Storia della letteratura italiana/Le origini: differenze tra le versioni

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Sin dai primi secoli del Medioevo il latino parlato dal popolo si distacca da quello classico o ecclesiastico. Questa rottura prelude alla nascita delle lingue romanze in tuttamolti Europa.dei Leterritori primeche diun cuitempo abbiamoerano testimonianzecontrollati letterariedall'impero sonoromano. Verso la fine dell'XI secolo sorgono due importanti tradizioni letterarie in '''lingua d'oiloïl''' e la '''lingua d'oc''', rispettivamente nel nord e nel sud della Francia;<ref>{{cita libro | autore=Alberto Asor Rosa | titolo=Storia europea della letteratura italiana | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2009 | vol=1 | p=27 }}</ref> queste sono designate attraverso le due parole, "oiloïl" e "oc", che venivano utilizzate per dire "sì".
 
InAnche Italianella sipenisola formanoitaliana nellosi stesso periodoformano vari idiomi molto differenti tra loro, risultatinati dalla mescolanza tra le lingue autoctone (dette di '''substrato'''), quelle degli invasori germanici (dette di '''superstrato''') e la linguail latinalatino.<ref name="Ferroni28">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=28}}</ref> NelSolo quadroa linguisticopartire italianodal siXIII possonosecolo, riconoscerequindi quattropiù zonetardi geograficherispetto fondamentali:ad laltre parti d'ItaliaEuropa, delsorgono norddelle vere e proprie tradizioni letterarie nel volgare italiano, l'Italiaprincipalmente centralein Sicilia e in Umbria. È però importante sottolineare come questa letteratura si manifesti da subito in forme sofisticate. Gli autori hanno infatti alle spalle la tradizione classica antica, la Toscanacui econoscenza lfa parte del loro patrimonio culturale; a questa poi si devono aggiungere le esperienze letterarie che durante il Medioevo si erano sviluppate in mediolatino (latino medievale), in lingua d'Italiaoc meridionalee in lingua d'oïl.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=2 }}</ref>
 
È importante sottolineare come, al momento della sua nascita nel Duecento, la letteratura in volgare italiano si manifesta da subito in forme sofisticate. Gli autori hanno infatti alle spalle la tradizione classica antica, la cui conoscenza fa parte del loro patrimonio culturale; a questa poi si devono aggiungere le esperienze letterarie che si erano sviluppate nel corso del Medioevo in mediolatino (latino medievale), in lingua d'oc e in lingua d'oil.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=2 }}</ref>
 
== Dalla fine dell'impero romano all'età cortese ==
{{vedi pedia|Alto Medioevo|Feudalesimo}}
[[File:Karl den store krons av leo III.jpg|thumb|left|Carlo Magno incoronato da papa Leone III]]
Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d'Occidente, viene deposto nel 476, anno che per convenzione segna la fine dell'antichità e l'inizio del Medioevo. Il crollo dell'impero è il risultato della disgregazione politica, economica, sociale e militare in corso dal III secolo,; eal la sua scomparsa lascia ilsuo posto asorgono vari regni romano-barbarici nei quali, pur mantenendo elementi dell'apparato amministrativo romano, i popoli invasori introducono nuovi costumi, nuove leggi e nuovi elementi linguistici. Unico fattore unificante di questo scenario frammentato è la religione: la Chiesa svolgerà quindi un ruolo politico essenziale. Una tappa importante è la formazione del Sacro Romano Impero di '''Carlo Magno'''. Incoronato imperatore a Roma nell'800, Carlo riunisce sotto il suo regno vasti territori didelle attuali Francia, Germania e Italia, con l'intenzione di far risorgere la potenza dell'impero romano nella nuova Europa cristiana. Negli stessi anni, la Spagna è sotto l'egemonia araba, mentre l'Italia meridionale è sottoposta dapprima alla dominazione araba e in seguito a quella normanna.<ref name="Baldi3">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=2-3}}</ref>
 
A caratterizzare lal'economia situazionee inla società Europaeuropee in questi secoli è il '''feudalesimo'''. Negli anni del suo regno, Carlo Magno aveva ricompensato i guerrieri che lo avevano aiutato nelle sue imprese assegnando loro porzioni di territorio, definitidefinite con il termine germanico di ''feudi''. Ben presto però la proprietà di questi territori comincia a essere trasmessa per via ereditaria, e i grandi signori feudali, assegnanoche a loro volta porzioni del proprio feudo ai loro fedeli seguaci. Il signore inoltre godegodono di amplissimi poteri all'interno dei suoiloro feudi., Loiniziano Statoad feudaleassegnarne siporzioni caratterizzaai pertantoloro perseguaci unapiù fortefedeli. Ne deriva l'estrema frammentazione territoriale e amministrativa che, acaratterizza frontelo diStato unfeudale: debolele poterelotte tra centralei signori locali, generaa unacui perenneil situazionedebole dipotere instabilità,centrale dovutanon alleriesce lottea traporre quantirimedio, detengonogenerano iluna poterecondizione adi livelloperenne localeinstabilità. Solo nel XIII secolo si delineeranno i primi Stati assoluti con un forte potere centrale.<ref name="Baldi3"/>
 
