Non c'è alcun altro/Dio Rivela: differenze tra le versioni

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Tuttavia, essere scelti non deve per forza implicare superiorità. Se mi offri un recipiente con della frutta ed io decide di scegliere una pesca, tale scelta certamente implica che io preferisco la pesca invece delle mele, pere e susine, ma non implica che le pesche siano in qualche modo superiori alle mele o che a me non piacciano anche le mele. Non esclude che in qualche altra occasione io non scelga una pera, né significa che penserò male di qualcun altro che sceglie la susina. Parimenti, il fatto che scegliamo una sposa o uno sposo implica che preferiamo quella particolare donna o uomo, ma non vuol dire che tutti gli altri uomini o donne siano intrinsecamente inferiori a coloro che abbiamo scelto.
 
La nozione che Dio ha "scelto" Israele è giunta a significare che Dio preferisce Israele ad altri popoli. Per alcuni, ciò aha portato alla percezione che Israele sia migliore di altri popoli, che questi altri popoli occupino un rango inferiore nella stima di Dio rispetto ad Israele. È fuori discussione che molte persone, ebrei e non ebrei, hanno interpretato la dottrina in questi modi.
 
Innanzitutto, come ho specificato prima, la dottrina di Israele come popolo eletto da Dio è l'autopercezione di Israele e non la percezione di Israele da parte di Dio. Abbiamo sottolineato questo punto continuamente. Nessun essere umano conosce oggettivamente cosa Dio voglia, senta, o faccia. Dio trascende la comprensione umana. Un'interpretazione della rivelazione presentata fra breve in questo capitolo asserisce esplicitamente che, almeno per molti ebrei moderni, la Torah nel suo complesso è l'interpretazione molto umana da parte di Israele della sua storia distintiva, del suo rapporto con Dio e delle affermazioni di Dio a suo nome — non certo la volontà esplicita di Dio o la Sua parola.
 
Israele si sente scelto da Dio perché tale è il modo che ha scelto per dare un senso alla sua storia distintiva, iniziando da Abramo e raggiungendo il culmine con la redenzione dalla schiavitù egiziana. Tali eventi, intrecciati nel modello che abbiamo chiamato storia redentrice, si sono poi concretizzati nell'alleanza del Sinai, sigillo dello speciale rapporto di Israele con Dio. Di nuovo, questa cognizione di storia redentrice non è altro che il modo di Israele di comprendere se stesso e la storia umana nel suo insieme. Israele ha scritto questa storia redentrice, non Dio.
 
In aggiunta, le "religioni sorelle" di israele hanno ereditato la nozione di storia redentrice, che le ha portate a credere che la scelta di Dio sia passata ad un'altra comunità differente. I primi cristiani hanno interpretato che la rivelazione di Dio tramite Gesù di Nazaret ha sostituito l'alleanza del Sinai col "vecchio Israele". (In questa epoca post-Olocausto, però, molti cristiani hanno messo in dubbio l'accuratezza di questa interpretazione della Scrittura cristiana e l'hanno abbandonata.) Islam asserisce che la rivelazione di Dio a Maometto nel deserto arabico nel settimo secolo e.v. costituisce il sigillo della profezia, la rivelazione finale di Dio. I [[w:mormonismo|mormoni]] sostengono una convinzione simile in merito alla rivelazione di Dio a Joseph Smith a [[w:New York (stato)|New York]] negli anni 1820. In tutti questi casi, la nuova comunità divenne l'eletta di Dio, creando – a volte ironicamente – persecuzioni violente del popolo eletto originale, gli ebrei. Di nuovo, in tutti questi casi, ciò che queste comunità affermavano rifletteva solo la loro propria percezione e non le scelte di Dio.
 
La traduzione convenzionale della parola ebraica ''bachar'', usata nella benedizione della Torah succitata, è proprio "scegliere". Tuttavia, il problema è più complicato. Esaminiamo questa benedizione che gli ebrei recitano prima di leggere la selezione di letteratura profetica che viene dopo la lettura della Torah durante il Sabbath e le festività. Il testo dice: "Benedetto sei Tu, Signore, che sceglie [in ebraico, ''bocher''] la Torah, Mosè, servo di Dio, e Israele, popolo di Dio." Possiamo capire perché Dio possa "scegliere" Mosè (tra le altre persone) e Israele (tra le altre nazioni). In qual senso, però, Dio "sceglie" la Torah? Dio ha forse consultato una serie intera di libri sacri e poi "ha scelto" questo? Ovviamente no.
 
La parola, quindi, non significa necessariamente "selezionare" o "scegliere". Potrebbe anche significare "distinguere", "isolare", nel senso di "separare". Qualcosa che è "distinto" o separato può facilmente diventare "distinto" nel senso di "speciale". Questo è ciò che chiaramente è successo nel nostro caso, ma non deve per forza acquisire quel secondo senso. Per dirla tutta, l'asserzione che Dio ha scelto Israele può semplicemente significare che Dio ama Israele, ma Dio può amare anche moli altri popoli, come i genitori amano tutti i propri figli. In verità, l'ebraismo non ha mai affermato che Dio non ami le altre nazioni. Il profeta [[w:Libro di Amos|Amos]] la mette così:
{{q|Non siete voi per me come gli Etiopi,<br/>
Israeliti? – Parola del Signore –<br/>
Non io ho fatto uscire Israele dal paese d'Egitto,<br/>
i Filistei da Caftòr e gli Aramei da Kir?|Amos {{passo biblico|Amos|9:7}}}}
Paragonare la redenzione di Israele dalla schiavitù egizia con la redenzione di altre nazioni – addirittura, una nazione come quella dei Filistei, uno degli antichi nemici di Israele – è un riconoscimento sorprendente che Dio ama tutti i popoli indiscriminatamente.<ref>Vedia, ''int. al.'', Ira Eisenstein, in ''The Condition of Jewish Belief'', compilato dai curatori di ''Commentary'', 16.</ref>
 
==La questione della rivelazione==