La dimensione artistica e cosmologica della Mishneh Torah/Da teoria a storia: differenze tra le versioni

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La sensazione è che, sì, ci siano. Ma da sensazione passiamo a sostanza: la profezia, abbiamo visto, deriva da "una conoscenza onnicomprensiva della natura", come la mette Kreisel. Ciò trova espressione, nella ''Mishneh Torah'', nella fase finale del progresso del profeta come descritto in "Leggi delle Fondamenta della Torah", 7:1, quando egli "guarda la saggezza del Santo, che sia benedetto, nella sua [= la saggezza] interezza, dalla prima forma al globo terrestre, e riconosce da questi la Sua grandezza — immediatamente, lo spirito santo (''ruaḥ hakodesh'') riposa su di lui".
 
La frase chiave per i nostri fini è "nella sua interezza" (''kula'' in ebraico), riferita alla saggezza di Dio. Prendendo spunto da questa frase e tenendo in mente quello che abbiamo imparato riguardo alla profezia nella ''Guida'', possiamo interpretare il pensiero alla base di questo passo nel modo seguente. L'universo è più grande della somma delle sue parti. Quale prodotto dell'atto creativo di Dio, è una manifestazione completa della Sua saggezza. Il punto della creazione, dice Maimonide nella ''Guida'', è "il portare in essere tutto ciò la cui esistenza sia possibile, essendo l'esistenza senza dubbio buona".<ref>''Guida'' iii.25 (p. 506).</ref> Dio non si ferma, non si limita. Quando guardiamo l'universo, non vediamo ciò che capita di esistere, ma tutto quello che può esistere, tutto ciò che la saggezza di Dio può ideare.<ref>Su Maimonide ed il "[[:en:w:Principle of plenitude|Principle of plenitude]]" si veda Leaman, ''Moses Maimonides'', 178; Manekin, "Problems of Plenitude". Sul principio del pensiero neoplatonico in generale, si veda Wallis, ''Neoplatonism'', 69.</ref> Stiamo guardando, per così dire, il riflesso di Dio, tutto quel divino che l'essere umano è in grado di apprendere. Se comprendiamo una parte dell'universo, vediamo la saggezza di Dio all'opera, e quindi la nostra conoscenza aumenta; ma se se comprendiamo tutto, vediamo la saggezza stessa di Dio, e ciò ci pone in un ordine di conoscenza completamente diverso, o almeno in uno stato in cui siamo capaci di un ordine differente di conoscenza.<ref>Tuttavia, la conoscenza non può mai essere veramente completa; il potenziale profeta è limitato a conoscenza ottenuta dall'osservazione dell'artificio, e non può mai penetrare la mente dell'artificiere — vedi ''Guida'' iii.21 (pp. 484-5). Vedi anche ''Guida'' iii.8 (p. 432) sul grado massimo degli esseri umani, che "riflettono solo sulla rappresentazione mentale di un intelligibile, sulla comprensione di una vera opinione in merito al tutto, e sull'unione con l'intelletto divino, che lascia traboccare verso di loro quello che esiste tramite la forma", ed il commento di Kreisel: "«Unione» o «congiunzione»in questo passo non si riferisce al punto in cui uno ottiene una «rappresentazione mentale di un intelligibile». Si riferisce al risultato finale del processo di ottenere ''tutti'' gli intelligibili, o «una vera opinione in merito a tutto»" (''Maimonides' Political Thought'', 145). Da notare che questo lasciar indietro le asserzioni materiali del corpo per identificarsi con l'universo nel suo insieme è la realizzazione dell'ideale neoplatonico. Vedi Wallis, ''Neoplatonismo'', 77.</ref> Questo ordine di conoscenza è chiamato ''ruaḥ hakodesh'', lo stato trasformato in cui il potenziale profeta è in comunione con gli angeli inferiori, gli ''ishim'' (noti anche come intelletto agente) ed è pronto a ricevere il dono profetico.
 
Una conoscenza integrale, pertanto, dà origine a ''ruaḥ hakodesh''. Ora, la completezza è una caratteristica riconosciuta del contenuto della ''Mishneh Torah''. Nella sua introduzione all'opera, Maimonide stesso sottolinea la sua trattazione completa dell'halakhah:
{{q|In base a questo, io, Maimonide, figlio di Maimon lo Sefardita, mi sono applicato e, affidandomi all'aiuto di Dio, che Egli sia benedetto, ho studiato attentamente tutte queste opere, con l'intento di metterne insieme i risultati ottenuti in merito a ciò che è proibito o permesso, puro o impuro, e le altre regole della Torah – tutto in un linguaggio semplice e stile conciso, affinché così l'intera Torah Orale potesse venir conosciuta sistematicamente a tutti, senza citare difficoltà e soluzioni o differenze di vedute, una persona che dice una cosa ed un'altra che ne dice una diversa – ma che consiste di affermazioni, chiare e convincenti, e secondo le conclusioni prese da tutte queste compilazioni e commentari che son o apparsi dal tempo di Mosè al presente, cosicché tutte le regole fossero accessibili a giovani e vecchi... cosicché nessun'altra opera fosse necessaria per conoscere qualsiasi legge di Israele, ma che questa opera potesse servire come compendio di tutta la Legge Orale... Pertanto, ho intitolato questa opera ''Mishneh Torah'' (Ripetizione della Legge), per il motivo che una persona che prima legge la Legge Scritta e poi questa compilazione, saprà da quest'ultima l'intera Legge Orale, senza aver bisogno nel frattempo di consultare altri libri.}}
Citiamo questo passo per intero onde poter far risaltare i tre modi in cui Maimonide afferma che la ''Mishneh Torah'' è onnicomprensiva: dice che usa tutte le fonti della legge; che include tutte le leggi; che è accessibile a tutti — il che forse non è completezza, ma comunque comprensibilità universale.<ref>Quanto Maimonide sia riuscito ad adempiere a tale programma è un'altra faccenda. In realtà la ''Mishneh Torah'' non consiste interamente di affermazioni lapidarie sulla legge. A volte cita opinioni divergenti, specialmente quando Maimonide si preoccupa di contestare una sentenza dei ''ge`onim'' e una volta famosamente quando invalida una sentenza di suo padre ("Leggi della Macellazione", 11:10). Ogni tanto viene fornito il ragionamento alla base di una ''halakhah'' (per es. in "Leggi dell'Ingresso al Santuario", 2:7). Quanto alla comprensibilità, ci sono parti della ''Mishneh Torah'' in cui Maimonide importa brani interi di Mishnah praticamente inediti (per es. in "Leggi del Sabbath") con tutti gli svantaggi originali di laconicità estrema e vocabolario oscuro, e senza fermarsi necessariamente a distillare principi generali da elenchi di casistica (sebbene tali elenchi siano organizzati con logica caratteristica e metodo). È difficile capire tali passi senza l'aiuto di un commentatore esperto di Talmud, il che significa che la ''Mishneh Torah'' non rende il Talmud del tutto dispensabile. L'attenzione a casi particolari piuttosto che a principi giuridici fu una delle ragioni per cui Crescas contestò la sua pretesa che fosse l'archivio finale della legge — si veda W.Z. Harvey, ''Rabbi Hisdai Crescas'', 42; Ackerman, "Hasdai Crescas on the Philosophic Foundation of Codification". Ackerman dimostra come il programma di Crescas (mai completato) per un codice giuridico ebraico fosse un tutt'uno con la sua filosofia, conclusione simile alla presente argomentazione sul progetto di Maimonide riguardo alla ''Mishneh Torah''.</ref> Ai nostri fini, la più importante di queste affermazioni è la seconda.
 
==Riassunto==