Teatro greco/I Greci e il teatro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 5:
== Il teatro come evento religioso, politico e agonistico ==
[[File:Greece Epidauros - ancient theatre.jpg|thumb|left|Teatro di Epidauro, uno dei meglio conservati al mondo, dal 1988 tutelato dall'UNESCO]]
Nell'antica Atene, il teatro era allo stesso tempo un evento religioso, politico e agonistico. L'opera teatrale si rivolgeva sempre alla collettività e presupponeva una fruizione diretta del testo, che avveniva non attraverso la lettura ma mediante la rappresentazione scenica con danze e canti, offrendo quindi un'esperienza visiva e auditiva.<ref name="DelCorno165">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p= 165}}</ref> È bene evidenziare da subito come lo spettacolo non fosse il fine della rappresentazione teatrale, ma solo la ''forma'' attraverso cui si manifestava questo particolare tipo di espressione.<ref name="DelCorno166">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=166}}</ref>
 
Fin dalle origini il teatro fu anzitutto un fenomeno religioso, che si svolgeva all'internonel contesto delle celebrazioni in onore di Dioniso: per i Greci assistere a una rappresentazione equivaleva a partecipare a un rito. Questo aveva delle ovvie conseguenze sulla composizione del dramma, che attingeva la sua materia dal mito, e la stessa tragedia si configuravapresentava come «un'indagine sulla problematicadivinità naturain delletutta divinità».<refla name="DelCorno165"sua />complessità.
 
Le rappresentazioni teatrali avevano però anche un valore politico. Nell'Atene democratica del V secolo a.C. era infatti la ''polis'' a gestirne l'organizzazione: in questo contesto politico, caratterizzato da una comunità di uomini liberi che partecipavano al governo della città, la rappresentazione teatrale era un'occasione per fare un'esperienza di vita collettiva. La collettività in questo modo si trovava a essere, allo stesso tempo, committente e destinataria dell'opera teatrale. Centrale era il rapporto tra individuo e collettività, che all'interno della struttura del dramma aveva un suo corrispettivo nel dialogo tra l'eroe e il coro.<ref name="DelCorno166" />
 
Terzo aspetto da tenere presente è il carattere agonistico delle rappresentazioni teatrali. I primi concorsi drammatici furono inventati – o almeno organizzati – dal tiranno Pisistrato attorno al 535 a.C.<ref name="Giulio Guidorizzi 2000, p. 32Guidorizzi32">{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | p=32}}</ref> Per comprenderne l'importanza basterà fare un parallelo con le competizioni sportive, che erano anch'esse inserite in contesti religiosi rituali e i cui risultati avevano una valenza pubblica (i vincitori godevano di particolari benefici elargiti dalla città). Come per gli atleti, ad Atene era quindi previsto un concorso anche per gli autori di opere drammatiche all'interno delle festività religiose, il cui esito aveva un riconoscimento religioso e civile. C'era dunque un collegio di giudici che stabiliva un graduatoria tra i partecipanti, e in base a questa venivano assegnati i premi. Il prestigio della vittoria era d'altra parte uno stimolo per i poeti, chei davanoquali spaziosi aidedicavano principalmente a quei temi che segnavano maggiornamentemaggiormente la riflessione etica e speculativa della collettività.<ref name="DelCorno166">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=165-166}}</ref>
 
== L'organizzazione teatrale ==
Riga 17:
Le rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia si svolgevano in determinati periodi dell'anno, in corrispondenza di particolari festività legate al culto di Dioniso. Le più importanti in assoluto erano le '''Grandi Dionisie''' o '''Dionisie urbane''', che si tenevano tra il 9 e il 14 del mese di Elafebolione (marzo-aprile).<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=27}}</ref> Con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera, i mari diventavano più navigabili e Atene era popolata di forestieri. L'evento teatrale si svolgeva quindi in un clima di festa e in un periodo dell'anno durante il quale le attività lavorative erano sospese. A conferire solennità alle cerimonie era poi il fatto che queste duravano varie giornate consecutive. La comunità usciva quindi dalla sfera del quotidiano e, come scrive Del Corno, entrava in «una dimensione mimetica che contribuiva ad abolire ogni soluzione di continuità fra lo spettacolo e i suoi spettatori».<ref name="DelCorno166" />
 