La società feudale è inoltre statica e fortemente gerarchizzata, suddivisa in '''tre ordini''': ''bellatores'' (guerrieri), ''oratores'' (sacerdoti e religiosi), ''laboratores'' (contadini). Questa tripartizione è ritenuta immutabile perché corrisponde alla Trinità e al disegno divino che regola l'universo. Alla prima classe appartiene l'aristocrazia feudale, a cui spetta l'esercizio delle armi, attività da cui deriva grande prestigio. Il clero rappresenta invece il ceto intellettuale, impegnato nella conservazione e trasmissione del patrimonio culturale, mentre ai contadini è demandata la produzione dei beni materiali di sostentamento. Questi ultimi non godono di libertà o diritti personali, sono legati alla terra che lavorano ('''servitù della gleba''') e la loro condizione viene tramandata di padre in figlio, senza possibilità di riscatto o ascesa sociale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=3-4}}</ref>
 
La frammentazione politica, inoltre, ha ripercussioni anche sull'economia: le invasioni, e le devastazioni che ne seguono, compromettono la possibilità di dar vita a un'economia fondata sullo scambio di merci. Al contrario, vi è un'economia chiusa, basata sull'agricoltura, in cui i beni sono consumati dagli stessi che li producono. L'uso di mezzistrumenti agricoli rudimentali, poi, nonpone consentegravi un'adeguatalimiti alla produzione, determinando carestie ed epidemie. Molto diffusa è la pratica della '''corvées''': il contadino lavora per il signore senza ricevere un salario, ma ottiene in cambio protezione e piccoli appezzamenti per il proprio sostentamento. Le città di conseguenza si spopolano, mentre castelli e monasteri diventano i nuovi centri della vita associata diventano i castelli e i monasteri.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=42-5}}</ref>
 
La situazione migliorerà gradualmente a partire dall'anno Mille, quando la maggiore stabilità politica e la fine delle invasioni da est saranno accompagnate dal perfezionamento delle tecniche agricole. L'aumento della produzione farà rinascere gli scambi e acquisirà importanza la figura del mercante.
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== Le lingue romanze e la letteratura cortese ==
{{vedi pedia|Lingue romanze}}
[[File:Romance 20c it.svg|thumb|350px|La cartina mostra lL'attuale diffusione delle lingue romanze in Europa (clicca sulla cartina per ingrandirla)]]
Con il crollo dell'impero il latino classico lascia il posto alle '''lingue volgari o romanze'''. In età carolingia la locuzione ''romana lingua'' viene utilizzata per distinguere le lingue di origine latina, sempre più diffuse, dal latino vero e proprio e dalle lingue germaniche. L'avverbio ''vulgaris'', invece, era impiegato già innella Roma di epocaetà repubblicana per indicare una variante del latino classico molto diffusa tra la popolazione e nelle provincieprovince romane. Il latino volgare conosceconobbe però delle varianti significative a partire dal III secolo, dovute ai contatti con le lingue parlate nelle diverse regioni.<ref name="Ferroni28"/>di cui era composto l'impero. A intaccare in modo decisivo l'unità linguista del latino intervengono da un lato il crollo del potere centrale dell'impero romano, dall'altro la diffusione del cristianesimo, che utilizza la lingua volgare per avere un contatto più diretto con il popolo. A tutto questo si aggiungono poi gli scambi linguistici con i nuovi dominatori germanici. I primi documenti scritti nelle varie lingue romanze si affacciano tuttavia in momenti diversi a seconda dei paesi.<ref name="Ferroni28" />
 
Le lingue romanze producono, tra l'XI e il XII secolo, una letteratura molto ricca, che spezza il dominio del latino e allarga la platea del pubblico: se il latino rimane la lingua dei dotti, il volgare si rivela una valida alternativa per le classi cavalleresche. D'altra parte, come già ricordato, la letteratura romanza non può prescindere dalla produzione latina a essa precedente, a cui però si associano esperienze che erano estranee alla cultura alta e che avevano circolato per secoli a livello popolare. Dal mondo del folklore e dei miti nascono generi come il '''romanzo''' e la '''lirica d'amore'''. Si diffondono inoltreanche nuove strutture metriche, definite dalla posizione degli accenti nelle parole e non più dalla quantità delle sillabe, come accadeva nella metrica classica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=36}}</ref>
[[File:Romance 20c it.svg|thumb|350px|La cartina mostra l'attuale diffusione delle lingue romanze in Europa (clicca sulla cartina per ingrandirla)]]
 
