La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/"Mishneh Torah" come parabola: differenze tra le versioni

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==Argento e oro==
[[File:Signature of Maimonides from Misneh Torah Wellcome M0004209.jpg|300px|left|Pagina della "Mishneh Torah" con firma autografa di Maimonide]] Potrebbe sembrare, un po' come ha sostenuto [[:en:w:Haym Soloveitchik|Haym Soloveitchik]], che proprio la complessità della ''Mishneh Torah'' sia la sua rovina. Ma diamoci una calmata. La ''Mishneh Torah'' non pare affatto fuori moda, superata; innanzi tutto sembra che ci parli ancora vividamente a livello narrativo, ede quindi è necessario cercare di analizzare come ciò avvenga anche a livello formale.
 
Lenn Goodman ha affrontato la questione del valore duraturo del quadro del mondo maimonideo per la filosofia.<ref>Vedi Goodman, "Maimonidean Naturalism".</ref> La discussione qui sarà dal punto di vista letterario; la questione è se la ''Mishneh Torah'' sopravviva come un'opera d'arte "non di un'epoca, ma di sempre".<ref>"Non è stato di un'epoca, ma di sempre" ([[w:Ben Jonson|Ben Jonson]], ''To the Memory of My Beloved Master William Shakespeare and What He Hath Left Us'').</ref> o se l'obsolescenza della sua scienza renda la sua struttura solo una curiosità antiquata.
 
Prima di tutto, dobbiamo essere precisi su quello che ci sembra strano della cosmologia di Maimonide. Il quadro medievale della Terra al centro del sistema delle sfere è a volte frainteso, come se gli esseri umani si fossero presuntuosamente messi al centro dell'universo conosciuto e ne fossero gli interpreti principali, finché sono stati disillusi e umiliati da Copernico. Semmai è vero il contrario. Per la mente medievale non era il centro ma la circonferenza dell'universo, e ancor di più quello che stava al di là della circonferenza, che era la massima gloria. Come diceva [[w:C. S. Lewis|C. S. Lewis]], "Il Modello Medievale è, se possiamo usare la parola, antropoperiferico. Noi siamo creature del Margine."<ref>Lewis, ''The Discarded Image'', 58.</ref> Le persone credevano che le sfere e le stelle lontane sopra di loro non fossero solo cose fisiche, ma possedessero anche intelligenza e sentimenti. Era assurdo immaginare che tale maestà potesse esistere solo per amore di semplici esseri umani, come afferma Maimonide stesso.<ref>Si veda [[La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Emanazione#Emanazione secondo Maimonide|Cap. 3, "Emanazione secondo Maimonide"]].</ref> Con la nuova scienza alla fine abbiamo scartato il nostro senso di inferiorità verso i cieli. In questo rispetto, la "[[w:Sistema eliocentrico|Rivoluzione copernichiana]]", una volte completata, ha veramente provocato un cambiamento fondamentale nell'autoimmagine di quella parte di umanità che aveva accettato il [[w:Sistema geocentrico|sistema tolemaico]]; l'idea di alto e basso non tiene più. Allo stesso tempo, questa caratteristica rende "il Modello" almeno superficialmente simile ad una veduta moderna non-teleologica del mondo fifico. Maimonide è molto chiaro su questo: "Non si deve credere che tutti gli esseri esistano per amore dell'esistenza dell'uomo. Al contrario, anche tutti gli altri esseri sono stati concepiti per se stessi e non per amore di qualcosa d'altro."<ref>''Guida'' iii.13 (p. 452).Nell'introduzione al ''Commentario alla Mishnah'', Maimonide afferma che le cose sotto la Luna (ma non quelle al suo disopra) esistono per amor dell'uomo, ma sembra aver cambiato idea, poiché in ''Guida'' iii.13 arriva ad ammetere soltanto che le piante potrebbero essere state create per nutrire gli animali. In tale rispetto, c'è una tensione tra il modello aristotelico/neoplatonico ed un punto di vista religioso. Per i cristiani, scrive Lewis, "penso ci sia rimasta in tutto il medioevo una discordia irrisolta tra quegli elementi della loro religione che tendevano verso una interpretazione antropocentrica e quelli del Modello che concepivano l'uomo come marginale — come vedremo, quasi una creatura suburbana" (''The Discarded Imge'', 51). In ''Guida'' iii.13 Maimonide offre spiegazioni per quei versetti biblici che sembrano contraddire la sua posizione.</ref>
 
Maimonide stesso non considerava la sua scienza necessariamente tutta di fatto vera. Somiglia ad una "storia probabile" platonica.<ref>Anche Goodman fa un paragone con Platone ("Maimonidean Naturalism", 182).</ref> Era impegnato nel resoconto aristotelico del mondo sublunare, ma per quanto riguardava le cose al di sopra della Luna, Maimonide era ben consapevole della discrepanza tra teoria e osservazione.<ref>Come già notato, ''Guida'' iii.24 (pp. 322-7), con la sua "vera perplessità", è l'espressione principale di ciò.</ref> Abbiamo sostenuto nel Capitolo 2 che il sistema delle sfere esposto in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 3:1, su cui si basa la struttura della ''Mishneh Torah'', è schematico e non inteso come quadro della realtà.<ref>Tale non era solo l'opinione di Maimonide: "Al livello più alto, il Modello era riconosciuto come provvisorio" (Lewis, ''The Discarded Image'', 16).</ref> Né, dall'altra parte dell'equazione, Maimonide era saldato ad una struttura fissa dei comandamenti; come abbiamo visto, la forma in cui li impostò dipendeva dal genere letterario in cui stava scrivendo. Rifiutare il suo concetto dei comandamenti, come riflesso nella forma della ''Mishneh Torah'', perché la sua scienza è sorpassata tradisce qualcosa di quella mentalità letterale che egli passò la sua vita a combattere.<ref>Ciò deve essere contrapposto alla corrispondenza saldata più rigidamente tra la Torah e la scienza medievale di Gersonide, che veramente rese obsoleto il suo sistema man mano che la scienza progrediva. Si veda Kellner, ''Torah in the Observatory'', 17.</ref> Lo stato della sua cosmologia presentato nella ''Mishneh Torah'' sta tra realtà e metafora. Anche se la forma microcosmica di tale opera non può essere subito convincente come lo poteva essere per qualcuno la cui immaginazione era dominata dal "Modello", e la "storia probabile" sembri ora molto meno probabile, cionondimeno è possibile sospendere l'incredulità e appassionarsi al tutto. Ritorniamo alla nozione di parabola.
 
Ma quale sorta di parabola? Dopo essere emersi da un impegno immaginativo ed emotivo con la ''Mishneh Torah'', quando l'incredulità si riafferma, cosa ci ritroviamo in mano, se possiamo metterla così crudamente? Ciò che è in ballo, dopo tutto, non è la fede poetica, ma la fede.
 
Non è possibile essere categorici su questo, ma possiamo fare alcune proposte con l'aiuto della discussione di Maimonide in merito agli strati di significato nella parabole:
{{q|...<ref>''Guida'' i, Introduzione (pp. 11-12)</ref>}}
 
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