Le rappresentazioni per le Dionisie iniziavano alla mattina e terminavano al tramonto. Gli spettacoli teatrali veri e propri avevano inizio l'11 del mese; i primi due giorni erano dedicati a rituali religiosi e civili, ea dacui seguiva una gara di ditirambi (canti connessi al culto di Dioniso), che si svolgeva il secondo giorno e vedeva affrontarsi dieci cori di ragazzi e dieci di adulti, in rappresentanza delle dieci tribù che costituivano la ''polis''.<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=28}}</ref>
 
In via preliminare, gli autori dovevano sottoporre i loro drammi a un magistrato, l'arconte epònimo, a cui spettava il compito di selezionare tre poeti tragici. A ciascuno era destinata una giornata (dal 12 al 14 di Elafebolione), durante la quale il poeta presentava una tetralogia composta da tre tragedie e un dramma satiresco. Anche gli autori di commedie dovevano passare un vaglio: in origine ne venivano ammessi tre, e solo in epoca più tarda il loro numero fu portato a cinque. Le commedie prescelte venivano rappresentate tutte nell'arco di una stessa giornata (il giorno 11).<ref name="DelCorno167">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p= 167}}</ref><ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | pp=29-30}}</ref> È probabile che l'arconte epònimo compisse la scelta valutando un copione provvisorio oppure, più semplicemente, il soggetto mitico proposto dall'autore. I poeti che venivano selezionati ricevevano dallo Stato la commissione di terminare l'opera e di occuparsi della messa in scena fino alla sua rappresentazione.<ref name="Guidorizzi31">{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | p=31}}</ref>
 
Il numero delle competizioni crebbe con il passare del tempo. La gara per il migliore poeta tragico risale probabilmente al 535 a.C., mentre nel 508 fu introdotta quella per il miglior ditirambo e dal 456 si è iniziato ad assegnare un premio al migliore poeta comico. Nel 449 a.C. è iniziata la gara per il migliore attore tragico, mentre la competizione per gli attori comici arriverà solo più tardi, tra il 329 e il 312 a.C.<ref name="Susanetti32">{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=32}}</ref>
Riga 27:
Gli spettacoli erano preceduti dal ''proagón'' (προαγών), che si teneva alcuni giorni prima nell'Odeon (Ὠιδεῖον), un edificio che sorgeva nei pressi del teatro, fatto costruire da Pericle nel 444 a.C. I poeti, insieme a coreghi, attori e coreuti sfilavano con ghirlande e indossando i costumi di scena, ma senza le maschere. In questa occasione venivano illustrati sommariamente al pubblico i drammi che dopo pochi giorni sarebbero stati messi in scena.<ref name="Guidorizzi31" /><ref name="Susanetti32" />
 
Prima delle rappresentazioni veniva nominata anche la giuria composta da dieci cittadini, uno in rappresentanza di ciascuna tribù. Per evitare ingerenze, la legge prevedeva un meccanismo di estrazione a sorte, lo stesso che veniva adoperato per assegnare le magistrature. Alla conclusione degli spettacoli, ogni giurato scriveva su una tavoletta i nomi dei poeti, ordinati in base al merito; tutte le tavolette erano poi raccolte in un'urna, dalla quale l'arconte ne estraeva solo cinque, sulla base delle quali stabiliva il vincitore dell'agone. Questi veniva incoronato con una ghirlanda di edera, pianta sacra dia Dioniso, e molto probabilmente riceveva anche un premio economico corrisposto dalla ''polis''. Ai coreghi era invece assegnato un tripode. L'estrazioneNonostante ale sorteprecauzioni era poi motivatapreviste dalla necessità di evitare ingerenze sui giurati;<ref name="Guidorizzi31" /><ref name="Susanetti32" /> tuttavialegge, i giurati finivano comunque per essere influenzati dalle reazioni del pubblico, che manifestava la propria approvazione con urla. In certi casi poteva inoltre essere determinante l'appoggio di personaggi politici in vista.<ref name="Susanetti33">{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=33 }}</ref>
 
Terminate tutte le cerimonie e le celebrazioni per le Dionisie, un'assemblea all'interno del teatro aveva infine il compito di valutare se la festa si era svolta correttamente e giudicare l'operato dei magistrati preposti all'organizzazione.<ref name="Susanetti33">{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=33 }}</ref>
 
== Oltre le Dionisie ==
Le Grandi Dionisie non erano le uniche occasioni nel corso dell'anno durante le quali si tenessero spettacoli teatrali.
 