Particolare fortuna avrà la letteratura volgare in Francia: la produzione nelle lingue d'oc e d'oiloïl avrà infatti ampia diffusione in tutta Europa. Bisogna però precisare che non si tratta di forme linguistiche fissate in modo rigoroso, e nelle diverse trascrizioni di uno stesso testo è possibile riscontrare varianti locali di una stessa espressione. In Inghilterra, in particolare, la lingua d'oiloïl importata dai Normanni relegherà in secondo piano la letteratura anglosassone, molto sviluppata tra il VII e il X secolo (si pensi al poema ''Beowulf''). Al 1140 risale invece il primo poema epico castigliano, il ''Cantar de mio Cid''. I modelli francesi saranno accolti anche fuori dall'area romanza, come dimostra il ''Nibelungenlied'' (1200 circa), poema in lingua tedesca che raccoglie le leggende germaniche.
Le lingue romanze producono, tra l'XI e il XII secolo, una letteratura molto ricca, che spezza il dominio del latino e allarga la platea del pubblico: se il latino rimane la lingua dei dotti, il volgare si rivela una valida alternativa per le classi cavalleresche. D'altra parte, come già ricordato, la letteratura romanza non può prescindere dalla produzione latina a essa precedente, a cui però si associano esperienze estranee alla cultura alta che avevano circolato per secoli a livello popolare. Dal mondo del folklore e dei miti nascono generi come il '''romanzo''' e la '''lirica d'amore'''. Si diffondono inoltre nuove strutture metriche, definite dalla posizione degli accenti nelle parole e non più dalla quantità delle sillabe, come accadeva nella metrica classica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=36}}</ref>
 
Particolare fortuna avrà la letteratura volgare in Francia: la produzione nelle lingue d'oc e d'oil avrà infatti ampia diffusione in tutta Europa. Bisogna però precisare che non si tratta di forme linguistiche fissate in modo rigoroso, e nelle diverse trascrizioni di uno stesso testo è possibile riscontrare varianti locali di una stessa espressione. In Inghilterra, in particolare, la lingua d'oil importata dai Normanni relegherà in secondo piano la letteratura anglosassone, molto sviluppata tra il VII e il X secolo (si pensi al poema ''Beowulf''). Al 1140 risale invece il primo poema epico castigliano, il ''Cantar de mio Cid''. I modelli francesi saranno accolti anche fuori dall'area romanza, come dimostra il ''Nibelungenlied'' (1200 circa), poema in lingua tedesca che raccoglie le leggende germaniche.
 
=== La ''chanson de geste'' ===
{{vedi pedia|Canzone di gesta}}
A partire dalla seconda metà dell'XI secolo, nella letteratura in lingua d'oïl nel Nord della Francia, si sviluppa un nuovo genere epico destinato ad avere grande fortuna in Europa: la ''chanson de geste'' (canzone di gesta). SiSe trattain diorigine componimentidovevano cheessere esaltanotrascrizioni ildi valoretesti militareorali dellapiù classeantichi, cavallerescaben epresto l'espansionele normannacanzoni dell'epoca,di attraversogesta lesi impresesono dievolute Carloin Magnoun egenere deiletterario suoiscritto paladini.dotato Questidi ultimicaratteristiche vengonoproprie. rappresentatiSono comecomponimenti modelliintrisi di eroismospirito ereligioso, inma quantonei taliquali oppostitrovano agliespressione infedelii saraceni,valori destinatipiù aalti soccomberedella società feudale. IlLe successoopere delpiù genereconosciute faràe prestigiose sono quelle che incompongono seguito leil ''chansons'ciclo carolingio''', sicosì arricchirannochiamato diperché nuovihanno temiper (comeprotagonisti motiviCarlo realistici, comiciMagno e amorosi)i suoi paladini, spessoimpegnati ispiratinella aiguerra romanzicontro cavallereschii saraceni.<ref>{{cita libroAttraverso |le Giulioloro |imprese Ferronisono |esaltati Profilonon storicosolo le gloriose imprese del passato, ma anche le virtù militari della letteraturaclasse italianacavalleresca |presente. 2003I |paladini Einaudivengono |rappresentati Torinocome |modelli p=40}}</ref>di eroismo e in quanto tali sono opposti agli infedeli saraceni, destinati a soccombere.
 
