Teatro greco/Sofocle: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
abbozzo
 
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{Teatro greco}}
 
Se Eschilo era ancora ricollegabile alla poesia arcaica, sia per il suo stile sia per il suo sistema di valori, Sofocle può invece essere considerato il principale rappresentante della poesia classica e della cultura nell'età di Pericle. Molti critici hanno infatti indicato due sue opere, l'''Antigone'' e l'''Edipo Re'', come i più tipici esempi della tragedia greca. Sofocle inoltre fu un innovatore, che contribuì allo sviluppo della tragedia.
 
== Cenni biografici ==
[[File:Ny Carlsberg Glyptothek - Sophokles.jpg|thumb|left|Busto di Sofocle, copia romana di un originale greco. Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen, Danimarca]]
Sofocle ebbe una lunga carriera artistica, coronata da successi ma anche da cariche pubbliche e religiose. Nato nel 496 a.C. nel demo di Colono, esordì nel 468 a.C., riuscendo a vincere alla sua prima partecipazione a un agone drammatico e avendo tra glii avversaricompetitori persino Eschilo. La sua personalità lo rese uno degli uomini più in vista dell'Atene dell'epoca, al punto da diventare un punto di riferimento ancheper nellavari aspetti della vita cittadina. Fu un politico attivo e ricoprì cariche prestigiose: nel 443 fu ellenotamo (tesoriere della lega delioattica) e nel 445 arconte. Morì ad Atene nel 405/406 a.C., continuando fino all'ultimo a comporre tragedie.
 
== Caratteri della drammaturgia di Sofocle ==
Le tragedie di Sofocle si caratterizzano per la loro armonia e per il loro equilibrio. Eppure, i suoi drammi sono attraversati da ambiguità e inquietudine. La differenza tra bene e male non viene mai rimarcata esplicitamente e manca completamente una visione provvidenziale della realtà. I suoi personaggi sono lasciati soli a soffrire, spesso senza una ragione. In questo modo il mondo sovrannaturale viene posto fuori dalla vista degli uomini, un insieme di forze inconoscibili che guidano il destino dei mortali. Accanto a questi temi però si affacciano anche quelli che erano oggetto di dibattito nell'Atene periclea, come il rapporto tra la legge della città e la legge della natura, o tra l'individuo e la collettività.
 
L'eroe sofocleo è un individuo isolato che, suo malgrado, è posto da forze sconosciute di fronte al suo dolore. Dotato di grandi qualità morali e intellettuali, l'eroe tragico si staglia sugli altri personaggi, che non riescono e non possono essere al suo stesso livello. Sono figure profonde e dotate di spessore psicologico, capaci di riflettere su se stesse, sulla propria condizione, e di evolversi. Elemento tipico della tragedia sofoclea è infatti la ''metabolé'' (μεταβολή), il momento in cui il protagonista comprende con dolore il proprio destino e l'incapacità di opporvici.
 
Sofocle fu però anche un innovatore: introdusse il terzo attore, aumentò il numero dei coreuti da 12 a 15, migliorò le macchine sceniche ed eliminò il vincolo della trilogia "legata". Quest'ultima fu un'innovazione particolarmente importante rispetto al teatro eschileo, perché rendeva possibile che ogni tragedia potesse avere una propria autonomia. Per quanto riguarda lo stile, invece, pur mantenendo un tono elevato, adottò un linguaggio medio, che raggiungeva vette lirica solamente nei cori.<ref>{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | pp=134-136 }}</ref>
 
== Le operetragedie ==
Come per Eschilo, anche per Sofocle la tradizione ci ha tramandato solo sette tragedie, a fronte degli oltre centotrenta titoli che gli venivano attribuiti: l<nowiki>'</nowiki>''Aiace'', le ''Trachinie'', l<nowiki>'</nowiki>''Antigone'', l<nowiki>'</nowiki>''Edipo Re'', il ''Filottete'', l<nowiki>'</nowiki>''Elettra'' e l<nowiki>'</nowiki>''Edipo a Colono''.
 