* Le '''Lenee''' (il cui nome è forse legato a ''lenos'', ληνός, il torchio per pigiare l'uva, oppure a ''lênai'', λῆναι, le donne invasate del dio) erano feste in onore di Dioniso istituite attorno al 440 a.C. e si svolgevano tra il 12 e il 14 del mese di Gamelione (gennaio-febbraio).<ref name="Guidorizzi30">{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | p=30}}</ref> Poiché si tenevano in inverno, erano un evento destinato solo al pubblico ateniese o comunque a spettatori provenienti dall'Attica. La competizione, iniziata forse nel 442 a.C., era rivolta ai poeti comici, e solo a partire dal 423 a.C. circa fu estesa ai tragediografi. Vi potevano partecipare cinque commediografi con una commedia ciascuno, mentre i poeti tragici in gara erano due, eciascuno con due tragedie a testa.<ref name="Susanetti33" />
* Le '''Dionisie rurali''' si svolgevano invece nel mese di Posideone (dicembre-gennaio) in diversi demi dell'Attica, in alcuni dei quali le celebrazioni erano accompagnate da agoni drammatici. In queste occasioni venivano messe in scena nuove opere, ma talvolta erano solo repliche di drammi già rappresentati. In particolare, furono due i demi che si distinsero: il Pireo (dove Socrate si recò per vedere Euripide) ed Eleusi (dove Aristofane e Sofocle presentarono almeno un'opera).<ref name="Susanetti33"/>
 
== Struttura del teatro greco ==
[[File:Ancient greek theater (en).svg|thumb|400px|Struttura del teatro greco]]
Il teatro greco aveva una peculiare struttura architettonica. Ad Atene le rappresentazioni delle Dionisie si svolgevano nel teatro di Dioniso, che si trovava sulle pendici meridionali dell'Acropoli, nel recinto sacro di Dioniso Eleutheros. Inizialmente costruito in legno, subì nel corso degli anni varie trasformazioni, fino a diventare un edificio in pietra, che però fu completato solo nel IV secolo a.C., ai tempi di Licurgo.<ref name="DelCorno167" /> Un secondo palco ligneo, provvisorio, veniva allestito nell<nowiki>'</nowiki>''agorá'' in occasione delle Lenee.<ref name="Giulio Guidorizzi 2000, p. 32Guidorizzi32"/> Di seguito sono elencate le principali parti di un teatro greco.
 
