Non c'è alcun altro/Dio è Persona: differenze tra le versioni

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Kaplan inizia con il presupposto che una volta che le nostre necessità fisiologiche sono soddisfatte, iniziamo "a provare il bisogno di superare caratteristiche come arroganza, appagamento, invidia, sfruttamento e odio." Allora
{{q|è naturale arrivare al passo successivo, che non richiede un tuffo nel vuoto. Il passo successivo è di concludere che il cosmo è costituito in modo tale da permettere all'uomo di soddisfare questo supremo bisogno della sua natura.}}
Il bisogno umano di salvezza richiede la convinzione che il mondo sia costituito così da permetterci di adempiere a tale bisogno. Tale forza o impulso nel mondo e in noi – poiché noi siamo parte del cosmo – che ci spinge a cercare e che ci permette di realizzare il nostro completamento come esseri umani, è ciò che Kaplan chiama Dio. Presenta un'analogia illuminante:
{{q|Un ago magnetico, attaccato ad un filo o posto su un perno, assume di sua spontanea volontà una posizione in cui un'estremità dell'ago punta a nord e l'altra a sud. Fintanto che è libero di muoversi, tutti i tentativi di deviarlo non riusciranno a farlo star via dalla sua direzione normale. Parimenti, l'uomo normalmente si dirige nella direzione che gli permetta di adempiere al suo destino di essere umano. Tale fatto indica il funzionamento di una Potenza cosmica che influenza il suo comportamento. Quello che il magnetismo rappresenta per l'ago magnetico, la Divinità o Dio rappresenta per l'uomo.}}
L'analogia è sorprendente: Dio come forza magnetica. Un vero ripudio della nozione di un Dio personale. Riflette il ripudio più generalizzato da parte di Kaplan di gran parte dell'immagine metaforica di Dio: Dio non è un Essere, certamente non un Essere personale — né soprannaturale, né trascendente o onnipotente, né colmo di emozioni. Tutte queste nozioni sono per Kaplan primitive e anacronistiche. I due ripudi vanno insieme: Dio non ha una personalità e Dio non ha sentimenti. Vedere Dio come una potenza o forza che opera nella natura – e natura è tutto ciò che c'è – vuol dire fornire una metafora alternativa, forse intellettualmente più sofisticata.<ref>Ehi, [[Baruch Spinoza|Spinoza]], se ci sei batti un colpo!</ref> Ma rimane pur sempre una metafora, proprio come l'immagine di Dio come persona. La questione quindi diventa: quale metafora sentiamo a noi più consona, più significativa, la persona o il processo?
 
L'ironia sottesa a questo abbozzo della teologia di Kaplan è che Kaplan ha insegnato ''[[w:Midrash|misdrah]]'' per anni allo [[w:Jewish Theological Seminary|Jewish Theological Seminary]]. Kaplan apprezzava distintamente il potere emotivo e religioso dei testi midrashici, come quello che descrive il pianto di Dio alla distrizione del Tempio. Capiva che quelle caratterizzazioni di Dio erano metaforiche. Di certo apprezzava la loro forza omiletica, la loro dinamica religiosa. Le usava nei propri discorsi e lezioni, ma quando costruiva la sua teologia trovava che la [[:en:w:Process theology|teologia del processo]] fosse intellettualmente più rigorosa e soddisfacente. Heschel invece non era d'accordo.
 
==Dio si commuove?==