=== ''Aiace'' ===
{{vedi source|Αίας|el}}
La più antica tragedia di Sofocle è l'''Aiace'' (Αἴας), risalente forse al 450 a.C. circa.<ref name="DelCorno201">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=201 }}</ref>
 
{{trama libro|testo=Odisseo e Atena raccontano l'antefatto: Aiace si è infuriato perché le armi di Achille sono state date a Odisseo, suo rivale, e ha pensato di vendicarsi degli Achei, ma a causa di un artificio di Atena ha finito per aggredire un gregge, scambiandolo per i suoi nemici. Resosi conto dell'accaduto, Aiace decide di darsi la morte. A nulla valgono le preghiere della moglie Tecmessa e del coro, composto da marinai di Salamina: dopo avere salutato il figlioletto, si sposta alla spiaggia, dove si uccide dopo un lungo monologo. Il coro e la moglie ritrovano il cadavere, che Agamennone e Menelao vorebbero lasciare agli uccelli. Odisseo e Teucro, fratellastro di Aiace, ottengono invece di potere dargli degna sepoltura.}}
 
=== ''Antigone'' ===
{{vedi source|Ἀντιγόνη|el}}
L'''Antigone'' (Ἀντιγόνη) fu rappresentata nel 442 a.C.<ref name="DelCorno201" />
 
{{trama libro|testo=La guerra tra Eteocle e Polinice si è conclusa con la morte di entrambi. Il nuovo re Creonte ordina però che a Polinice non venga data sepoltura, violando così una delle principali norme religiose. Antigone, sorella di Polinice, disubbidisce e per due volte viene sorpresa a gettare terra sul corpo del fratello. Creonte la condanna quindi a morte, ignorando le richieste del figlio Ermone, fidanzato di Antigone. Rinsavisce solo dopo avere ascoltato gli ammonimenti dell'indovino Tiresia, quando ormai è troppo tardi. Antigone si è infatti impiccata nella caverna in cui era stata rinchiusa, imitata da Ermone, che si uccide dopo avere maledetto il padre. Anche la regina Euridice, saputa la notizia, si ritira per togliersi la vita. Creonte rimane così solo nel suo dolore.}}
 
=== ''Trachinie'' ===
{{vedi source|Τραχίνιαι|el}}
Incerta è la data in cui furono rappresentate le ''Trachinie'' (Τραχίνιαι), anche se probabilmente è precedente all'''Edipo Re''.<ref name="DelCorno201" />
 
{{trama libro|testo=Deianira, moglie di Eracle, attende a Trachis il ritorno del marito ed esprime la sua angoscia al coro delle donne della città. L'eroe viene preceduto da un gruppo di donne, fatte prigioniere dopo la presa della città di Ecalia. Tra esse c'è Iole, che rivela di essere stata il motivo per cui Eracle ha compiuto l'impresa. Per riconquistare l'affetto del marito, Deianira gli invia un abito, non sapendo che è stato intriso con il sangue del centauro Nesso, che era stato contaminato con il sangue dell'Idra. Ciò che accade dopo è raccontato da Illo, figlio di Eracle: appena il padre ha indossato il vestito è stato colto da atroci dolori, tali da ridurlo in fin di vita. Deianira, disperata, si uccide. Eracle, giunto a Trachis, dispone che il figlio sposi Iole e chiede di essere deposto sulla pira funebre.}}
 
=== ''Edipo Re'' ===
{{vedi source|Οιδίπους Τύραννος|el}}
L'''Edipo Re'' (Οἰδίπους τύραννος) è probabilmente anteriore al 425 a.C.<ref name="DelCorno201" />
 
{{trama libro|testo=La città di Tebe è colpita da una contaminazione, a cui si potrà porre fine solo quando verrà punito l'assassino del re Laio. Il re Edipo, su richiesta del coro, si impegna a trovare il colpevole. Interroga l'indovino Tiresia, che dapprima rifiuta di rispondere alle domande e poi accusa Edipo in persona, che inizialmente crede a una congiura. La moglie Giocasta, già vedova di Laio, ricorda che al vecchio re era stato predetto che sarebbe stato ucciso dal figlio, ma il loro unico nato era stato assassinato subito dopo la nascita. Anche Edipo ricorda che un vaticinio aveva predetto che avrebbe ucciso suo padre. Intanto, un messaggero da Corinto annuncia la morte di Polibo, padre di Edipo, ma informa anche che Edipo era stato adottato. Giocasta, intuita la verità, si suicida. Edipo invece prosegue le indagini e infine viene a sapere di essere il figlio di Laio da un vecchio servo del re. Per punirsi, Edipo di acceca e lascia la città, mentre Creonte, fratello di Giocasta, viene acclamato nuovo re.}}
 