* ''Theatron'' (θέατρον), la parte destinata al pubblico. A forma di semicerchio, era sopraelevata perché poggiava su un rilievo naturale dell'Acropoli. Secondo le stime, aveva una capienza di 15-20 mila spettatori, quindi ben superiore rispetto ai teatri moderni. I posti migliori spettavano alle autorità, cioè magistrati e sacerdoti, mentre il resto del pubblico poteva accedere solo se provvisto di biglietto.<ref name="DelCorno167" /> Il prezzo era però molto basso (un gettone di bronzo), e i cittadini meno abbienti potevano chiedere allo Stato un apposito contributo (''theorikon'', θεωρικόν). Si ipotizza inoltre che potessero accedere come spettatori anche donne, bambini e schiavi.<ref name="Guidorizzi31" />
* ''Orchestra'' (ὀρχήστρα), la piattaforma circolare che si trovava al centro del teatro, sulla quale era posto un altare. Qui si svolgeva l'azione del coro, ma si suppone che, in epoca arcaica, vi trovassero posto anche gli attori, prima che la struttura fosse dotata di un edificio di sfondo.
* ''Skēné'' (σκηνή), l'edificio di sfondo, collocato di fronte al ''theatron'' e tangente all<nowiki>'</nowiki>''orchestra''. In origine era una tenda dietro la quale gli attori cambiavano costume. Con il tempo, questo edificio diventò parecchio ingombrante, poiché iniziò a inglobare anche un magazzino e uno spogliatoio. La sua introduzione portò a modificare e orientare lo spazio di azione dei personaggi, che in questo modo si differenziavano dal coro recitando su una piattaforma più bassa di fronte alla ''skēné''. La facciata dell'edificio veniva inoltre utilizzata come elemento base per la scenografia, su cui veniva raffigurato un palazzo oppure un tempio dotato di una porta principale e di due laterali (queste ultime venivano però usate solo nella commedia). Gli attori in genere entravano in scena da queste aperture. Aristotele attribuisce a Sofocle la pratica di dipingere la scena (''skenographia''),<ref>Aristotele, ''Poetica'', 1449a.</ref> mentre Vitruvio la riconduce ad Agatarco di Samo, collaboratore di Eschilo.<ref>Vitruvio, ''De architectura'' VII.</ref>
* ''Parodoi'' (πάροδοι), passaggi laterali collocati tra il ''theatron'' e la ''skēné'', consentivano al coro di accedere all<nowiki>'</nowiki>''orchestra''.
* ''Proskénion'' (προσκήνιον) o ''logheion'' (λογεῖον), un palcoscenico sopraelevato che fu però introdotto solo più tardi, nel IV secolo a.C., dopo la scomparsa del coro.
Riga 56:
Durante le rappresentazioni poteva essere necessario utilizzare alcune macchine teatrali, che servivano a ovviare a particolari esigenze sceniche. Per esempio, poiché il teatro era all'aperto, per le scene che si svolgevano all'interno veniva utilizzata una piattaforma mobile detta ''ekkýklema'' (ἐκκύκλημα), che veniva portata fuori dalla ''skēné'' e su cui era montata una generica ambientazione simbolica.
 
C'era poi la ''mechané'' (μηχανή), una gru che consentiva agli attori che impersonavano divinità o esseri soprannaturali di venire sollevati per simulare il volo. Gli dèi potevano fare la loro comparsa anche dal ''theologheion'' (θεολογεῖον), una piattaforma situata sopra l'edificio della ''skēné'', a rimarcare la distanza tra la dività e gli uomini. Ombre e fantasmi, invece, emergevano da botole dotate di scale, dette ''charóneiai klìmakes'' (χαρώνειαι κλίμακες), cioè «scale di Caronte».
 
Infine, per imitare il rumore di tuoni e fulmini venivano utilizzati, rispettivamente, il ''bronteion'' (βροντεῖον) e il ''keraunoscopeion'' (κεραυνοσκοπεῖον).<ref name="DelCorno168">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p= 168}}</ref>
Riga 64:
== La messa in scena ==
[[File:Actor as old woman Louvre CA94.jpg|thumb|upright = 1|Figurina in terracotta del IV secolo a.C., raffigurante un attore che impersona una vecchia]]
Il teatro non era coperto e l'illuminazioneveniva erailluminato quelladalla luce naturale del sole. La struttura architettonica era inoltre progettata in modo che i dialoghi fossero udibili da tutti gli spettatori. A queste esigenze acustiche veniva incontro anche l'uso delle maschere, dotate di un'apertura per la bocca che aveva anche l'effetto di amplificare la voce degli attori.<ref name="DelCorno167" />
 
L'assenza di illuminazione artificiale e il fatto che non vi fosse un sipario a segnare i cambi di scena imponevano ai poeti di seguire determinate convenzioni. Anzitutto, nel teatro greco la durata del tempo scenico non aveva nulla a che fare con il tempo reale, e anche laddove fosse stato necessario precisare in che momento della giornata si svolgesse l'azione, questa informazione veniva fornita dagli stessi personaggi nelle loro battute. Allo stesso modo, anche lo spazio scenico non aveva intenti realistici.<ref name="DelCorno168" />
Riga 76:
[[File:Arheologicheski-Masks.jpg|thumb|left|upright = 1.5|Maschere teatrali esposte al museo archeologico di Nicosia (Cipro)]]
 
