Non c'è alcun altro/Dio è Antipatico: differenze tra le versioni

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Esiste un'altra traduzione dell'ultimo versetto che dà un'interpretazione alquanto differente. Possiamo infatti leggere gli ultimi due versetti come "Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora che i miei occhi ti vedono rabbrividisco di dolore per il fango mortale." In questa traduzione, Giobbe sembra sì di esser giunto ad una misura di conclusione, ma non ha certo ritrattato la sua sfida a Dio. Sfida Dio fino alla fine. In effetti, dice a Dio: "Se questo è il tipo di Dio che sei, allora rabbrividisco per gli esseri umani che devono vivere sotto il Tuo dominio." Il Dio che loda Giobbe alla fine del libro stesso e ripristina le sue fortune è un Dio che ha perso. Paradossalmente, la perdita di Dio è anche la Sua vittoria, dato che ora sappiamo che questo è un Dio che apprezza l'irreverenza di Giobbe e accetta la sua sfida.<ref>Per questa interpretazione più radicale del passo finale nel Libro di Giobbe, si veda Jack Miles, ''God: A Biography'', Alfred A. Knopf, 1995, 323-328.</ref>
 
Tre questioni non mancano mai di preoccuparmi ogni volta che riapro e leggo questo libro impossibile. Prima questione: a Giobbe non viene mai detto perché soffra. I lettori, che lo hanno capito dal primo capitolo che descrive la sfida di Satana, sanno il perché, ma Giobbe non lo scopre mai. Ad Abramo, alla fine della storia del sacrificio di Isacco (Genesi {{passo biblico|Genesi|22}}), viene detto che era tutta una messa in prova della sua fedeltà. A Giobbe invece non viene mai data una spiegazione. Mi viene a volte una fantasia dove cerco di immaginare cosa sarebbe successo se Giobbe e Abramo si fossero incontrati e condiviso le proprie rispettive esperienze, sorseggiando una tazza di caffè seduti su una panchina lungo la strada. Che si sarebbero detti? Non riesco ad oltrepassare l'immagine della faccia di Giobbe quando Abramo gli dice che, alla fine, gli fu detto che Dio stava mettendo alla prova la sua fede. "Almeno tu sai perché ti sia successo così. Io non l'ho mai saputo!" avrebbe detto Giobbe. D'altra parte, sono anche contento che non l'abbia mai saputo. Come avrebbe reagito Giobbe venendo a sapere che le sue sofferenze erano state prodotte per far vincere una scommessa di Dio con Satana?
 
Seconda questione: nel passo {{passo biblico|Giobbe|42:7}} Dio esplicitamente rifiuta la teologia dei consolatori che la sofferenza di Giobbe fosse una punizione di peccati; in verità, Dio dice a Giobbe che se questi intercede per loro, Dio li perdonerà. Ma questa è un ripudio totale della spiegazione normativa che la Torah dà per la sofferenza umana. L'autore biblico ha proprio un bel coraggio, una vera audacia teologica! Tuttavia, coloro che canonizzarono il Libro di Giobbe includendolo nella Bibbia non furono disturbati da questa inversione apparentemente eretica. Dando un'interpretazione positiva a tale conclusione, da essa impariamo che è legittimo anche per noi moderni rifiutare antiche dottine ebraiche quando non ci sembrano più accettabili.<ref>Per questa sezione si veda Richard Rubenstein, in ''The Condition of Jewish Belief'', compilato dai curatori di ''Commentary Magazine'', Macmillan, 1966, 199-209.</ref>
 
==Dio è etico?==