Tra le testimonianze della fase più antica di questa produzione c'è la ''Chanson de Guillaume'', risalente alla metà del XII secolo e composta da 3554 decasillabi. La canzone, nata dalla fusione di due ''chanson'' precedenti e ricca di elementi provenienti dalla forma orale, racconta dello scontro tra l'eroe Guillaume (identificabile con Guglielmo, conte di Tolosa) e il saraceno Deramé durante la battaglia di Larchamp (forse ispirata alla battaglia dell'Orbieu, del 793). Un'altra opera da ricordare è la ''Chanson de Gormont et Isembart'', di cui abbiamo solo un lungo frammento di 661 versi, databile al 1130, in cui racconta lo scontro tra i franchi e i vichinghi (chiamati però "saraceni").
Il più celebre componimento di questo genere è la ''Chanson de Roland'' (''Canzone di Orlando''), risalente al 1180 circa e riportata su un manoscritto del XII secolo. La trama è molto semplice e narra in chiave epica un episodio avvenuto nel 778 sui Pirenei. Durante il ritorno di Carlo Magno in Francia, la retroguardia guidata dal paladino Orlando viene assaltata dall'esercito saraceno a Roncisvalle: l'attacco è stato reso possibile grazie al tradimento di Gano, un altro paladino. Lo stesso Orlando rimane gravemente ferito nella battaglia, ma prima di spirare riesce a suonare il corno e richiamare l'esercito del re, che vendica la sua morte compiendo una strage.
 
Il più celebre componimento di questo genere è però la ''Chanson de Roland'' (''Canzone di Orlando''), risalentecomposta alverso 1180il circa1100 e riportataconservata suin ununa decina di manoscritti tra loro molto diversi (in genere però ci si riferisce al manoscritto deldi XIIOxford, secoloche comprende circa 4 mila versi). La trama è molto semplice e narra in chiave epica un episodio avvenuto nel 778 sui Pirenei. Durante il ritorno di Carlo Magno in Francia dalla Spagna, la retroguardia guidata dal paladino Orlando viene assaltata dall'esercito saraceno a Roncisvalle: l'attacco è stato reso possibile grazie al tradimento dida Gano, un altro paladino che ha tradito il re. Lo stesso Orlando rimane gravemente ferito nella battaglia, ma prima di spirare riesce a suonare il corno e richiamare l'esercito del re, che vendica la sua morte compiendo una strage. Il canto si chiude con la punizione di Gano: riconosciuto colpevole, viene ucciso e squartato.
 
Se questi primi esempi, più arcaici, risentono ancora di elementi derivati dalla tradizione orale, l'evoluzione successiva porta a vere e proprie riscritture di canzoni antiche. Nascono così componimenti destinati esplicitamente alla lettura, e tra i vari autori il più importante è Adenet (seconda metà del XIII secolo), noto come ''le roi des menestrels''. D'altra parte, le trasformazioni dell'aristocrazia e la diffusione dei valori cortesi porteranno le canzoni di gesta ad abbracciare temi e caratteristiche proprie del romanzo cavalleresco. L'esaltazione delle imprese militari lascia così il posto al gusto per l'avventura e per il fantastico, dando un'importanza centrale al ruolo dell'amore e della donna.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | pp=13-18}}</ref>
 
=== Il romanzo cavalleresco ===
{{vedi pedia|Letteratura cavalleresca|Chrétien de Troyes}}
[[File:Yvainlion.JPG|thumb|200px|Yvain soccorre il leone in una miniature del XIII secolo, Princeton University Library]]
BenIl genere che ha conosciuto la più significativodurevole nell'ambitofortuna dellanella letteratura d'oiloïl è però il genereromanzo, che si sviluppa a partire dalla metà del romanzoXII secolo, imponendosi in gran parte d'Europa. È una narrazione di ampio respiro, chegeneralmente raccontascritta lein avventureottosillabi dirimati singolia cavaliericoppie, mescolandoche mescola temi storici con aspetti fantastici e meravigliosi. IlNata protagonistacome ètrascrizione chiamatodi acontenuti raggiungeredotti beniin preziosi,lingua eromanza spesso(da lecui impreseil sono compiutenome), in nomemodo diche unafossero donna.accessibili Ilal cavalierevasto apubblico suache voltanon èconosce unil '''modellolatino, diil vitaromanzo cortese''':si è presto evoluto in un individuogenere a se superiorestante, chenettamente sidistinto distinguedall'epica. siaAlla base vi è il gusto per la suanarrazione impareggiabiledimostrato prestanzadagli fisicaautori, siache perdanno ivita nobilia idealiuna chesocietà persegueideale, caratterizzata dai valori aristocratici "cortesi".<ref>{{cita Èlibro| fedeleautore=Giovanni alMatteo proprioRoccati destino| matitolo=Il alMedioevo tempo| stessoopera=Storia èeuropea attrattodella dalleletteratura avventure,francese che| locuratore=Lionello portanoSozzi lontano| dallaeditore=Einaudi banalità| dellacittà=Torino vita| comune.anno=2013 | vol=1 | p=32}}</ref>
 
