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L'aspettativa che noi esseri umani possiamo intendere la natura di Dio è una buona definizione preliminare di quello che la Bibbia chiama peccato dell'[[w:idolatria|idolatria]]. In Deutero-Isaia, l'idolo è un oggetto materiale che riflette l'esperienza del profeta nella società pagana. Secondo il comandamento numero due dei dieci comandamenti:
{{q|Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassú nei cieli o quaggiú sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai.|Esodo {{passo biblico|Esodo|20,4-5}}}}
Anche questo testo fa riferimento al tentativo di adorare un oggetto materiale come fosse un dio. Per estensione, e come la tradizione post-biblica ha inteso l'idolatria, ogni volta che installiamo una caratteristica della creazione e la chiamiamo Dio, commettiamo il peccato dell'idolatria, il peccato cardinale ebraico. Non è necessario che sia un oggetto materiale; può essere qualcosa di più astratto o elusivo: una nazione, la storia stessa (come il [[w:marxismo|marxismo]]), una ricompensa finanziaria, o un altro essere umano. Ogniqualvolta prendiamo qualcosa che è relativo e lo poniamo come nostro valore ultimo, abbiamo commesso il peccato di idolatria. Abbiamo ridotto Dio a qualcosa che non può contenere il significato di ultimità. E questa è idolatria.<ref>Vedi in particolare [[w:Jacob Neusner|Jacob Neusner]], ''The Foundations of the Theology of Judaism'', Cap. 1, Jason Aronson, 1991.</ref>
 
==La questione delle caratteristiche divine==
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È anche l'approccio della dottrina degli attributi negativi di [[Maimonide]]. Maimonide (1135-1204) è universalmente riconosciuto come il filosofo ebreo ''par excellence'', scienziato geniale, astronomo, medico e giurista. Ha dato contributi monumentali ad ogni forma di espressione ebraica, sia in filosofia (''[[Guida maimonidea|La Guida dei Perplessi]]'') che in legge (la sua ''[[Mishneh Torah]]'', o Codice di Legge Ebraica), entrambe opere tuttora studiate assiduamente. Nella sua dottrina degli attributi negativi, Maimonide afferma che Dio può soltanto essere descritto per quello che non è – non personale, non ignorante, non saggio, non debole, non forte – perché qualsiasi identificazione positiva di Dio sarebbe troppo limitativa. Asserire per esempio che Dio è onnisciente implicherebbe che l'onniscienza esaurisce la natura di Dio. Invece, Dio va oltre l'onnisciente, vale a dire che Dio sorpassa qualunque cosa si dica di Dio. Paradossicalmente, questo accumulo di caratteristiche negative ci lascia con un immagine di Dio che è la somma totale di tutte le qualità positive, anche se la conclusione ultima di Maimonide è che nessun essere umanao può comprendere la natura essenziale di Dio.
 
La seconda risposta è quella di concedere che, sebbene non possiamo conoscere l'essenza di Dio, dobbiamo purtuttavia parlare di Dio, accettando però che tutto ciò che diciamo di Dio è solo marginalmente accurato, è parziale, impressionistico, immaginativo e intrinsecamente soggettivo. Queste caratterizzazioni diventano completamente false e idolatre se e quando le consideriamo letteralmente vere, oggettive e accurate. Non abbiamo fotografie di Dio.<ref>Vedi Jacob Neusner, ''The Foundations of the Theology of Judaism'', ''loc. cit.''; ''A Maimonides Reader'', cur. Isadore Twersky, Behrman House, 1972; Jack Miles, ''God: A Biography'', Alfred Knopf, 1995; ''[[Guida maimonidea]]'', Wikibooks, 2014; ''[[Torah per sempre]]'', Wikibooks, 2019.</ref>
 
==Metafore teologiche==
I teologi usano termini differenti per chiarire lo status delle nostre rappresentazioni umane di Dio; possono essere chiamate ''analogie'', ''symboli'', oppure, più comunemente, ''[[w:metafora|metafore]]'' nel senso letterale del termine, che proviene dal greco μεταφορά, "trasferimento [di significato]". La metafora è processo linguistico espressivo e figura della retorica tradizionale, basato su una similitudine sottintesa, ossia su un rapporto analogico, per cui un vocabolo o una locuzione sono usati per esprimere un concetto diverso da quello che normalmente esprimono.<ref name="Treccani">[http://www.treccani.it/vocabolario/metafora/ Treccani.it - Vocabolario on line: ''s.v.'' "Metafora"].</ref>
 
Le metafore abbondano nella nostra vita quotidiana. Parliamo del leone come "il re della foresta"; ci disperiamo che una delusione ci "ha spezzato il cuore" o, invecchiando, che siamo "sul viale del tramonto". [[w:T. S. Eliot|T. S. Eliot]] declama che aprile "è il mese più crudele" e [[w:Erri De Luca|Erri De Luca]] dice "L'autorità è una torta nuziale a piani concentrici che vanno verso l’alto". Ma in realtà il leone non porta una corona, né il nostro cuore si spezza dopo una delusione, e così via. Queste metafore però servono a catturare, in modo acuto e vivido, un'informazione complessa che elude un'espressione chiara e concisa: la metafora cattura in una frase ciò che spesso richiederebbe almeno un lungo paragrafo.
 
Che il nostro parlare di Dio sia metaforico è un altro principio cardinale della filosofia di Maimonide:
{{q|Qual'è il significato delle seguenti espressioni presenti nella Torah: "Sotto i Suoi piedi" [Esodo {{passo biblico|Esodo|24,10}}]; "Scritte dal dito di Dio" [Esodo {{passo biblico|Esodo|31,18}}];... "Agli occhi di Dio" [Genesi {{passo biblico|Genesi|38,7}}]... Tutte queste espressioni sono adattate alla capacità mentale della maggioranza degli esseri umani che hanno una chiara percezione solo dei corpi fisici. La Torah parla il linguaggio degli uomini. Tutte queste frasi sono metaforiche...<ref>[[Mishneh Torah]], ''Principi basilari della Torah 1:9'' — tradotto dal testo curato da Isadore Twersky, ''A Maimonides Reader'', Behrman House, 1972, 44-45.</ref>}}
Quello a cui Maimonide si riferisce qui è la nostra tendenza all'antropomorfismo — letteralmente, il tentativo di concepire Dio in forma umana. Maimonide riconosce che possiamo aver bisogno di usare questo modo di dire per concepire Dio, semplicemente perché concepire Dio in termini oggettivi va al di là delle abilità umane. Ciononostante, dobbiamo rimanere consapevoli del fatto che, quando attribuite a Dio, queste descrizioni non devono mai essere considerate letteralmente esatte. Tale principio si applica non solo alle metafore fisiche ma anche alle descrizioni della vita interiore di Dio; anch'essa può essere descritta solo metaforicamente.
{{q|Le espressioni del Pentateuco e dei libri dei Profeti... sono tutte metaforiche e retoriche, come per esempio: "Colui che siede nei cieli riderà," (Salmi {{passo biblico|Salmi|2,4}})... "Ma forse costoro offendono me?" (Geremia {{passo biblico|Geremia|7,19}}).<ref="Twersky"/>}}
 
==Canto di Gloria==
 
 
==L'inevitabilità dell'agnosticismo==
 
 
==Riformulazioni contemporanee==
 
 
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