Non c'è alcun altro/Dio Cambia: differenze tra le versioni

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La discussione talmudica di Esodo 34:6-7 sigilla l'interpretazione di Giona in un patto formale tra Dio e Israele:
{{q|"Il Signore passò davanti a lui [Mosè] proclamando..." (Esodo 34:6). Rabbi Jochanan disse: "Se non fosse scritto nel testo [biblico], sarebbe per noi impossibile dire tale cosa: questo versetto ci insegna che Il Santo Benedetto indossò uno scialle di preghiera come l'emissario di una congregazione [che conduce la congregazione in preghiera], e mostrò a Mosè l'ordine di preghiere [Esodo 34:6-7]. Dio disse a Mosè: «Ogniqualvolta Israele pecca, che eseguano questo servizio davanti a Me, ed Io li perdonerò immediatamente...»" Rabbi Judah disse: "Un patto è stato fatto coi tredici attributi che Israele non verrà mandato indietro a mani vuote... poiché è detto: «Ecco, io faccio un patto...»" (Esodo 34:10).<ref>TB, ''Rosh Hashanah'' 17b.</ref>}}
Questo passo talmudico è stupendo per l'immagine di un Dio che indossa uno scialle di preghiera (il [[w:talled|talled]]) e indica un testo biblico. La redefinizione teologica di Dio da parte di Giona è ora concretizzata dalla Sua promessa: ogniqualvolta Israele pecca, il popolo deve ricordare a Dio questo passo – non la versione originale, ma la versione riveduta di Giona – e Dio perdonerà subito.
 
Che è precisamente ciò che facciamo di continuo in tutta la liturgia di Yom Kippur. Il ''vidui'', la porzione confessionale della liturgia di Yom Kippur che viene ripetuta durante tutto il giorno, cita una versione leggermente più estesa del testo di Esodo che segue tuttavia la versione di Giona nel lasciar fuori la parte "non bella" del testo. La recitazione di questo passo è preceduta dall'introduzione liturgica che risale ai primi del Medioevo:
{{q|Re Onnipotente, che siede sul trono della misericordia, governa con benevolenza, perdona le iniquità del Suo popolo. Rimuove [i loro peccati] uno ad uno; aumentando il perdono ai peccatori e ai trasgressori; agendo caritatevolmente con tutti i mortali, senza punirli in base ai loro peccati. O Dio, Tu ci hai insegnato a recitare i Tredici Attributi; ricorda questo giorno a nostro favore il patto dei Tredici Attributi, come Tu hai fatto conoscere al mansueto [Mosè] in antichità, poiché sta scritto: "Allora il Signore scese nella nube... Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, e assolve" (Esodo {{passo biblico|Esodo|34:5-7}}).<ref>Lawrence A. Hoffman, ''My People's Prayer Book: Traditional Prayers, Modern Commentaries'', voll.1-8, Jewish Lights Publishing, 1997-2004. Vedi anche in gen. Sallie McFague, ''Metaphorical Theology: Models of God in Religious Language'', Fortress Press, 1982.</ref>}}
Durante Yom Kippur, quindi, facciamo ciò che Dio ci ha istruiti a fare e che fece Giona: anche noi citiamo Dio a Lui stesso, sempre nella forma modificata, e abbiamo la promessa di perdona da parte di Dio. Questa volta citiamo un po' di più dal passo di Esodo, ma nuovamente sovvertiamo il senso dell'originale concludendo con parole che proclamano "Dio assolve".
 
Abbiamo fatto molta strada dal Dio delle prime narrazioni di Genesi — da un Dio che punisce immediatamente a uno che insiste sulla giustizia, a uno che esibisce una misericordia condizionale ma eventualmente deve punire e, infine, a un Dio che promette di perdonare. Da notare come si svolge questa revisione: non cancellando la precedente immagine poco lusinghiera – una strategia impossibile, dato che il passo di Esodo era già considerato sacro – ma proprio citandone continuamente una parte, in forma rettificata.
 
==''Unetaneh Tokef''==