Il protagonista, molto spesso un cavaliere, è chiamato a raggiungere beni preziosi, e spesso le sue imprese sono compiute in nome di una donna. Il cavaliere è infatti un '''modello di vita cortese''': è un individuo superiore, che si distingue sia per la sua impareggiabile prestanza fisica sia per i nobili ideali che persegue. È fedele al proprio destino ma al tempo stesso è attratto dalle avventure, che lo portano lontano dalla banalità della vita comune. L'aggettivo "cortese" acquista quindi un nuovo valore: se in origine veniva usato per designare i membri della corte del sovrano, ora assume il significato di "elegante, gentile", opposto a tutto ciò che è "villano". Nel romanzo cortese, inoltre, ci sono i primi esempi di introspezione psicologica. Diversamente dagli eroi dell'epica classica, il cavaliere è chiamato a fare scelte spesso difficili, e attraverso lunghi monologhi dà voce al suo tormento. Centrale è poi il tema dell<nowiki>'</nowiki>'''amore cortese''', cioè dell'amore come forza assoluta che trova giustificazione in se stesso, al di là di ogni riconoscimento sociale. Spesso il sentimento dei due amanti arriva a sfidare l'autorità di un terzo, il marito della donna, e trova il suo compimento nella morte.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=43-44}}</ref>
 
Talvolta i romanzi sono ispirati all'antichità (come nel caso della guerra di Troia o delle conquiste di Alessandro), ma i testi più importanti prendono spunto dalla tradizione bretone, cioè ldall'insieme delle leggende celtiche che hanno per protagonisti re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda (il cosiddetto «ciclo bretone»).<ref>{{cita libroL'insieme |di Giulioquesti |romanzi Ferronicompone |il Profilocosiddetto storico'''ciclo dellabretone letteraturao italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-42}}</ref>arturiano'''. La prima opera che raccoglie queste leggende è la ''Historia regum Britanniae'', scritta in latino da Geoffrey di Monmouth; questa è stata poi ampliata dal chierico Wace, che l'ha tradotta in francese con il titolo di ''Roman de Brut'' (1155 circa).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=41-44}}</ref>
 
Il principale autore di romanzi sul ciclo bretone è però '''Chrétien de Troyes'''. Vissuto nel nord della Francia e attivo tra il 1160 e il 1180, ha scritto varie opere ma ci sono giunti solo cinque romanzi: ''Erec et Enide'', ''Cligès'', ''Lancelot'', ''Yvain'', ''Perceval''. In questi affronta temi divenuti celebri nella cultura europea, come l'amore di Lancillotto per la regina Ginevra e la ricerca del Graal (il calice usato da Gesù nell'Ultima Cena e in cui, secondo la tradizione, Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue di Cristo). Al ciclo bretone è riconducibile anche la tragica storia d'amore di Tristano e Isotta, di cui si è occupato anche Chrétiene in un romanzo oggi perduto. A questo tipo di produzione sono legati i ''lais'', brevi componimenti narrativi intessuti di elementi lirici. Tra i più famosi ci sono quelli scritti, tra il 1160 e il 1170 circa, da Marie de France.
 
Oltre a questi si sviluppa, a partire dal XIII secolo, un filone di romanzi detti "realistici", che rifiuta il meraviglioso tipico del ciclo arturiano. Le narrazioni sono ambientate in un passato vicino e gli autori cercano di creare situazioni verisimili; tuttavia i personaggi si muovo ancora in un mondo idealizzato, vivendo peripezie ben poco realistiche.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | p=41}}</ref>
 
=== La lirica provenzale ===
{{vedi pedia|Trovatore}}
[[Image:William IX of Aquitaine.jpg|thumb|left|La prima poesia composta dalal ritorno dalla crociata del 1101 dida Guglielmo IX d'Aquitania, raffigurato nella miniatura del manoscritto come un cavaliere]]
Contemporaneamente alalle romanzo''chanson cortesede geste'' in lingua d'oiloïl, nelle corti della Provenza e della Francia meridionale si sviluppa in lingua d'oc (occitano) una nuova forma di poesia lirica, estremamente colta e raffinata, in cui parola e musica sono strutturalmente legate. È anche uno dei primi esempi di poesia in cui viene espressa una visione del mondo separata da quella religiosa. Gli autori, detti '''trovatori''' (''troubadours'', dal verbo ''trobar'', "comporre, inventare"), sono di varia estrazione sociale, compongono sia i testi sia la musica e seguono il modello dell'amore cortese. Il trovatore esprime attraverso la poesia la propria gioia per l'amore perfetto (''fin'amors''), tessendo le lodi della donna-signora per la quale il poeta è un vassallo, pronto a servirla in modo assoluto. Nel farlo, ricorre a una serie di luoghi letterari (''topoi'') codificati. La donna è solitamente una principessa o la moglie del signore, e la sua bellezza e il suo potere la rendono perennemente distante e inaccessibile.
 
