Non c'è alcun altro/Introduzione: differenze tra le versioni

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Come può il Dio del profeta essere paragonato ad uno qualsiasi di questi idoli? Se questo è il significato di ''dio'' secondo questi pagani, allora veramente non c'è paragone. Tuttavia, la domanda del profeta ha un'altra dimensione di significato. Non solo confronta Dio con gli idoli, ma asserisce anche il principio per cui il suo Dio è al di là di qualsiasi forma di comprensione o espressione umana. Eppure non c'è un solo passo biblico che non parli copiosamente di tale Dio e di come Egli sia.
 
E questo è precisamente il paradosso del Dio biblico. Questo Dio non può essere messo a confronto con nulla, niente al mondo. Noi chiamiamo questa qualità l'assoluta trascendenza di Dio. Dio è il totale "oltre" — oltre qualsiasi cosa possiamo conoscere e/o provare, sapere e descrivere in linguaggio umano. Che è esattamente ciò che fa di Dio Dio, e tale è la differenza tra un qualsiasi oggetto nel mondo creato e Dio. Noi possiamo provare, e quindi conoscere e quindi descrivere tutta la creazione; non possiamo provare, conoscere e descrivere Dio. Ciononostante, gli autori dei testi biblici sembrano sapere e dire parecchio di come Dio sia, di quello che Egli fa nella natura e nella storia e di ciò che vuoluvuole dall'umanità.<ref>Per questa sezione si vedano spec. [[:en:w:Elliot N. Dorff|Elliot N. Dorff]], ''Knowing God: Jewish Journeys to the Unknowable'', Jason Aronson, 1992, 112-120 e ''passim''; [[w:Mordecai Kaplan|Mordecai M. Kaplan]], ''The Meaning of God in Modern Jewish Religion'', The Jewish Reconstructionist Foundation, 1947; [[w:Abraham Joshua Heschel|Abraham J. Heschel]], ''The Prophets'', Jewish Publication Society, 1962, ''ad hoc''.</ref>
 
==Il peccato dell'idolatria==
L'aspettativa che noi esseri umani possiamo intendere la natura di Dio è una buona definizione preliminare di quello che la Bibbia chiama peccato dell'[[w:idolatria|idolatria]]. In Deutero-Isaia, l'idolo è un oggetto materiale che riflette l'esperienza del profeta nella società pagana. Secondo il comandamento numero due dei dieci comandamenti:
 
{{q|Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassú nei cieli o quaggiú sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai.|Esodo {{passo biblico|Esodo|20,4-5}}}}
Anche questo testo fa riferimento al tentativo di adorare un oggetto materiale come fosse un dio. Per estensione, e come la tradizione post-biblica ha inteso l'idolatria, ogni volta che installiamo una caratteristica della creazione e la chiamiamo Dio, commettiamo il peccato dell'idolatria, il peccato cardinale ebraico. Non è necessario che sia un oggetto materiale; può essere qualcosa di più astratto o elusivo: una nazione, la storia stessa (come il [[w:marxismo|marxismo), una ricompensa finanziaria, o un altro essere umano. Ogniqualvolta prendiamo qualcosa che è relativo e lo poniamo come nostro valore ultimo, abbiamo commesso il peccato di idolatria. Abbiamo ridotto Dio a qualcosa che non può contenere il significato di ultimità. E questa è idolatria.<ref>Vedi in particolare [[w:Jacob Neusner|Jacob Neusner]], ''The Foundations of the Theology of Judaism'', Cap. 1, Jason Aronson, 1991.</ref>
 
==La questione delle caratteristiche divine==
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==Metafore teologiche==
 
 
==Note==
<references/>
 
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