L'uso delle maschere consentiva a ogni attore di interpretare più ruoli, compresi quelli femminili (non erano previste infatti attrici donne).<ref name="DelCorno168" /> In particolare, leLe fonti attribuiscono al poeta Tespi (che è considerato anche il primo tragediografo) l'invenzione della maschera, mentre si deve a Frinico la maschera femminile, con un incarnato più chiaro rispetto a quella maschile.<ref name="Susanetti40">{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=40}}</ref> È comunque probabile che l'uso della maschera fosse collegato ai riti misterici da cui il teatro greco ha avuto origine. Il suo impiego è poi legato alle dimensioni della struttura, che impediva agli spettatori di riconoscere le espressioni del volto: per questo motivo, le maschere erano dipinte con espressioni tipizzate in modo da esibire il carattere del personaggio. La manifestazione delle emozioni, invece, era affidata ai gesti e alle espressioni verbali. La maschera, quindi, consentiva al pubblico di riconoscere immediatamente i personaggi sulla scena,<ref name="DelCorno169">{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=169}}</ref> e permetteva a uno stesso attore, cambiandola, di interpretare di volta in volta personaggi differenti, cosa che richiedeva una certa versatilità.<ref name="Susanetti40" /> Sembra inoltre che le maschere comiche riproducessero le sembianze di giovani oppure dei cittadini ateniesi di cui ci si prendeva gioco durante la rappresentazione; in molti casi però gli artigiani che le realizzavano dovevano assecondare la fantasia dei poeti, che portavano in scena cori composti da animali o da creature fantastiche.<ref name="Susanetti42">{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=42}}</ref>
 
Per quanto riguarda i costumi, gli attori tragici vestivano abiti sontuosi. Stando alle fonti, sembra che l'inventore della costumistica tragica sia stato Eschilo. Gli abiti degli eroi tragici erano di color porpora o croco, mentre le vesti del coro erano estremamente sontuose, allo scopo di impressionare il pubblico e dimostrare la generosità del corega. Euripide, invece, avrebbe introdotto la pratica di mandare in scena attori con vesti lacere, un'innovazione che fu forse imitata da Sofocle.<ref>{{cita libro | autore=Davide Susanetti | titolo=Il teatro dei Greci. Feste e spettacoli, eroi e buffoni | città=Roma | editore=Carocci | anno=2003 | p=41}}</ref> A partire dall'età ellenistica si diffuse poi l'uso dei coturni, calzari dotati di un'alta suola.

Decisamente grottesco era invece il travestimento degli attori comici, che indossavano abiti comuni a cui erano però applicate vistose imbottiture sul deretano e sul ventre. Sul davanti avevano inoltre un fallo di cuoio, un elemento anch'esso derivato, molto probabilmente, dagli antichi riti della fertilità da cui la commedia ha tratto origine. Questo; sarebbequesto statofu abolito nel IV secolo a.C.<ref name="DelCorno169" /><ref>{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | p=34}}</ref> Nei drammi satireschi, infine, i coreuti indossavano una calzamaglia su cui erano aggiunti un enorme fallo sul davanti e una coda equina sul di dietro, allo scopo di impersonare i satiri.<ref name="Susanetti42" />
 
Maschera e travestimento erano parte integrante dell'idea stessa di teatro, che costituiva una realtà alternativa rispetto alla quotidianità. Tuttavia, questa realtà non era considerata fittizia o immaginaria: al contrario, per i Greci la realtà teatrale era dotata di autonome leggi a aveva una propria concretezza che la rendeva "vera" al pari della realtà quotidiana. Solo nel IV secolo, con la trasformazione del teatro in spettacolo e forma di intrattenimento, questa concezione verrà meno; gli spettatori antichi, invece, identificavano la propria biografia con l'evento scenico, e si lasciavano assorbire dalla realtà del teatro.<ref name="DelCorno169" />