Nei suoi componimenti il trovatore canta la distanza ma allo stesso tempo esprime il desiderio di raggiungere la donna, nel tentativo di instaurare un dialogo. La richiesta è però destinata a restare inesaudita,. e laLa ripetizione della domanda manifesta la potenza di Amore, che mescola astrazione ed erotismo. D'altra parte, i sentimenti del poeta sono minacciati dalle maldicenze, che gli fanno correre il rischio di essere allontanato dall'amata. Per questo, la donna non viene mai menzionata direttamente, ma è invocata attraverso un nome fittizio (''senhal'').<ref name="Baldi6">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=6}}</ref> La passione amorosa ha quindi effetti contraddittori, sottilmente analizzati dalla poesia: da un lato la gioia e il godimento, dall'altro la sofferenza.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=44-45}}</ref>
 
La lirica provenzale è una produzione inizialmente destinata alla trasmissione orale e a essere accompagnata da musica. Solosolo dal XIII secolo le poesie trobadoriche vengono raccolte in forma scritta nei canzonieri, che contengono anche la biografia romanzata dell'autore (''vidas'') e commenti di carattere stilistico e retorico (''razos''). Di tutta la produzione provenzale ci sono giunti 2542 componimenti, e conosciamo i nomi di 460 autori. Secondo la tradizione il primo trovatore fu il duca Guglielmo IX di Aquitania (1071-1127), un signore feudale i cui possedimenti si estendevano dalla Loira ai Pirenei. Appassionato di guerra e amante dei piaceri, compose opere su vari argomenti, a volte lieti e capriccioso a volte più lascivi, oltre a canzoni d'amore in stile cortese. Tra gli altri autori più famosi si ricordano Bertrand de Born, Jaufré Rudel e Arnauld Daniel. Quest'ultimo in particolare è il principale esponente del cosiddetto ''trobar clus'' (poetare chiuso), uno stile molto elaborato, artificioso e oscuro. Da questo si differenzia il ''trobar leu'' (poetare dolce) di Bernart de Ventadorn, più limpido e aggraziato.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=5-6}}</ref>
[[Image:William IX of Aquitaine.jpg|thumb|left|La prima poesia composta dal ritorno dalla crociata del 1101 di Guglielmo IX d'Aquitania, raffigurato nella miniatura del manoscritto come un cavaliere]]
 
Non è ancora chiaro quali siano le origini della poesia trobadorica, che probabilmente si sviluppò da forme orali molto più antiche. Alcune forme strofiche si ritrovano comunque sia nella poesia religiosa latina sia nella lirica andalusa (in arabo ed ebraico), da cui probabilmente deriva la centralità del tema amoroso.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | p=23}}</ref> Il genere principale della lirica provenzale è la ''canso'', lacanzone d'amore, che nella maggior parte dei casi prevede dalle 5 alle 7 strofe di 6 o 12 versi ciascuna, che possono essere legate oppure no dalla stessa rima.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | pp=26}}</ref> Ci sono poi la sestina (sei versi per strofa in cui tornano in rima sempre le stesse parole), il ''sirventes'' (lungo componimento di argomento politico), il compianto (solitamente per la morte di un personaggio importante), la tenzone (discussione in versi tra due poeti), la pastorella (un cavaliere tenta di spiegare l'amore a una ragazza di campagna), l'alba (lamento dell'amante che al sorgere del sole deve lasciare l'amata), il plazer (elenco di cose piacevoli) e l'enueg (elenco di cose noiose).
La lirica provenzale è una produzione destinata alla trasmissione orale e a essere accompagnata da musica. Solo dal XIII secolo le poesie trobadoriche vengono raccolte in forma scritta nei canzonieri, che contengono anche la biografia romanzata dell'autore (''vidas'') e commenti di carattere stilistico e retorico (''razos''). Di tutta la produzione provenzale ci sono giunti 2542 componimenti, e conosciamo i nomi di 460 autori. Secondo la tradizione il primo trovatore fu il duca Guglielmo IX di Aquitania, un signore feudale i cui possedimenti si estendevano dalla Loira ai Pirenei. Appassionato di guerra e amante dei piaceri, compose opere su vari argomenti, a volte lieti e capriccioso a volte più lascivi, oltre a canzoni d'amore in stile cortese. Tra gli altri autori più famosi si ricordano Bertrand de Born, Jaufré Rudel e Arnauld Daniel. Quest'ultimo in particolare è il principale esponente del cosiddetto ''trobar clus'' (poetare chiuso), uno stile molto elaborato, artificioso e oscuro. Da questo si differenzia il ''trobar leu'' (poetare dolce) di Bernart de Ventadorn, più limpido e aggraziato.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=5-6}}</ref>
 
