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==La questione delle caratteristiche divine==
Cosa succede quindi quando vogliamo parlare di Dio? Come dobbiamo interpretare le numerose caratterizzazioni di Dio che affollano i testi ebraici classici?
 
Ci sono due possibili risposte a queste domande. Una è quella di rimanere in devoto silenzio, riconoscendo che non potendo Dio essere appreso dalla mente umana o descritto in linguaggio umano, dobbiamo semplicemente rimanere in silenzio, adorare solo mediante inni e danze, o accettare la qualità intrinsecamente inconoscibile di Dio. Questa strategia viene riflessa in uno dei termini che i mistici ebrei usano per riferirsi a Dio. Dio è ''[[w:Ein Sof|Ein Sof]]'', o Infinità — non Colui Che È Infinito, bensì semplicemente l'Infinità stessa nel suo significato letterale di "oltre qualsiasi cosa finita". Questa è più una confessione di ignoranza che una descrizione di Dio.
 
È anche l'approccio della dottrina degli attributi negativi di [[Maimonide]]. Maimonide (1135-1204) è universalmente riconosciuto come il filosofo ebreo ''par excellence'', scienziato geniale, astronomo, medico e giurista. Ha dato contributi monumentali ad ogni forma di espressione ebraica, sia in filosofia (''[[Guida maimonidea|La Guida dei Perplessi]]'') che in legge (la sua ''[[Mishneh Torah]]'', o Codice di Legge Ebraica), entrambe opere tuttora studiate assiduamente. Nella sua dottrina degli attributi negativi, Maimonide afferma che Dio può soltanto essere descritto per quello che non è – non personale, non ignorante, non saggio, non debole, non forte – perché qualsiasi identificazione positiva di Dio sarebbe troppo limitativa. Asserire per esempio che Dio è onnisciente implicherebbe che l'onniscienza esaurisce la natura di Dio. Invece, Dio va oltre l'onnisciente, vale a dire che Dio sorpassa qualunque cosa si dica di Dio. Paradossicalmente, questo accumulo di caratteristiche negative ci lascia con un immagine di Dio che è la somma totale di tutte le qualità positive, anche se la conclusione ultima di Maimonide è che nessun essere umanao può comprendere la natura essenziale di Dio.
 
La seconda risposta è quella di concedere che, sebbene non possiamo conoscere l'essenza di Dio, dobbiamo purtuttavia parlare di Dio, accettando però che tutto ciò che diciamo di Dio è solo marginalmente accurato, è parziale, impressionistico, immaginativo e intrinsecamente soggettivo. Queste caratterizzazioni diventano completamente false e idolatre se e quando le consideriamo letteralmente vere, oggettive e accurate. Non abbiamo fotografie di Dio.
 
==Metafore teologiche==