La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/"Mishneh Torah" come parabola: differenze tra le versioni

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La ''Mishneh Torah'' incorpora tutto quello che il sogno di Giacobbe significa per la ''Guida''. I primi dieci libri rappresentano tutto quello che esiste tra la Terra e la sfera più esterna, che riflette l'aspetto statico dell'interpretazione della scala in ''Guida'' i.15.<ref>Come discusso nel Capitolo 2, il modo in cui vengono contate le sfere è flessibile, e quindi le quattro sfere (corrispondenti ai quattro pioli della scala di Giacobbe) della ''Guida'' possono essere le nove sfere più l'intelletto agente della ''Mishneh Torah''.</ref> L'ordinamento gerarchico di quei libri, impostati secondo i concetti neoplatonici di emanazione e ritorno, riflettono l'aspetto dinamico dell'interpretazione di Maimonide, l'ascesa e discesa del profeta. La forma complessiva dei quattordici libri dell'opera suggerisce l'effetto dei moti circolari delle sfere sui movimenti lineari degli elementi della materia, che la scala intende rappresentare in ''Guida'' ii.10. A questo, come discusso nel Capitolo 5, la ''Mishneh Torah'' aggiunge la dimensione del tempo, segnalata in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:3, dove gli angeli sulla scala di Giacobbe sono i quattro imperi, un'interpretazione che si combina con i significati cosmologici e psicologici del sogno a dare una visione della perfezione graduale della società finché raggiunge una condizione in cui è capace di ricevere la forma messianica.
 
Ciò sembra rendere la ''Mishneh Torah'' una parabola del tipo complesso, organico e compatto.<ref>Il termine "organico" è usato nella consapevolezza del peso metafisico che contiene come termine critico. Vedi Benziger, "Organic Unity". Benziger sottolinea la dipendenza dell'idea di unità organica nell'arte sull'idea di creazione artistica "nell'immagine dell'opera d'arte divina" ("Organic Unity", 37). Ciò in parte deriva dall'idea dell'arte come ''imitatio Dei'' nella tradizione critica neoplatonica, su cui suggerisco che Maimonide si basi e che riporta a Platone e Aristotele. Non è forse una coincidenza quindi che sia il sogno di Giacobbe, esempio del tipo di parabola intrisa di unità organica, che successivamente nella ''Guida'' viene a rappresentare il funzionamento del cosmo.</ref> D'altra parte, non ogni parola, e non ogni particolare di ogni comandamento, è di importanza trascendentale, cosicché appare anche avere caratteristiche di una parabola del tipo più semplice, in cui i dettagli contribuiscono all'effetto generale ma non sono significativi separatamente.
 
È possibie essere qui assistiti dalla critica di Mordechai Z. Cohen relativa alla metodologia di Sara Klein-Braslavy che attribuisce importanza alle parole individuali del sogno di Giacobbe sulla base della lessicografia di Maimonide, piuttosto che alle componenti del sogno. Cohen scrive:
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{{q|Invece di una divisione lessicale, [Maimonide] divide la visione stessda in scene distinte, ciascuna delle quali rappresenta un altro elemento nel ''batin'' [significato nascosto]. Ciò non implica una reinterpretazione semantica; il linguaggio ritiene il suo normale senso letterale e trasmette quello che Giacobbe vide veramente nel suo sogno, che Maimonide non nega né cancella. Possiamo quindi concludere che nel primo tipo di ''mashal'' [parabola] ogni particolare dello ''zahir'' [significato esterno] – non ogni parola – ha un significato più profondo.<ref>M.Z. Cohen, ''Three Approaches to Biblical Metaphor'', 133. A proposito del trattamento della ''Mishneh Torah'' come parabola, effettivamente Cohen considera i paralleli tra gli approcci di Maimonide alla parabole e agli ''ta`amei hamitsvot'' — vedi ibid. 184-6. Vedi anche Twersky, ''Introduction to the Code'', 397-400.</ref>}}
Parimenti, e in aggiunta all'idea dei comandamenti come linguaggio, Maimonide nella ''Mishneh Torah'' li lascia in quello che potrebbe essere definito il loro senso letterale, in quanto non li investe individualmente di un significato trascendentale o mistico, ma in effetti li ordina in "scene", facendone una questione di giudizio quale livello di dettaglio costituisca una scena. Secondo l'approccio di Cohen, una parabola del tipo della tentarice potrebbe essere chiamata monoscenica, mentre una del tipo di Giacobbe è multiscenica. La ''Mishneh Torah'' si qualifica come parabola del tipo di Giacobbe in quanto tutte le sue componenti si coordinano con l'idea della conoscenza di Dio, ma dobbiamo essere sensibili tanto ai vari tipi di scrittura che contiene quanto ai differenti tipi di scrittura nella Bibbia. Alcune parti sono scritte più intensamente di altre, e alcune sono collegate più direttamente al modello cosmico di altre. Pertanto, mentre la ''Mishneh Torah'' è multiscenica, nel complesso, mentre discendiamo dal ''Libro della Conoscenza'', le scene si espandono e i particolari diventano meno significativi. Abbiamo riscontrato che lo stesso ''Libro della Conoscenza'' potrebbe essere visto come corrispondesse alla sfera diurna disinformata, e che il ''Libro dell'Amore'' potrebbe essere paragonato alla sfera delle stelle fisse, ma che da lì in poi non c'è corrispondenza isomorfica tra libri e sfere particolari. Quando arriviamo al rituale del Tempio, ci viene presentato qualcosa di simile al tipo di parabola della tentatrice; significativa nel suo insieme, ma non necessariamente così in tutte le sue parti componenti.
 
==Accorgimenti letterari==