La civiltà cortese della Provenza tramonta all'inizio del XIII secolo in seguito alla crociata contro gli Albigesi indetta da papa Innocenzo III. Le corti feudali passano così sotto il controllo della corona francese, mentre la lingua d'oc perde progressivamente la propria importanza letteraria, riducendosi a dialetto conquando l'affermazione delil francese come(evolutosi dalla lingua d'oïl) diventa lingua nazionale. Contemporaneamente, nel nord si sviluppa una lirica in lingua d'oiloïl affine a quella provenzale, grazie all'apporto deiai '''trovieri''' (''trouvaires''), mentre i trovatori si spargono in varie località, sia al nord sia in Italia e Spagna. Sorgono così vari imitatori: all'inizio del Duecento nell'Italia settentrionale molti autori scrivono componimenti secondo lo stile della Provenza, utilizzando la lingua d'oc, considerata lingua letteraria per eccellenza. L'influenza di questo modello sarà presente anche in componimenti in volgare italiano a partire dalla [[../La lirica siciliana|scuola siciliana]], e persisterà fino a [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] e ai [[../La crisi del XIV secolo|rimatori del Trecento]].<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | ppp=5-7}}</ref>
Dal punto di vista metrico, il genere principale è la canzone d'amore, che presenta un complesso sistema metrico. Ci sono poi la sestina (sei versi per strofa in cui tornano in rima sempre le stesse parole), il sirventese (lungo componimento di argomento politico), il compianto (solitamente per la morte di un personaggio importante), la tenzone (discussione in versi tra due poeti), la pastorella (un cavaliere tenta di spiegare l'amore a una ragazza di campagna), l'alba (lamento dell'amante che al sorgere del sole deve lasciare l'amata), il plazer (elenco di cose piacevoli) e l'enueg (elenco di cose noiose).<ref name="Baldi6" />
 
La civiltà cortese della Provenza tramonta all'inizio del XIII secolo in seguito alla crociata contro gli Albigesi indetta da papa Innocenzo III. Le corti feudali passano così sotto il controllo della corona francese, mentre la lingua d'oc perde progressivamente la propria importanza letteraria, riducendosi a dialetto con l'affermazione del francese come lingua nazionale. Contemporaneamente, nel nord si sviluppa una lirica in lingua d'oil affine a quella provenzale, grazie all'apporto dei '''trovieri''' (''trouvaires''), mentre i trovatori si spargono in varie località, sia al nord sia in Italia e Spagna. Sorgono così vari imitatori: all'inizio del Duecento nell'Italia settentrionale molti autori scrivono componimenti secondo lo stile della Provenza, utilizzando la lingua d'oc, considerata lingua letteraria per eccellenza. L'influenza di questo modello sarà presente anche in componimenti in volgare italiano a partire dalla [[../La lirica siciliana|scuola siciliana]], e persisterà fino a [[../Francesco Petrarca|Petrarca]] e ai [[../La crisi del XIV secolo|rimatori del Trecento]].<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=7}}</ref>
 
=== Altri generi ===
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{{vedi pedia|Comune medievale}}
[[File:Barbarossa.jpg|thumb|Federico Barbarossa ritratto in una miniatura di un manoscritto del 1188, Biblioteca Vaticana]]
Con un secolo di ritardo rispetto alla Francia, la letteratura in volgare italiano siprende affermapiede alla fine del Duecento. Il contesto è però diverso: tramontato il sistema feudale, la vita associata ha come centro la città, in cui il cittadino ha una forte partecipazione politica e vige un'economia di scambio. Anche laddove esistono ancora le corti, come per esempio quella di Federico II, il sovrano mira a costituire uno Stato centralizzato, limitando i poteri dei feudatari. La letteratura in volgare italiano che nasce in questi secoli risentirà dell'influenza dei modelli in lingua d'oc e d'oiloïl, così come della letteratura greca, latina e mediolatina.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=27}}</ref>
 
Tra il XII e il XIV secolo l'Italia è suddivisa in due realtà. Al centro-nord si era formata, già dall'XI secolo, una rete di città politicamente autonome rette da ordinamenti repubblicani, i '''Comuni'''. Al sud invece si succedono varie monarchie: dapprima i normanni, poi gli Svevi e infine la dinastia angioina (insediatasi a Napoli nel 1266) e quella degli aragonesi (che dominano la Sicilia dopo la guerra dei Vespri, a partire dal 1283). Nell'Italia centrale si consolida poi lo Stato della Chiesa. Mentre al nord si sviluppa una vivace vita civile, al sud persiste ancora il feudalesimo. Tuttavia, a causa del fenomeno del particolarismo municipale, i diversi Comuni sono contrapposti gli uni agli altri. L'autorità di imperatore e papa viene sempre più svuotata di valore reale, mentre il tentativo di Federico Barbarossa di conquistare le città del nord fallisce contro la resistenza di queste, che riunite nella lega lombarda trionferanno alla battaglia di Legnano del 1176.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=28}}</ref> La crisi del potere imperiale favorisce quindi il rafforzamento dell'autonomia dei Comuni.
 
