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Mettiamo ora questo mito di redenzione nel suo contesto storico. In modo molto diretto, gli ebrei avevano appena provato, ancora una volta, la piena realtà di un mondo profondamente guasto. In tale contesto, Luria li fornisce prima con un modico di consolazione: siete in esilio,, ma lo è anche Dio. Poi, li fornisce delle risorse per riparare il mondo e Dio. Queste risorse sono subito disponibili: sono le responsabilità comuni, quotidiane, di ogni ebreo, i comandamenti divini, come indossare il ''tallit''. Prova dell'efficacia del mito è il fatto che, nel giro di poche generazioni portò ad uno degli avvenimenti più traumatici della storia ebraica, il movimento messianico centrato su [[w:Sabbatai Zevi|Sabbatai Zevi]].
 
[[File:Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia e13 783-0.jpg|left|200px|thumb|<small>Sabbatai Zevi ritratto secondo un testimone oculare, Smirne, 1666</small>]] Sabbatai Zevi (1626-1676) fu un ebreo turco che si proclamò Messiah, infiammò il popolo ebraico con la sua visione che la molto bramata fine dei giorni era finalmente arrivata e che la redenzione era prossima, poi si convertì all'islam e fece ricadere gli ebrei nella più misera disperazione, disperazione che ciafflisse miseparecchie generazioni prima di essere superata. La storia di questo Messiah fallito è lunga e complessa.<ref>Per uno studio approfondito del movimento sabbatiano, si veda Gershom S. Scholem, ''Sabbatai Zevi: The Mystical Messiah'', Princeton University Press, 1973.</ref> Ciò che è per noi importante qui è la sua testimonianza implicita dell'efficacia del mito redentore di Luria: gli ebrei erano totalmente pronti a credere che la loro opera di riparare il mondo aveva raggiunto il suo scopo. Che poi Sabbatai Zevi si dimostrò essere un falso messiah è un'altra storia. Il tallone d'Achille in tutti i miti di redenzione è il rischio che possano essere falsificati dalla storia. Miti di questo tipo sono efficaci fintanto che rimangono visioni o sogni, sempre appena fuori portata. Ma quando diventano così concreti da essere a portata di mano, inevitabilmente deludono. La redenzione è sempre dietro l'angolo. Il fine principale della visione non è tanto quello di presagire fatti che avverranno quanto di rendere sopportabile il presente. Il mito della redenzione deve rimanere un sogno differito.
 
Il termine ebraico che Luria usò per "riparazione" o "restaurazione" del mondo, fu ''[[w:Tohu e Tikun|tikkun]]''. Il termine ha ottenuto una rinnovata popolarità ai nostri giorni nella frase ''[[w:Tiqqun 'Olam|tikkun olam תיקון עולם‎]]'' — letteralmente, "riparare il mondo". È usato per caratterizzare le attività sociali e politiche intraprese da gruppi ebraici che hanno lo scopo generale di rendere il mondo un posto migliore. Il termine stesso è antico. Appare originalmente nella ''Mishnah'', in cui è usato per giustificare una serie di promulgazioni legali che furono emesse per il benessere pubblico — letteralmente, "per riparare il mondo". Per fare un esempio, ''Mishnah Gittin'' 4:3 insegna: "Hillel decretò il ''probozol'' al fine di riparare il mondo". Secondo Deuteronomio {{passo biblico|Deut|15:1-3}}, ogni settimo anno, o anno sabbatico, tutti i debiti sono estinti. Tuttavia, la Bibbia ci ammonisce anche a non evitare, man mano che si avvicina l'anno sabbatico, di imprestare soldi ai poveri ({{passo biblico|Deut|15:9-11}}). Ad eludere tale eventualità [[w:Hillel|Hillel]], maestro rabbinico del primo secolo e.v., promulgò una procedura per cui alla vigilia del settimo anno il creditore può fare una dichiarazione davanti alla corte rabbinica che protegga i suoi prestiti dalla legge di estinzione. Tale dichiarazione venne chiamata ''probozol'' (dal greco "davanti alla corte"). Lo scopo della dichiarazione, allora, era ampiamente redentore; era destinato a garantire la disponibilità di prestiti per i poveri.
 
La frase si ritrova in un altro brano rabbinico, lo stesso paragrafo conclusivo del servizio di culto ebraico giornaliero che termina con la profezia di Zaccaria citato ''supra''. Il paragrafo inizia con queste parole:
{{q|Noi speriamo in Te, Signore nostro Dio, che presto vedremo il Tuo splendore, quando spazzerai via l'idolatria cosicché i falsi dèi saranno completamente distrutti, quando Tu riparerai il mondo sotto la Tua sovranità, dimodoché tutta l'umanità invocherà il Tuo nome.}}
Anche tale testo, insieme al suo paragrafo d'apertura, risale al periodo rabbinico; fu composto come introduzione alla recitazione dei passi che proclamano la sovranità di Dio, parte del ''[[w:musaf|musaf]]'' ("preghiera addizionale") delle Grandi Festività — un servizio aggiuntivo del culto giornaliero mattutino durante il Sabbath e le festività. Qui, è Dio che col tempo "riparerà" il mondo. Nel caso del ''probozol'' di Hillel, agiamo per perfezionare il mondo. L'uso del termine da parte di Luria ci porta ben oltre questi riferimenti antecedenti. Ora riparare il mondo produce anche una riparazione nell'essere stesso di Dio.<ref>{{he}} {{cita web|url=http://www.mechon-mamre.org/b/r/r1409.htm |titolo=תלמוד ירושלמי - מסכת כלאיים, פרק ט }}, cfr. Yitzhak Buxbaum [https://books.google.com/books?id=0VArryGnZbYC&pg=PA304#v=snippet&q=%22tribe%20of%20Benjamin%22&f=false ''The Life and Teachings of Hillel''], Jason Aronson, 2008,304-310.</ref>
 
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==La Potenza che salva==