Leonardo a causa di questo scambio di dipendenza dalle corporazioni con la dipendenza dalle volatili fortune dei principi Sforza e Borgia. Tuttavia, il commento di Hauser evidenzia le nuove opportunità sociali ed economiche per l'artista create da una società che ha cercato con impazienza le immagini visive con cui confermare il suo merito mondano.
 
==Note==