All'inizio del Duecento la Chiesa fronteggia l'avanzata di Federico II, che capeggia il partito ghibellino. Alla morte dell'imperatore, il papa Bonifacio VIII cerca di rafforzare il proprio potere nell'Italia centrale, intervenendo nelle lotte a Firenze tra la fazione dei Bianchi e quella dei Neri. Dopo un conflitto con la monarchia francese, la Chiesa conosce però un periodo di crisi e decadenza, concretizzatasi nello spostamento della sede papale da Roma ad Avignone tra il 1309 e il 1377. Intanto sul fronte interno i papi devono affrontare i tanti movimenti spirituali nati dal basso che promuovono un rinnovamento della vita ecclesiastica. Alcuni di questi sono definiti eretici e strenuamente combattuti, come avviene per i catari di Tolosa e Albi (da cui il nome di Albigesi), contro i quali Innocenzo III indice una crociata (1209). Allo stesso tempo, si assiste alla nascita degli ordini mendicanti, quello dei francescani e quello dei domenicani, che avranno grande importanza nel rinnovamento della Chiesa.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | ppp=27-29}}</ref>
 
== Le prime testimonianze in volgare italiano ==
[[File:Indovinello veronese.jpg|thumb|200px|Manoscritto con l'Indovinello veronese, Biblioteca Capitolare di Verona]]
Le prime testimonianze scritte in volgare italiano sono documenti di carattere non letterario, spesso legati a un ambiente culturale più elevato rispetto al comune. Il più antico documento è l<nowiki>'</nowiki>''Indovinello veronese'', indovinello scritto da un chierico-copista di uno ''scriptorium'' veronese in un documento risalente all'VIII secolo. La versione oggi più accreditata è la seguente:
 
{{quote|Se pareba boves, alba pratalia araba,<br/>albo versorio teneba, et negro semen seminaba.}}
 
Secondo l'interpretazione più diffusa, l'indovinello parla di uno scrittore (''scriptor''), paragonando la penna a un aratro bianco (''albo versorio'') che viene spinto per seminare segni neri (''negro semen seminaba''), cioè le lettere, su un campo bianco (''alba pratalia'').<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=32}}</ref>

Il primo vero documento ufficiale in volgare italianoitalico è però il ''placito capuano'', una formuladichiarazione diresa giuramentoda un testimone analfabeta e inserita in un testo notarile del 960, scritto in latino, con cui il giudice di Capua, Arechisi, riconosce all'abbazia di Montecassino il diritto di proprietà di alcune terre:<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=33 }}</ref>
 
{{quote|Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parti Sancti Benedicti (So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent'anni l'abbazia di San Benedetto).}}
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== Aree di sviluppo della letteratura italiana ==
I primi testi letterari in volgare risalgono alla fine del XII secolo e quasi tutti provengono dall'Italia centrale (Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, con esclusione della Toscana). Si tratta perlopiù di componimenti destinati alla recitazione, con fine ludico-religioso: il metodo più efficace, deiper i chierici dell'epoca, per diffondere la dottrina e la morale cristiana fra il popolo. Confermano la rilevanza letteraria dell'Italia centrale anche i due componimenti poetici, il ''Cantico di frate Sole'' di san Francesco d'Assisi e ''Quando eu stava in le tu' cathene'' di mano anonima.
 
In generale, la letteratura italiana della prima metà del Duecento si sviluppa secondo tre filoni. Come scrive Dionisotti:<ref>{{cita libro | autore=Carlo Dionisotti | titolo=Geografia e storia della letteratura italiana | città=Torino | editore=Einaudi | anno=1999 | p=35 }}</ref>
 
{{quote|nella prima metà del Duecento una nuova poesia corre dalla Sicilia lungo la fascia tirrenica un flusso di nuova poesia che invade e dilaga in Toscana, supera d'impeto l'Appennino pistoiese e si ingrossa ma si arresta anche a Bologna. Estranea resta in gran parte tutta la fascia adriatica, e qui, fra Abruzzi e Marche, facendo centro nell'Umbria francescana, fiorisce una tutt'altra poesia e letteratura. Finalmente una terza zona a sua volta indipendente dalla prime due si disegna a nord della dorsale appenninica e del Po.}}
 
In questi primi secoli la penisola italiana si trova quindi in una situazione di polivalenza linguistica. Gli storici della letteratura hanno ormai accantonato l'idea, di ascendenza romantica, secondo cui vi sarebbe stato un rapporto strettastretto tra lingua parlata e lingua letteraria. Si tratta piuttosto di un panorama letterario molto spezzato, in cui continuano a essere utilizzate come lingue di poesia anche il provenzale (soprattutto a nord dell'Appennino) e la lingua d'oiloïl (si pensi al ''Tresor'' del fiorentino [[../Brunetto Latini|Brunetto Latini]]).<ref>{{cita libro | autore=Carlo Dionisotti | titolo=Geografia e storia della letteratura italiana | città=Torino | editore=Einaudi | anno=1999 | pp=37-38 }}</ref>
 
== Note ==