=== ''Elettra'' ===
{{vedi source|Ηλέκτρα (Σοφοκλή)|el}}
Non è nota nemmeno la data in cui fu rappresentata l<nowiki>'</nowiki>''Elettra'' (Ἠλέκτρα), anche se si ipotizza che sia successiva di pochi anni all'''Edipo Re''.<ref name="DelCorno201" />
 
{{trama libro|testo=Giunto a Micene per vendicare l'uccisione del padre, Ettore e il suo pedagogo visitano la tomba di Agamennone. Elettra intanto piange per la sua condizione. Clitemnestra, in seguito a sogni di cattivo auspicio, manda la figlia Crisotemi a compiere libagioni sulla domanda di Agamennone, ma Elettra convince la sorella a pregare non per la madre, ma per il fratello. Segue un duro confronto tra Elettra e Clitemnestra, a cui pone fine il pedagogo, che annuncia la morte di Oreste. Clitemnestra è sollevata, mentre Elettra cade nella disperazione; pensa adirittura di portare avanti la vendetta del fratello, ma è fermata dall'inazione di Crisotemi. Ettore comunque torna a palazzo e uccide Clitemnestra, quindi, con l'aiuto di Elettra, tende una trappola a Egisto, che viene assassinato. }}
 
=== ''Filottete'' ===
{{vedi source|Φιλοκτήτης|el}}
Il ''Filottete'' (Φιλοκτήτης) fu rappresentato nel 409 a.C.<ref name="DelCorno201"/>
 
{{trama libro|testo=Odisseo e Neottolemo raggiungono l'isola di Lemno, dove Filottete era stato abbandonato dagli Achei perché colpito da un orribile morbo. Il loro compito è riportarlo nell'esercito, poiché è stato vaticinato che senza l'arco e le frecce di Eracle, custodite da Filottete, Troia non sarebbe stata sconfitta. Odisseo mette a punto un piano: Neottolemo finge di odiare gli Atridi, che Filottete considera propri nemici, e si guadagna così le simpatie del vecchio. Commosso dalla sua condizione di infermo, Neottolemo però finisce per rivelargli tutta la verità. Segue un duro confronto tra i tre eroi, durante il quale Filottete rifiuta di unirsi agli Achei e consegna le sue armi a Neottolemo, che però gliele restituisce. Alla fine il vecchio si lascia persuadere da Eracle, che lo convince a raggiungere i Greci.}}
 
=== ''Edipo a Colono'' ===
{{vedi source|Οιδίπους επί Κολωνώ|el}}
Postumo fu rappresentato l'''Edipo a Colono'' (Οἰδίπους ἐπί Κολωνῷ), che venne portato sulle scene nel 401 a.C.<ref>{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=200 }}</ref>
 
{{trama libro|testo=Edipo, cieco e vagabondo, raggiunge il bosco sacro di Colono, guidato dalla figlia Antigone. Il coro degli abitanti di Colono, spaventati dall'identità, vorrebbero scacciarlo e mandano a chiamare il re di Atene Teseo, che accorre a promettere protezione a Edipo. Nel frattempo Ismene, altra figlia di Edipo, rivela che a Tebe è in corso una guerra tra i due fratelli figli di Edipo, Eteocle e Polinice, e che la vittoria andrà a chi avrà il padre dalla sua parte. Creonte, alleato di Eteocle, tenta di convincere Edipo a seguirlo, arrivando a prendere in ostaggio le due figlie, che vengono però liberate da Teseo. Arriva poi Polinice, che cerca a sua volta l'appoggio del genitore. In risposta, Edipo esplode in una maledizione contro entrambi i figli. Dopo la partenza di Polinice, un tuono annuncia l'imminente morte di Edipo, che si allontana da Teseo e dalle figlie.}}
== Le opere ==
Come per Eschilo, anche per Sofocle la tradizione ci ha tramandato solo sette tragedie, a fronte degli oltre centotrenta titoli che gli venivano attribuiti: l<nowiki>'</nowiki>''Aiace'', le ''Trachinie'', l<nowiki>'</nowiki>''Antigone'', l'''Edipo Re'', il ''Filottete'', l<nowiki>'</nowiki>''Elettra'' e l<nowiki>'</nowiki>''Edipo a Colono''.
 
== Note ==
Line 12 ⟶ 63:
 
[[Categoria:Teatro greco|Sofocle]]
{{Avanzamento|2575%|616 agosto 2019}}